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Ferrigno, 24 anni dopo: 'Chiedo scusa a Bertolotti a caratteri cubitali'

Ferrigno, 24 anni dopo: 'Chiedo scusa a Bertolotti a caratteri cubitali'

'Deve però decidere lui se concedermi o meno la possibilità di un incontro. Io non posso chiedergli niente. Se lo vorrà, ci sarò'


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Sono passati ventiquattro anni. Era il novembre 2000 quando Massimiliano Ferrigno, centrocampista del Como, sferrò un pugno quasi mortale al giocatore del Modena Francesco Bertolotti. Bertolotti, nel cadere a terra, batté la testa sul cemento e finì in coma. Tre ore di intervento, una placca nel cranio, la fine della carriera. In sede di giustizia penale Ferrigno patteggiò 10 mesi con la condizionale. Nel civile pagò a Bertolotti un risarcimento di poco meno di mezzo milione di euro. Nel calcio, la squalifica fino al 31 dicembre 2003. Oggi Ferrigno, cinquantenne, dirige il settore marketing e commerciale del Treviso Basket in Serie A.
Ieri, appunto a 24 anni di distanza, con una intervista alla Gazzetta dello Sport, ha chiesto scusa a Bertolotti. 'Voglio esprimere il mio più sincero rammarico. Ho sbagliato, ho condizionato l’esistenza di Bertolotti e dei suoi figli. Ero giovane, immaturo e impulsivo, e provocai tanto dolore in Francesco e nei suoi cari. Ho capito che non c’è giustificazione per quello che ho fatto. Quel gesto lo porto dentro di me ogni giorno. Oggi non permetterei a me stesso di comportarmi così, ma oggi ho 50 anni e sono uomo maturo' - afferma Ferrigno
'All’epoca cercai di contattare lui e la sua famiglia, ma mi resi conto che nulla in quel momento avrebbe potuto lenire le loro sofferenze.
Purtroppo, non posso ritornare indietro e cancellare quel pugno. Se partiamo da qui, dal colpo, non so che cosa potrebbe spingere Francesco a perdonarmi. L’unica cosa che posso dirgli è questa, scritta se possibile a lettere cubitali: “Scusami”. Deve però decidere lui se concedermi o meno la possibilità di un incontro. Io non posso chiedergli niente. Se lo vorrà, ci sarò. Era stato il mio capitano al Brescello - spiega Ferrigno sempre sulla Gazzetta -. Ritornai nel 2004, con il Como, perché me lo chiese il presidente Preziosi, che proprio in quei mesi aveva comprato il Genoa. Preziosi voleva portarmi in rossoblù. Preferii il Perugia in B, con Colantuono allenatore, però mi si era spento tutto dentro. Non riuscivo più a stare in campo e smisi. Non cercai scuse e ripartii. Preziosi, che già mi aveva introdotto al marketing nel Como, mi segnalò a Publitalia, la concessionaria di pubblicità di Mediaset. Venni affidato alla Mastergroup di Giovanni Carnevali. Giovanni curava i progetti e gli sponsor del Milan e mi insegnò le basi della professione.
Sono stato fortunato, non ho sofferto della paura del dopo, l’angoscia che avvolge tanti calciatori a fine carriera. Nella difficoltà, sono stato aiutato'.
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