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Covid, ospedali al collasso: 30 ricoveri al giorno a Modena

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352 ricoveri negli ospedali modenesi, 79 in terapia intensiva. La Variante inglese è maggioritaria (49 campioni su 62 raccolti in terapia intensiva)


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A seguito del significativo aumento di nuovi positivi in provincia si è registrato un aumento significativo di pazienti ricoverati, che stamattina erano 352. Di questi, 273 sono in degenza ordinaria, di cui 174 al Policlinico e 99 a Baggiovara. I ricoveri tra Terapia Intensiva e Semi Intensiva sono invece 79, di cui 45 al Policlinico e 34 a Baggiovara.

Ad oggi per rispondere alle esigenze di ricovero di pazienti internistici Covid e No Covid sono stati riconvertiti 150 posti letto chirurgici in area medica. Sono stati aggiunti 41 posti letto nuovi dell’area medica e 66 posti letto di area intensiva. I posti letto in carico all’area medica sono quindi passati dai 290 circa attivi prima dell’emergenza agli attuali 480. Per quanto attiene alla Terapia intensiva, dai 36 posti attivi sui due stabilimenti pre-Covid ai 102 che sono in questo momento funzionanti.


Solo nell’ultima settimana sono stati ricoverati 212 pazienti positivi, con una media di 30 ingressi giornalieri sui due ospedali (1 paziente ogni 50 minuti sulle 24 ore).
Si rende quindi necessario prolungare la sospensione dei ricoveri programmati in area internistica e chirurgica, garantendo la gestione delle emergenze-urgenze. Utile in questa fase anche il ruolo delle strutture private accreditate, che stanno supportando su parte dell’attività non differibile.

Varianti circolanti sul territorio provinciale

Ad oggi, in base alle indicazioni regionali sullo screening con test REAL TIME PCR per la ricerca di varianti su pazienti positivi al Covid ricoverati in terapia intensiva, sono stati valutati 62 tamponi positivi tra i pazienti ricoverati nelle terapie intensive del Policlinico, Baggiovara e Ospedale di Carpi. Tra questi, 49 tamponi hanno presentato mutazioni del virus compatibili con variante inglese, 9 compatibili con variante brasiliana, 1 con variante nigeriana e 3 senza mutazioni ascrivibili alle suddette varianti.



Il programma di monitoraggio a livello regionale sulla diffusione varianti che per il mese di febbraio ha fornito i risultati di sequenziamento genomico di 41 campioni (24 corrispondenti a variante inglese, 5 a variante brasiliana, 1 a variante nigeriana e 11 senza mutazioni caratteristiche di queste varianti) prosegue anche per il mese di marzo, infatti sono già stati inviati al laboratorio di riferimento regionale (IZSLER di Parma) 16 tamponi per i quali siamo ancora in attesa dei risultati. Il programma per marzo prevede un invio settimanale di campioni.

Il direttore Medicina interna d'urgenza di Baggiovara

'Rispetto alla prima ondata, siamo riusciti a costruire percorsi con i Medici di Medicina Generale e con le USCA, le unità di continuità assistenziale dell’Azienda USL, che consente al sistema di seguire i pazienti a domicilio. Oggi, a fronte di circa 600 pazienti ricoverati negli ospedali della Provincia, abbiamo 1500 pazienti sintomatici seguiti a domicilio dalle USCA - afferma Giovanni Pinelli, direttore della Medicina interna d'urgenza di Baggiovara -. Proprio su questi pazienti, le USCA, grazie anche alla possibilità di tele-consulto con lo specialista ospedaliero, valutano le azioni terapeutiche più appropriate; questo meccanismo ci ha consentito, rispetto alla prima ondata, di ricoverare i pazienti al momento più opportuno. Rispetto ai ricoveri in AOU di Modena (Policlinico e Ospedale Civile) la media giornaliera di queste settimane è circa 25-30, ma abbiamo visto picchi di 35-40. Per gestire questa mole di ricoveri, l’Azienda ha dovuto effettuare una serie di riconversioni a geometri variabile, che ci hanno consentito sino ad ora di reggere l’urto. Esiste, però, un limite a queste riconversioni, perché i nostri ospedali gestiscono anche altre patologie tempo dipendenti e non differibili, che non possono essere interrotte. L’età media del paziente positivo è scesa ormai a 44 anni, quella dei pazienti ricoverati a 65 anni; vediamo, però, anche 40-50enni con quadri clinici complessi, in casi rari anche senza fattori di rischio pregressi. Se il quadro clinico dei pazienti in terapia intensiva è sovrapponibile a quello delle precedenti fasi pandemiche, è la gravità media di chi viene ricoverato che è più elevata. Questo comporta la necessità di trasformare più letti internistici in letti a carattere semi-intensivo, dove è possibile effettuare ventilazione non-invasiva. Nel complesso, possiamo dire che abbiamo più armi contro questa malattia, sappiamo come trattarla ma essa non ci dà tregua. Il tema delle varianti è ancora tutto da studiare, la loro maggiore contagiosità però sembra innegabile e sta contribuendo in modo significativo all’aumento dei contagi. Rispetto al lockdown totale di marzo aprile 2020, le chiusure sono parziali. Al momento non abbiamo visto un calo significativo dei contagi, vedremo probabilmente i primi risultati a fine mese. Colgo l’occasione per un grande ringraziamento agli operatori che lavorano nei nostri ospedali: la tenuta sia caratteriale, sia fisica, sia emotiva non è semplice né scontata in una situazione così complessa e prolungata. Sono stupito positivamente di come il sistema tenga, nonostante i momenti di scoramento e stanchezza, che impatta anche sulla vita famigliare. Ci auguriamo di cominciare a respirare presto, per poter dare una risposta ottimale anche ai pazienti non Covid'.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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