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Ho già trattato precedentemente (qui l'articolo) i problemi derivanti dalla nuova segnaletica relativa alle strade con fondo sconnesso. Oggi, proprio riprendendo quella segnaletica, vorrei fare una riflessione sulle “zone 30” in salsa modenese.
Vediamo intanto cosa sono le zone 30, riportando alcune definizioni da Wikipedia: “…Una Zona 30 è un'area della rete stradale urbana dove il limite di velocità è di 30 chilometri orari invece dei consueti 50 previsti dal codice stradale in ambito urbano. La minore velocità consentita permette una migliore convivenza tra auto, biciclette e pedoni. Nelle Zone 30 il progetto deve prevedere interventi che favoriscono pedoni e ciclisti come la riduzione dello spazio per la circolazione delle auto a favore di quello riservato alle piste ciclabili e ai percorsi pedonali, e la creazione di aree adibite a scopi sociali.
Per ridurre la velocità dei veicoli si possono usare rallentatori ottici e/o acustici, dossi, rialzi agli incroci, cuscini berlinesi, rotatorie e isole spartitraffico, senza creare ostacoli ai mezzi di soccorso. L'istituzione di una Zona 30 comporta un aumento della sicurezza stradale: abbassando la velocità dai 50 km/h ai 30 km/h si riduce di oltre la metà lo spazio di arresto e si aumenta il raggio del cono visivo di chi conduce il veicolo. Le statistiche indicano che nelle Zone 30 si riduce il numero di incidenti e di feriti, e le lesioni fisiche sono meno gravi. A Londra, tra il 1986 e il 2006, nelle zone 20 (20 miglia orarie equivalgono a circa 32 km/h) si è registrata una diminuzione del 42% del numero totale di incidenti e del 46% di quelli che hanno provocato morti o feriti gravi…
”.
A Modena, non è così: nei giorni scorsi sono spuntati diversi cartelli indicanti il limite dei 30 orari, ma non nelle strade dei quartieri o nelle frazioni e finalizzati a garantire una maggior sicurezza a tutti, bensì nelle arterie più malmesse della città, laddove il limite dei 30 era già ovvio, vista la quantità di buche.
Insomma. Siamo ancora alla preistoria. Aspettando il piano della mobilità sostenibile...
Franco Fondriest
Franco Fondriest
Sono di origine trentine, ma ho trascorso la maggior parte della mia vita a Modena. Mi sono laureato in pedagogia ed ho svolto la mia attività lavorativa prevalentemente nella mia .. Continua >>