Appello a Speranza: formalizzare il protocollo univoco di cura
Il gruppo nazionale che unisce anche migliaia di medici in tutta Italia, domani di nuovo Roma
Un tema, quello delle cure, che per il governo da punto ed obiettivo di mandato pare essere diventato una sorta di spina nel fianco. Da priorità nel discorso di insediamento del Premier Draghi, ad argomento ormai scomparso dal dibattito e soprattutto dalla politica di governo. Del resto, la certezza delle possibilità di cura, nelle prime fasi della malattia, fondamentali non solo per guarire ma per evitare l'evolvere in sintomi e conseguenze gravi, in una logica totalmente pro-vax che non ammette altri tipi di soluzioni oltre il vaccino, nemmeno per le categoria meno a rischio di conseguenze come possono essere i giovani, pare essere davvero diventata un inciampo rispetto alla corsa ai vaccini e non un elemento complementare di confronto e di azione. Come, appunto, doveva essere.
E in questo campo nemmeno la commissione europea che alcune settimane fa aveva lanciato un monito chiaro agli stati membri sul non applicare norme e strumenti discriminanti per i cittadini vaccinati e non vaccinati e ribadito il possibile via libera entro ottobre a cinque 'promettenti' trattamenti di cura contro il Covid e un portafoglio di 10 terapie, sembra avere ormai ascolto. Ascolto, appunto, che i tanti medici uniti nell'azione che dal 2020 il gruppo terapie domiciliare sta portando avanti, chiederà nuovamente domani a Roma, ma non solo. Domani, al Ministero della Salute, sarà consegnata la petizione sulla richiesta di un protocollo univoco, a disposizione della medicina territoriale, senza discriminazioni sulle cure tra le regioni, 'per agire in scienza e coscienza ai primi sintomi, come già proposto da un gruppo di 100mila medici'
Nella foto, un cartello presente alla manifestazione di sabato in piazza Grande a Modena
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