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Resistere, resistere, resistere. Questo sembra il mantra con cui l'Azienda Sanitaria Locale di Modena accompagna gli incarichi da migliaia di euro (ovviamente pubblici), affidati a legali anche esterni all'Azienda stessa per contrastare le richieste di reintegro e di risarcimento danni presentate da dipendenti sospesi dal lavoro senza stipendio perché non ottemperanti alle disposizione del Decreto Legge n.24/2022 che impone l'obbligo vaccinale Covid fino al 31 dicembre.
Uno degli ultimi ricorsi ex artt. 700 e 669 sexies c.p.c, è stato notificato all'Ausl in data 30/05/2022, da un dipendente, appartenente al ruolo amministrativo dell'Azienda, che ha chiesto la revoca del provvedimento di sospensione dal servizio disposto ai sensi dell’art. 4 ter del D.L. n. nonché l’immediata reintegra in servizio ed il risarcimento dei danni patrimoniali e non conseguenti alla sospensione dal lavoro ritenuta illegittima.
Dall'Ausl, Azienda che a Modena ha condotto le istruttorie e ha emanato i provvedimenti di sospensione rispetto a propri dipendenti viene dichiarata la necessità dell'Azienda di 'resistere nel giudizio al fine di destituire di ogni fondamento le pretese del dipendente e sostenere la correttezza del comportamento tenuto dall’Azienda', che ha, appunto, disposto la sospensione senza stipendio.
Una difesa in giudizio che rappresenta un costo per la collettività e sarà pagata, come avviene ovviamente negli enti pubblici, con i soldi dei contribuenti. Compresi, ovviamente, quelli dei dipendenti sospesi ai quali è stato congelato stipendio e posto di lavoro ma non certo il pagamento delle tasse. Una resistenza, quella dell'Ausl, che nell'ultimo caso, oggetto di una determina di resistenza in giudizio firmata già dal nuovo Direttore Generale, che costerà forse di più rispetto all'ordinario, per il fatto che l'Ausl, dichiaratamente 'impossibilitata di svolgere il patrocinio da parte dell’Avvocatura interna all’Azienda stante la pendenza di indifferibili incarichi di lavoro legati anche alla gestione extragiudiziale del contenzioso' - si legge nella relativa determina - 'ritiene opportuno conferire l’incarico di rappresentanza e difesa in giudizio dell’Azienda' ad un legale esterno all'azienda 'esperta in materia che ha patrocinato numerose aziende regionali in contenziosi aventi ad oggetto l’adempimento all’obbligo vaccinale'.
Il tutto per una spesa di 3.300 euro ai quali vanno aggiunti gli oneri previdenziali del 4% e il 22% di Iva. Per un totale che supera i 4.000 euro. Solo per iniziare la resistenza in tribunale e, lo ripetiamo, per contestare nel merito la richiesta di un dipendente che chiede di tornare al lavoro e di essere risarcito di ciò che lo Stato gli ha tolto: lavoro e stipendio. Una richiesta che non è escluso possa trovare accoglimento. Soprattutto sulla base di alcuni fatti che potrebbero aprire nuovi scenari rispetto a quelli che vedono le Ausl, forti di un Decreto Legge che impone di fatto anche a loro di procedere con le sospensioni, vincere le cause in diversi tribunali. E' infatti di alcuni giorni fa la decisione del Tar della Lombardia, al quale era stato presentato un ricorso avverso alla sospensione di un sanitario, di interpellare la Consulta per ottenere risposta sulla possibile incostituzionalità del Decreto con particolare riferimento alla sospensione dal lavoro e dello stipendio. Un parere che se avverso al Decreto o in una delle sue parti potrebbe portare ad un esito radicalmente diverso a migliaia di ricorsi presentati alle Ausl di tutta Italia.
Gianni Galeotti
Redazione Pressa
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