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C'era una volta una sanità pubblica che a Modena per smaltire le liste di attesa forniva la possibilità ai propri utenti, obbligati ad aspettare mesi per una prestazione. a farsi visitare, a pagamento, all'interno della struttura pubblica da medici Ausl in regime di 'intramoenia'. Pratica già discussa e discutibile in linea di principio, e anche livello politico, in quanto avente come conseguenza una sorta di discriminazione rispetto a chi si può permettere di pagare e chi no una prestazione in tempi brevi. Ma oggi a questo si va oltre: l'Ausl non concede solo spazi all'interno delle proprie strutture per fare lavorare in regime privato i propri professionisti, ma affitta direttamente spazi di strutture sanitarie private esterne in cui fare lavorare il proprio personale.
È quanto emerge dalla recente delibera dell’Azienda USL di Modena, che ha approvato la convenzione con una struttura sanitaria privata non accreditata di Carpi per l'affitto di spazi sostituitivi a quelli interni all'Ausl, nel caso gli spazi dell'ospedale di Carpi, nei quali fare lavorare in esercizio di libera professione professionisti dell'ospedale di Carpi specializzati in prestazioni di gastroenterologia ed endoscopia digestiva.
L’accordo nasce, formalmente, dalla difficoltà di reperire spazi adeguati all’interno delle strutture aziendali per garantire l’attività libero-professionale, inducendo l’AUSL a individuare ambienti esterni per ospitare i medici specialisti ospedalieri. In particolare quelli di una struttura privata non accreditata di Carpi, dove un gruppo di otto professionisti dell’Ospedale di Carp potranno svolgere le loro attività in regime di libera professione. Non più appunto libera professione spostata nel pubblico ma libera professione in spazi privati pagati con i soldi pubblici. Un passaggio non da poco, perché dalla libera professione intramuraria chiamata anche 'intramoenia', che si riferisce alle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell'ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa, ci si sposta a prestazioni erogate dai medici di un ospedale al di fuori dell'ospedale stesso in spazi privati dello stesso medico pagati, in termini di affitto, dall'Ausl.
L’investimento pubblico in questa collaborazione si traduce in un costo presunto di 200.000 euro per il personale e di 150.000 euro per l’affitto degli spazi privati, a fronte di un ricavo stimato di 350.000 euro. La decisione è stata presa per ottimizzare l’utilizzo delle risorse sanitarie disponibili e per garantire un incremento delle prestazioni erogate, con l’obiettivo di recuperare circa 10 visite settimanali' - emerge dalla delibera.
La delibera richiama anche la normativa regionale e nazionale in materia di libera professione, che disciplina l’equilibrio tra attività istituzionale e privata al fine di evitare conflitti di interesse e migliorare l’efficienza dei servizi sanitari. Tuttavia, la scelta di affittare strutture private per sopperire alla mancanza di spazi pubblici solleva comunque interrogativi sul rapporto tra sanità pubblica e settore privato. Se da un lato l’Ausl mira a migliorare le liste di attesa e l’efficienza del servizio, dall’altro conferma una crescente dipendenza dalle strutture private, e un supporto a sanitari per svolgere una prestazione privata in una struttura privata, con il rischio di modificare l’assetto tradizionale del sistema sanitario. Non più pubblico o pubblico-privato ma privato pubblico o, nel caso in oggetto privato nella sua totalità, anche se finanziato dal pubblico. In sostanza il pubblico non è più il centro, ma lo è il privato. E su questo punto l'Azienda sanitaria, quasi a volere anticipare la risposta ad una critica, ha specificato che 'l’Azienda ha sempre privilegiato la libera professione intramoenia all’interno degli spazi aziendali e che la cosidetta “attività allargata”, concessa eccezionalmente e solo a pochi professionisti, è autorizzata per le prestazioni di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva al solo fine di liberare spazi e personale e di smaltire le liste d’attesa'.
Nella delibera viene chiaramente specificato che gli spazi individuati sono quelli della struttura privata non accreditata e i sanitari sono quelli dell'Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Ospedale di Carpi.
Per completezza di informazione è necessario specificare che tale possibilità non è cosa nuova e non è di oggi: l’accordo sancito in sede di Conferenza Stato-Regioni in data 13 marzo 2013, n. 60 sancisce lo schema tipo di convenzione tra il professionista interessato e l’Azienda sanitaria di appartenenza per la sperimentazione dello svolgimento dell’attività libero professionale intramuraria presso lo studio privato del professionista medesimo.
E su uno spostamento indotto anche indirettamente dal lato pubblico a quello privato, da segnalare come la stessa Ausl abbia prorogato i contratti per la fornitura di specialistica ambulatoriale con le strutture private.
L’Azienda Unità Sanitaria Locale di Modena ha infatti deliberato la proroga fino al 31 dicembre 2025 dell’efficacia dei contratti di fornitura delle prestazioni di specialistica ambulatoriale con le strutture private accreditate aderenti ad ANISAP. La decisione è stata presa per garantire la continuità dell’assistenza sanitaria in un contesto di incertezza normativa e di ricorsi in corso contro le nuove tariffe nazionali.
Gianni Galeotti
Gianni Galeotti
Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie.. Continua >>