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Appello a Speranza: formalizzare il protocollo univoco di cura

Appello a Speranza: formalizzare il protocollo univoco di cura

Il gruppo nazionale che unisce anche migliaia di medici in tutta Italia, domani di nuovo Roma


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Decine di migliaia di persone in questo anno sono guarite dal Covid. Un esercito spesso più silenzioso che si muove, naturalmente, sullo stesso campo di battaglia in cui ogni giorno si scontrano (paradossalmente in un paese che non ha imposto l'obbligo del vaccino e in cui la libertà di scelta soprattutto in un'ambito sperimentale, dovrebbe essere rispettata), le fazioni pro o contro vaccino. Un campo dove esistono persone asintomatiche guarite dal covid rimanendo a casa, così come migliaia, decine di migliaia, di altre nei confronti delle quali altrettante migliaia di medici, in ogni regione, hanno applicato, nei primi giorni della malattia (quindi in modo precoce, senza aspettare), protocolli di cura elaborati sulla base farmaci già a disposizione, in un protocollo condiviso e che sarebbe risultato molto più efficaci rispetto quello che fu (ed in molti casi continua ad essere), la formula tachipirina e vigile attesa. Sicuramente nell'evitare l'ospedalizzazione dei pazienti. Che è di fatto ciò che la vaccinazione sta ottenendo. Ma il fronte delle cure domiciliari ed e quello della vaccinazione, che dovevano essere paralleli, in realtà non hanno avuto, nei fatti, il medesimo riconoscimento e appoggio fattuale dal fronte istituzionale nonostante gli evidenti risultati.
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Ed è per rivendicare l'importanza di questi risultati che il medici e i sanitari da mesi attivi nel gruppo #terapiadomiliare C-19 saranno insieme ai tanti pazienti guariti domani 27 luglio ore 12.30 davanti al Ministero della Salute, per consegnare le sottoscrizioni della petizione sulla revisione dei protocolli di cura domiciliare.

Un tema, quello delle cure, che per il governo da punto ed obiettivo di mandato pare essere diventato una sorta di spina nel fianco. Da priorità nel discorso di insediamento del Premier Draghi, ad argomento ormai scomparso dal dibattito e soprattutto dalla politica di governo. Del resto, la certezza delle possibilità di cura, nelle prime fasi della malattia, fondamentali non solo per guarire ma per evitare l'evolvere in sintomi e conseguenze gravi, in una logica totalmente pro-vax che non ammette altri tipi di soluzioni oltre il vaccino, nemmeno per le categoria meno a rischio di conseguenze come possono essere i giovani, pare essere davvero diventata un inciampo rispetto alla corsa ai vaccini e non un elemento complementare di confronto e di azione. Come, appunto, doveva essere.

E in questo campo nemmeno la commissione europea che alcune settimane fa aveva lanciato un monito chiaro agli stati membri sul non applicare norme e strumenti discriminanti per i cittadini vaccinati e non vaccinati e ribadito il possibile via libera entro ottobre a cinque 'promettenti' trattamenti di cura contro il Covid e un portafoglio di 10 terapie, sembra avere ormai ascolto.
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Ascolto, appunto, che i tanti medici uniti nell'azione che dal 2020 il gruppo terapie domiciliare sta portando avanti, chiederà nuovamente domani a Roma, ma non solo. Domani, al Ministero della Salute, sarà consegnata la petizione sulla richiesta di un protocollo univoco, a disposizione della medicina territoriale, senza discriminazioni sulle cure tra le regioni, 'per agire in scienza e coscienza ai primi sintomi, come già proposto da un gruppo di 100mila medici'

Nella foto, un cartello presente alla manifestazione di sabato in piazza Grande a Modena
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