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Nei giorni scorsi la mancata risposta dell'Ausl di Modena (della quale rimaniamo in attesa), alle nostre domande sul caso dei vaccini iniettati troppo tardi dopo lo scongelamento a 33 bambini del distretto sanitario di Pavullo. Oggi la risposta dell'Ausl limitata ad un 'Nessun commento, per ora', sul caso del dipendente dell'Azienda Sanitaria di Modena del settore amministrativo, sospeso dal lavoro nell'aprile scorso per non avere completato il ciclo vaccinale, e riammesso alla propria occupazione in virtù di una sentenza del giudice del tribunale di Modena che ha dato torto all'Ausl, annullando di fatto il provvedimento di sospensione. Una riammissione al lavoro che, lo ricordiamo, si lega al presupposto, previsto dalla normativa, che l'obbligo vaccinale del personale sanitario potrebbe non valere come tale nel caso di operatori che pur all'interno dell'azienda sanitaria (pubblica o privata che sia), svolgono mansioni non sanitarie e sostanzialmene non a contatto con i pazienti.
Mansioni, per l'appunto, svolte per lo più all'interno della sede generale dell'Ausl provinciale, in via San Giovanni del Cantone, a cui si riferisce il caso in oggetto, e dove l'Azienda Sanitaria ha inteso comunque applicare l'obbligo della vaccinazione.
Ma la questione e il caso sollevato dalla sentenza del giudice va oltre a San Giovanni del Cantone. Ci sono decine di operatori 'amministrativi' anche a livello ospedaliero, oltreché in strutture sanitarie e sociosanitarie private convenzionate, lasciati a casa dall'oggi al domani, senza stipendio, con comunicazione di sospensione con effetto immediato. Per non essersi sottoposti al trattamento o all'intero ciclo del trattamento sanitario. Tra di loro non solo chi non ha fatto nessuna dose di vaccino ma anche persone che dopo la prima o la seconda dose, non hanno completato, per diversi motivi personali e sanitari, il ciclo vaccinale definito obbligatorio.
Tutti, anche quelli con seconda dose fatta, inviati e catalogati nel 'girone infernale' dei 'No-Vax' ai quali negare il lavoro, la professione, lo stipendio anche dopo anni di onorata carriera e riconoscimenti professionali. Per molti di loro, alla luce della sentenza che, lo ripetiamo, come tale non fa giurisprudenza ma costituisce un precedente importante da considerare se si vogliono evitare o sostenere fiumi di ricorsi e contenziosi, è chiara la possibilità di essere riammessi, in caso di cambio di rotta nell'applicazione della normativa, o di vincere un eventuale ricorso. Ed è proprio per chiarire l'atteggiamento o l'orientamento dell'Azienda, oltre alla dimensione del problema, che già ieri avevamo rivolto domande specifiche all'Azienda stessa, che di seguito riportiamo per trasparenza nei confronti dei lettori, e rispetto alle quali abbiamo ricevuto un lapidario 'Nessun commento, per ora'. In attesa di conoscere i termini e le prospettive di quel 'per ora', queste le domande rivolte all'Ausl, unitamente alla richiesta di un commento da parte del dirigente responsabile del personale dell'Azienda o della Direttrice Generale (foto).
1) Quanti sono gli operatori sanitari sospesi dal lavoro perché inottemperanti all'obbligo vaccinale e quanti di questi di questi 'amministrativi'?
2) quanti ricorsi siano stati presentati contro provvedimenti di sospensione per inottemperanza all'obbligo vaccinale?
3) Si tratta del primo caso o meno di reintegro di lavoratore sospeso in ambito Ausl di Modena?
4) Alla luce del pronunciamento del giudice e del reintegro del lavoratore è intenzione dell'Ausl confermare la linea fino ad ora seguita (ovvero dell'applicazione dell'obbligo agli amministrativi operanti in strutture non comprese nell'elenco dell'art. 8 ter ecc) o modificare, e in quale direzione, l'applicazione stessa?
5) Risulta protocollata una lettera sostenuta da raccolta firme di operatori della sede di via San Giovanni del Cantone contenente giudizi sul ricorso presentato dal dipendente sospeso?
Gianni Galeotti
Redazione Pressa
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