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Perchè siamo condannati alle alluvioni per l'eternità

Perchè siamo condannati alle alluvioni per l'eternità

La propensione governativa di rendere possibile la rapina di acque sotterranee è dovuta al fatto che la produzione di ricchezza è molto importante


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L'attenzione che i mezzi di informazione dedicano alle catastrofi naturali è generalmente dettata dalla stagionalità o dalla presunta imprevedibilità dei fenomeni naturali: vale per le siccità, per le alluvioni, per le frane, terremoti, eruzioni vulcaniche. Di solito 'il giorno dopo' si va alla ricerca delle responsabilità e si scopre che sono state dedicate poche attenzioni al problema e che maggiori risorse, soprattutto finanziarie, potrebbero risolverlo. Dalle pagine di questo giornale non sono mancati richiami alle inadeguatezze dei provvedimenti assunti dagli enti preposti oppure ai processi naturali che portano all'accadimento di fenomeni naturali anche se indesiderati.

Nell'ambiente padano, soprattutto nelle città sorte lungo la via Emilia, esistono debolezze naturali che portano a eventi spiacevoli e costosi come la recente alluvione. Da molti anni si consuma troppa acqua sotterranea e il terreno si abbassa. Per quanto sembri incredibile solo chi abita in città paga l'acqua estratta dai pozzi. Chi estrae l'acqua per finalità agricole o industriali non la paga oppure paga cifre simboliche pari a meno di un millesimo al metro cubo rispetto a un utente cittadino. Se la pagasse di più la situazione non cambierebbe in modo significativo ma, almeno si potrebbe sapere con precisione chi consuma acqua sotterranea, quanta e dove la attinge.
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La propensione governativa di rendere possibile la rapina di acque sotterranee è dovuta al fatto che la produzione di ricchezza è molto importante e che il consenso elettorale è parte fondamentale della produzione di ricchezza. Nella immagine che vedete è possibile avere una idea, facilmente sottostimata, di quanto si è abbassato il suolo nella nostra città negli ultimi decenni.

Si tratta di uno studio effettuato da tecnici di ARPA Emilia Romagna pubblicato nel volume 519 dal Journal of Hydrology nel 2014. Quando il territorio si abbassa di un metro o anche di più, come a Modena o a Bologna, si assiste al cambiamento radicale e irreversibile delle forme del paesaggio. Negli ambienti di pianura le pendenze sono bassissime e pari a un metro al chilometro o anche a un metro ogni dieci chilometri. In questi casi l'abbassamento di uno o due metri producono effetti ingovernabili da chiunque abbia responsabilità di tipo politico, amministrativo o tecnico, qualunque cifra voglia stanziare. Avrebbero dovuto pensarci prima ma in questo caso sarebbe venuta a mancare la gratuità dell'acqua, la carta truccata responsabile del successo economico delle nostre città. Come si fa in questi casi?
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Semplicissimo: si da la colpa ad altri come, ad esempio, al cambiamento climatico che ormai è responsabile di tutto e quindi non ci si sbaglia. Tutto ciò è socialmente accettato e ogni responsabilità diventa ridottissima fino alle prossime elezioni e probabilmente anche dopo quelle successive.

Giovanni Martinelli

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