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Le fonderie di via Zarlati chiedono forni accesi fino ad aprile ma il Comune dice no

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L'azienda della Madonnina ha chiesto di derogare allo stop definitivo del 31 gennaio. Il sindaco scrive ad Arpa e Ausl


Le fonderie di via Zarlati chiedono forni accesi fino ad aprile ma il Comune dice no
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A fine mese scade l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) che consente l’attività fusoria delle Fonderie Cooperative di Modena, ma l’azienda di via Zarlati nei giorni scorsi ha comunicato l’intenzione di mantenere in essere queste lavorazioni ancora per qualche mese, fino al 7 aprile, sulla base del decreto legge del 24 dicembre che proroga l’emergenza sanitaria nazionale al 31 marzo. Si tratta di una prospettiva, però, sulla quale l’Amministrazione comunale ha espresso parere contrario.

Con una lettera indirizzata ad Arpae Modena e al Dipartimento sanità pubblica dell’Ausl, infatti, il sindaco Gian Carlo Muzzarelli chiede sia “perentoriamente rispettata la data del 31 gennaio come termine delle attività di fusione”, contesta le argomentazioni dell’azienda e sollecita le autorità competenti a “verificare l’effettiva cessazione dell’attività fusoria e il successivo iter di dismissione, nonché il rispetto degli accordi precedentemente sottoscritti dalle parti”.

Il riferimento è alla nota dell’azienda dello scorso 28 settembre nella quale confermava formalmente la data di cessazione dell’attività fusoria e il contestuale completamento degli ordini ricevuti dai propri clienti. Una scadenza, peraltro, nota da tempo, fin da quando il 27 gennaio 2012 l’Aia venne rilasciata dalla Provincia, e ribadita più volte in questi anni. Una scadenza riportata nell'ormai famoso protocollo per il controllo e la riduzione delle emissioni e sui tempi per giungere alla chiusura dell'attività al 31 gennaio 2022 e sottoscritto a seguito delle numerose pressioni arrivate dal locale Comitato di Respiriamo Aria Pulita che per anni ha denunciato l'impatto sull'intero quartiere Madonnina delle emissioni inquinanti derivanti dalla fusione con forni a carbone.

'Nella sua comunicazione del 14 gennaio - fa sapere il Comune - Fonderie Cooperative spiega che, in base al decreto legge del 24 dicembre che proroga lo stato d’emergenza, tutti gli atti amministrativi di assenso della pubblica amministrazione mantengono la validità per i 90 giorni successivi alla cessazione dello stato di emergenza.

Di fatti, quindi, secondi l’azienda, la validità dell’attuale Aia sarebbe estesa fino al 29 giugno 2022.

Ma Fonderie Cooperative comunica che intende mantenere in essere le attività di fusione “solo” fino al 7 aprile, il giorno del 72° anniversario della fondazione dell’azienda, avviando nel frattempo, da metà marzo, il programma di dismissione.

In questi mesi l’azienda, infatti, completerebbe il piano di fusione dei getti in ghisa per conto dei clienti, avviando poi il “piano di utilizzo di tutte le rimanenze di materiali e sottoprodotti solitamente impiegati nel processo fusorio”. Inoltre, l’azienda si propone, in questo periodo, di “soddisfare tutti gli ordini dei clienti in essere da tempo per non causare fermi produttivi ai loro stabilimenti”; di avviare le attività per il trasferimento del personale nello stabilimento di Cento di Ferrara “dove verranno svolte le operazioni di finitura, controllo fusioni e altre lavorazioni e servizi per conto terzi, consentendo in tal modo la continuità occupazionale a tutti gli occupati” a Modena; di “agevolare il piano di dismissione dei rifiuti, con particolare riferimento a quelli che presentano notevoli difficoltà di conferimento ad aziende autorizzate”, facendo l’esempio del “EER 100908 allo stato fisico polverulento”.

Per il Comune, invece, la cessazione delle attività di fusione alla scadenza dell’Aia del 31 gennaio deve essere confermata. E il sindaco contesta le valutazioni dell’azienda spiegando che l’obiettivo del Governo è quello di non incidere, con eventuali rallentamenti della pubblica amministrazione dovuti alla pandemia, sulla continuità dell’attività economia delle imprese. Ma nel caso di Fonderie Cooperative l’attività “si deve interrompere definitivamente il 31 gennaio poiché in contrasto con il vigente strumento urbanistico” e si tratta di una scadenza nota da anni tanto è vero che, “proprio in questo senso, l'impresa ha attivato le procedure per la dismissione”. Inoltre, non ha mai interrotto l'attività a causa della pandemia neppure nei mesi di lockdown e di zona rossa.

Redazione Pressa
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