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“Un sindaco a “disagio”, evidentemente, che non ha ancora chiaro quale dovrebbe essere il suo ruolo, almeno quello istituzionale”: è il commento della consigliera comunale Pd di Mirandola Francesca Donati sulla cerimonia odierna a Mirandola, guidata da una giunta a trazione leghista, per l’anniversario della Liberazione.
“Oggi, in piazza, il sindaco di Mirandola Alberto Greco ha perso l’ennesima occasione di dimostrare ai mirandolesi di essere primo cittadino di una comunità democratica e antifascista e non solo di una parte politica. Non so se voleva ridimensionare il significato del 25 Aprile, ma di sicuro ha ridimensionato se stesso. A parte il ridicolo siparietto della mancanza di un microfono (forse il sindaco pensava che i mirandolesi non si sarebbero presentati)? Se ne è andato togliendosi la fascia, mentre la piazza spontaneamente intonava 'Bella ciao', perché il 25 aprile si suonano canti resistenziali e non canti dell’800 come avvenuto oggi, e non si dimentica (sarà un caso?) l'inno europeo.
Un sindaco a “disagio”, evidentemente, che non ha ancora chiaro quale dovrebbe essere il suo ruolo, almeno quello istituzionale. E domani, a parlare del giorno della Liberazione, sarà una guida turistica di Ferrara invece che uno storico o una autorità competente, forse no-vax o negazionista - afferma Donati -. Buon 25 aprile, Festa nazionale della Liberazione dal nazifascismo e festa della libertà degli italiani, anche di quelli che cercano di dimenticarlo, mentre si riempiono la bocca della parola libertà”.
Le parole del sindaco Greco
Riportiamo in modo integrale le parole del sindaco.
Mai come oggi nel commemorare la festa di Liberazione nel ricordo di coloro che hanno perso la vita per la democrazia del nostro Paese, riusciamo a cogliere e comprendere appieno le sfumature di un concetto così astratto, abbandonandoci a quell’insieme di sensazioni provate quando si vive in libertà, di cui il Covid-19 ci ha privato e nel rispetto delle misure di contenimento imposte.
Queste sono le parole da me pronunciate esattamente un anno fa, in occasione di questa festività e purtroppo ancora oggi ci ritroviamo in presenza della stessa pandemia. Nella ricorrenza del 76esimo Anniversario della Liberazione nel momento più drammatico che il nostro Paese sta vivendo dal secondo dopoguerra, possiamo affermare che la libertà ci dà dignità e permette di prenderci delle responsabilità e di operare delle scelte come fecero tutti coloro che hanno combattuto per questo ideale.
Senza libertà non possiamo vivere anche se vivere liberi significa autolimitarsi per il bene comune come in questa fase emergenziale. Dobbiamo resistere. Oggi la resistenza, in questa ricorrenza che dovrebbe essere di festa, ci fa riflettere sui tanti morti che tutti i giorni si aggiungono ai precedenti ma al tempo stesso deve rappresentare l’arma vincente per abbattere il morbo mortale. Abbiamo il dovere di ricordare tutti coloro che lottando con valore hanno dato la vita per la nostra libertà. Abbiamo però l'altrettanto dovere di non dimenticare il sacrificio di chi, da oltre un anno a questa parte, ha dato la vita, ha sofferto e sta soffrendo per riconquistare quella libertà al momento negata, causa la pandemia in corso. Ai famigliari di ciascuna delle vittime vanno i sentimenti di partecipazione al lutto da parte della nostra comunità nazionale così come va espressa riconoscenza a tutti coloro che si trovano in prima linea per combattere il virus, i medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario che lavora e ha lavorato per sconfiggere il male.
Oggi è un giorno di speranza perché si inizia a vedere l’uscita dal tunnel della pandemia e la volontà di farcela ci spinge sempre più verso il risultato finale che ci renderà ancora una volta liberi.
Redazione Pressa
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