Casse di espansione: 'In Emilia Romagna ancora 14 quelle non funzionanti'

Il Presidente del gruppo Forza Italia in Regione Pietro Vignali traccia il punto sulle opere esistenti, funzionanti, da adeguare, e mai realizzate. Nero su bianco i ritardi della Regione. Quindici anni di media il tempo tra l’avvio della progettazione e il termine dell’opera
Progettata nell’anno 2000, è stata realizzata solo in parte con lavori terminati nel 2019. Doveva essere completata nel 2021 ma mancherebbero le risorse necessarie. Proprio il territorio metropolitano del capoluogo di Regione è una delle aree più in difficoltà perché, oltre a quella appena menzionata, vi andrebbero urgentemente realizzate altre sei opere di cui ho chiesto specifiche informazioni nell’ultima interrogazione che ho rivolto alla Giunta regionale: completamento della cassa di espansione delle piene in località Budrie - San Giovanni in Persiceto (BO), completamento della funzionalità idraulica per la cassa di espansione del torrente Navile a Bentivoglio (BO), completamento della cassa di laminazione per le piene del torrente Lavino in località Rivabella, realizzazione dell’area di espansione e miglioramento dell'officiosità del torrente Ghironda a Ponte Ronca (Zola Predosa), casse espansione del torrente Idice, cassa di espansione del Santerno a Imola.
Le casse sul Samoggia, sul canale Navile e a Boncovento, sempre sul Reno, sono solo parzialmente funzionanti perchè mancano stralci funzionali fondamentali per mettere effettivamente a regime le opere. Ovviamente preoccupa anche la Romagna perché ancora sono troppo pochi i progetti e i pochi lavori fatti, come ad esempio sul Savio, dovrebbero essere messi a sistema in modo diverso. Le casse di espansione pienamente attive sono 11 tenendo conto anche dei tre micro-impianti su Recchio, Urso e rio Lora. Tra queste ci sono anche le infrastrutture progettate negli anni ’80 (ad esempio quelle su Parma, Enza, Crostolo e Secchia) e oggi considerate insufficienti. I lavori per il potenziamento della Cassa di espansione sul fiume Secchia, al confine tra i comuni di Modena a Rubiera, iniziati soltanto lo scorso anno con l'abbattimento del bosco nel bacino in linea per consentire il prelievo dei sedimenti necessari per l'innalzamento delle arginature, e stando alla fotografia che emerge dalla documentazione del consigliere Vignali, scontano circa 10 anni rispetto alla loro progettazione.
Rimanendo in territorio modenese, la cassa di espansione sul Panaro è inserita tra quella funzionanti anche se priva di collaudo e soggetta ancora oggi a lavori di adeguamento, soprattutto conseguenti alla prima delle tre prove di invaso di cui si compone la procedura di collaudo. Nella foto, il fronte a valle della diga della cassa di espansione del fiume Panaro
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