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Scuola dell'infanzia (Statale) al Comune di Modena proprio non piace

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Ecco come si gettano via milioni di euro e ci si dimentica la Costituzione per catturare il voto cattolico e non solo...


Scuola dell'infanzia (Statale) al Comune di Modena proprio non piace
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Nei giorni scorsi, dopo adeguato sollecito, visto che entro i termini non era arrivato alcun riscontro, l’assessore all’istruzione ha finalmente risposto alla petizione con la quale più di 300 cittadini modenesi, tra cui quattro consiglieri comunali e diversi ex dirigenti scolastici, chiedevano la istituzione di una scuola dell’infanzia statale all’anno. Ciò al fine di riportare maggiore equità nell’offerta formativa e ridurre i costi per il Comune.
Quella avanzata dalla petizione era una richiesta assai modesta, cioè: ”che si adotti una pianificazione che preveda, a partire da quest’anno, che, ogni anno, una scuola dell’infanzia venga statizzata, ad esclusione delle scuole gestite direttamente dal Comune”.
Inaspettatamente la risposta è stata negativa. Riportiamo una parte delle argomentazioni:



Per chi non conosce il mondo della scuola, cerchiamo di tradurre:

  • La scuola statale è scarsa rispetto alla conciliazione tempi di vita e di lavoro perché non viene fatto il prolungamento estivo, l’anticipo dell’apertura al 1° settembre e perché la rigidità del contratto di lavoro non permette l'organizzazione di servizi accessori.

Commento: Il Pd, che è stato alla guida del governo nazionale quasi ininterrottamente dal 2013 al 2021, se questo è vero, non se ne è mai accorto e perché non ha mai fatto nulla?

  • Una statizzazione di scuole rischia di polarizzare ulteriormente la “stratificazione sociale”.

Commento: intanto rileviamo che, implicitamente, si ammette che la stratificazione sociale è già presente; come poi l’aumento della presenza statale possa peggiorare la situazione è tutto da dimostrare. Nella scuola primaria e in quella secondaria di primo e secondo grado la presenza statale, a Modena, oscilla tra l’85% e il 95%; nella scuola statale vanno gratuitamente i belli e i brutti, i ricchi ed i poveri, i credenti a diverse confessioni ed i non credenti; dove è la stratificazione sociale?

  • Una statizzazione delle scuole progressiva andrebbe a smantellare un sistema plurale.

Commento: ecco finalmente spiegato il vero motivo.

Il Comune non vuole smantellare l’attuale sistema plurale, ma ciò è assolutamente contrario alla Costituzione che, all’articolo 33, recita: “La Repubblica istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Quindi, la centralità della scuola è di competenza statale e, nonostante ciò sia stato affievolito dalla famigerata legge sulla parità scolastica (approvata da un governo a guida Pd, mentre i precedenti governi a guida Dc non ci avevano nemmeno provato), così è e così rimane. Per dirla con uno slogan una volta tanto caro alla sinistra: non pluralità delle scuole, ma pluralità all’interno della scuola; pluralismo “nelle” istituzioni e non “delle” istituzioni, perché solo in tal modo si garantiscono davvero pari opportunità.

L’OGGETTO DELLA NOSTRA PETIZIONE

Ma la risposta del Comune è carente proprio nel merito; infatti non si chiedeva né di chiudere scuole comunali, nè quelle della FISM (in quanto autonome), quanto di statizzare quelle comunali che il Comune non intende più gestire direttamente; e qui veniamo al nocciolo della questione; negli ultimi anni, il nostro comune ha cessato la gestione di diverse scuole di cui detiene la proprietà dei locali, passandone alcune al sistema cooperativo (7) ed, altre, la maggior parte (10), ad una fondazione all’uopo costituita: Cresciamo, di cui è presidente (a titolo gratuito) l’ex dirigente dell’assessorato all’istruzione. Costo annuale, solo per Cresciamo: quasi 3 milioni; se queste scuole fossero state statalizzate, questi soldi sarebbero stati risparmiati con grande beneficio del bilancio comunale ed avrebbero potuto essere impiegati, ad esempio, per ampliare l’offerta pubblica dei nidi o per ridurne le rette, come più volte promesso. Ed il sistema dell’infanzia statale arriverebbe ad una quota di ben 22 scuole.

Ricordiamo che in base ai dati del MIUR del 2018/19,in Italia, gli iscritti alla scuola dell’infanzia statali erano il 63%. Quelli delle scuole paritarie erano il 37% di cui le scuole comunali rappresentano il 9% e quelle paritarie private il 28%.

La regione Emilia Romagna nel suo Rapporto informativo sull'offerta educativa 0-6 in Emilia-Romagna relativo all’anno educativo/scolastico 2016/2017, riporta che le scuole comunali rappresentano un misero 17.8% regionale e, in provincia di Modena, solo l’11.8%, mentre le statali stanno al 47.1 regionale e al 51.7 nella nostra provincia. Alla luce di questi dati, emerge chiaramente come la scuola dell’infanzia statale sia la più estesa sia in Italia, che nella nostra regione, che nella nostra provincia. Sbagliano tutti gli altri o è a Modena che c’è qualcosa che non va? Tra l’altro, va evidenziato che la nuova finanziaria prevede 1.000 posti in più per il potenziamento per la scuola dell’Infanzia.

IL SISTEMA INTEGRATO E LE PARI OPPORTUNITA’

Ma, visto che nella risposta dell’assessore ci sono diversi riferimenti al “sistema plurale”, proviamo anche su questo punto a fare qualche ragionamento.

Il compianto amico Sergio Neri, a volte, ci poneva una domanda: “quale è la più grande azienda in provincia di Modena?”. La sua risposta era:” La scuola”. Sì, perchè nella scuola modenese ci lavora tanta gente, ma soprattutto, intorno alla scuola ne gira tanta. Ecco, allora, che la scuola diventa un grande veicolo di consenso politico. Questo è ancor più vero oggi, in un momento in cui, scomparsa la DC, la lotta della accaparrarsi il voto cattolico (sempre più decisivo) si fa più serrata. Molti ricorderanno le fotografie di Salvini con il rosario; ma ci sono metodi più fini per conquistarselo. Presentarsi come salvatori delle scuole cattoliche è un buon metodo. Nel contempo, si offre qualche spazio anche al sistema cooperativo nelle sue varie sfaccettature e il gioco è fatto. Gli inseganti sono sottopagati rispetto a quelli pubblici? C’è stratificazione sociale? Vengono sempre garantite le scelte religiose? Dettagli…

Ecco il “sistema plurale”. Approvato all’unanimità, con uno stanziamento di circa 5 milioni e mezzo di euro in quattro anni (a cui si aggiungeranno i quasi 12 destinati alla Cresciamo), proprio nei giorni scorsi dal consiglio comunale di Modena. A questo proposito, sono interessanti due commenti: il primo è quello di Federica Venturelli, responsabile scuola del PD; il secondo è quello di Elisa Rossini del popolo della famiglia. La prima plaude all’accordo sostenendo che: “…il sistema integrato è garanzia di pluralismo educativo…” (!!!!). La seconda lamenta che, pur rappresentando un passo importante, l’accordo “cancella l’ispirazione cristiana”.

  • Siamo proprio sicuri che le scuole paritarie assicurino questa pluralità? Assicurano, ad esempio, par condicio agli appartenenti alle altre religioni e ai non credenti? Questo sistema, a tariffe differenziate con qualche intervento compassionevole per i più poveri, assicura uguaglianza?

Pensiamo, con dolore, a quanto scrissero i padri costituenti di ogni parte politica ed ai milioni che il comune investe inutilmente per una preclusione di tipo ideologico.

Occorrerà ancora del tempo, ma vinceremo…

Maddalena De Montis, Omer Bonezzi, Franco Fondriest, Ida La Maestra, Libera Latino, Martina Malagoli, Uliana Valentini


Redazione Pressa
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