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Opinioni Il Punto

Aimag nelle mani di Hera, ma davvero la gara può essere evitata?

Aimag nelle mani di Hera, ma davvero la gara può essere evitata?

Questa operazione risponde alle normative, italiane e comunitarie, che prevedono parità di condizioni e opportunità per tutti i soggetti privati?


2 minuti di lettura

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In questi giorni il sindaco di Carpi, Riccardo Righi, ha illustrato in assemblea le ragioni e i dettagli dell’intricata operazione Hera-Aimag. Attraverso la quale la società bolognese acquisirà il controllo industriale della multiutility mirandolese. E annunciato l’arrivo dei pareri degli esperti consultati, che sono ovviamente favorevoli. C’è però un punto che rimane, a nostro parere, ancora ambiguo. È quello relativo alla necessità, per un’operazione del genere, di andare a gara.
 

Perché il prospettato aumento di capitale comporta la riduzione della partecipazione pubblica, che scende al 51%, e la cessione a Hera del controllo effettivo senza un esborso di capitali, ma con conferimenti in natura, garanzie, prestiti. I comuni cedono il controllo di Aimag e scendono nella partecipazione, senza prendere un euro e senza che aumenti il valore delle loro partecipazioni. La questione è: questa operazione risponde alle normative, italiane e comunitarie, che prevedono parità di condizioni e opportunità per tutti i soggetti privati?
 

Qualche anno fa il Consiglio di Stato bloccò un’operazione analoga di A2A. Ai tempi si partiva però da una partecipazione pubblica totalitaria. La cui diluizione comporta, secondo i giudici, “l'obbligo di attivare una procedura selettiva tra i potenziali operatori economici dei settori interessati”.
Mentre questo caso è diverso: perché qui Hera è già all’interno di Aimag – ed è in particolare su questo punto che fanno leva i pareri acquisiti. Ma altre società potrebbero comunque essere interessate a entrare in Aimag. E Hera, avendo partecipato a una gara per l’acquisizione del 25% delle quote come socio operativo, ha davvero automaticamente acquisito anche il diritto di salire nella partecipazione in Aimag e di assumerne il controllo a distanza di 15 anni?
 

Ma anche senza andare sul mercato, le società correlate e le stesse Fondazioni non potrebbero essere interessate a salire fino al 24%, mantenendo il vero controllo pubblico?
Non vogliamo di certo contestare i pareri degli esperti. Ma uno sfizio da boomer ce lo siamo tolti: abbiamo chiesto all’intelligenza artificiale se l’operazione sia corretta. Ma se fino a qualche giorno fa la risposta era fortemente orientata verso la necessità di gara, oggi si resta sull’inutile dubitativo: “In sintesi, l'obbligo di gara per un aumento di capitale di una società a partecipazione pubblica dipende dalla natura dell'operazione e dalla volontà della pubblica amministrazione”. O addirittura la si esclude.
 

E’ singolare come qualche giorno fa l’AI, nel manifestare l’esigenza di una gara, facesse riferimento a un articolo pubblicato a ottobre 2021 sul blog di PwC.
Nel quale si descriveva l’orientamento prevalente della giurisprudenza secondo la quale “ciò che determina l’assoggettamento al regime interamente privatistico oppure alla gara pubblica dipende, in concreto, dall’accertamento degli effetti sostanziali perseguiti dall’operazione”. E qui di effetti sostanziali ce ne sono davvero molti.
Come noto PwC è fra i consulenti di Aimag in questa operazione. E l’articolo in questione non è più disponibile sul loro sito ed è sparito anche dall’AI. Sarà stato sbagliato.
 

Eli Gold
Foto dell'autore

Dietro allo pseudonimo 'Eli Gold' un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da 'Eli' ricade solo sul direttore della tes...   

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