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Diciotto indagati e due italiani arrestati, 9.000 metri cubi di rifiuti speciali tessili, stoccati illecitamente in 24 siti, sequestrati. E, questa mattina, un centinaio di carabinieri forestali a notificare denunce e mandati di arresti in varie località del nord Italia e del centro. Numeri importanti quelli della vasta operazione delle unità dell'Arma che ha stroncato un traffico illecito di rifiuti speciali costituiti da residui di lavorazioni dell'industria tessile comparto industriale manufatturiero di Prato e smaltiti illecitamente all'interno di numerosisissimi capannoni del centro – nord Italia, principalmente in Emilia Romagna e Veneto.
Ed è in provincia di Modena, a Pavullo nel Frignano, che l'indagine dei Carabinieri forestali prende il via. A seguito del ritrovamento, in un capannone industriale, di circa 2500 metri cubi di rifiuti tessili contenuti in sacchi neri per l'immondizia.
Da qui gli accertamenti coordinati dalla direzione Distrettuale Antimafia di Bologna ha consentito di accertare che rifiuti erano smaltite anche in altri numerosi località del centro e nord Italia principalmente nel Veneto
L‘illecito smaltimento dei rifiuti speciali ottenuti dalle lavorazioni tessili consisteva nel trasformare attraverso fittizie operazioni di recupero i rifiuti in materia prima secondaria e/o sottoprodotto, per poi trasportarli ed abbandonarli all‘interno di capannoni industriali, il tutto all‘insaputa degli ignari proprietari ai quali è stato così arrecato un ingente danno economico, costituto sia dalla preclusione alla disponibilità dell’immobile sia delle eventuali onerose spese di smaltimento/recupero dei rifiuti abbandonati. Senza ovviamente considerare il potenziale, ulteriore danno che poteva derivare dall’eventuale incendio di detto materiale.
I due arrestati, A.G. di 53 anni e G.
V.
di 40 anni, erano i principali fautori del sodalizio criminale
: attraverso quotidiani e plurimi contatti telefonici, pianificavano e gestivano quella che può a tutti gli effetti definirsi come una vera e propria “attività imprenditoriale” dedita alla gestione di rifiuti attraverso società di cui avevano l‘utilizzo ed il controllo senza ricoprire in esse alcuna carica o ruolo: la disponibilità delle aziende è costituita dal fatto che i reali rappresentati legali/titolari firmatari risultino essere dei meri “prestanome” e che il reale ruolo decisionale fosse in capo ai due soggetti.
L‘organizzazione si componeva poi di autotrasportatori compiacenti e soggetti impiegati come manovalanza presso i vari capannoni di destinazione dei rifiuti tessili, generalmente costituiti da dipendenti di suddette aziende. Le società di cui i due avevano disponibilità, sia perché controllate direttamente o perché complici, sono risultate essere utilizzate non solo per emettere documenti inerenti la movimentazione dei rifiuti, ma anche per utilizzarne indebitamente i titoli autorizzativi in ambito di gestione rifiuti.
La strategia adottata e perpetrata al fine di eludere ed evitare i controlli nonchè per dare una parvenza di legittimità alle operazioni era quella del considerarli e classificarli sin dalla partenza come “sottoprodotto” o “materia prima secondaria”, a fronte di operazione di recupero mai avvenute.
Redazione Pressa
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