E' l'operazione culturale e politica in base alla quale nell'assenza dichiarata dallo stesso palco di un fascismo storico, si dipinge un nuovo fascismo da combattere incarnandolo nell'avanzare e nel consenso attribuito dalle urne a governi come quello italiano o a quello degli Stati Uniti, tratteggiato quasi come male assoluto, che si vuole traghettare alle nuove generazioni? E quell'applauso di Mezzetti e Braglia ad un attacco verbale e concettuale così violento e divisivo nei confronti degli Stati Uniti, (insieme e in nome dei quali la liberazione andrebbe tra l'altro celebrata e non fatta nuovamente propria con spirito di parte e vessillo di una battaglia politica), come si traduce sul piano di azione politica ed istituzionale? Non il 25 aprile, ma oggi, domani e dopodomani?Ma collegato a questo dal discorso di Piazza Grande c'è tanto di più, o tanto di meno rispetto anche solo il comizio dello scorso anno in cui l'Anpi, tra l'altro, venne fatta parlare per ultima.
Sia gli interventi di Bulgarelli che di Mezzetti hanno di fatto posto in discussione, o meglio si sono sganciati, dai confini tradizionali del concetto di fascismo, spostandolo da una precisa collocazione storica, e attualizzandolo in una dimensione valoriale contemporanea, in una azione comportamentale, quasi individuale. Quasi non fosse più questione di destra o sinistra, ma di adesione o meno a principi come libertà, solidarietà e giustizia sociale. Una trasposizione ugualmente non priva di rischi, soprattutto per chi identifica di fatto solo nelle categorie politiche della destra le caratteristiche del fascismo.La repressione dei diritti delle minoranze, la criminalizzazione delle lotte sociali, la gestione violenta delle migrazioni e la diffusione di linguaggi d’odio citate da Bulgarelli in riferimento al governo USA diventano – nella visione del presidente dell’ANPI e del sindaco – i nuovi segni distintivi del fascismo contemporaneo. Questo può essere vero, anzi lo è, ma pone il tutto su un terreno scivoloso, soprattutto per quella sinistra che vorrebbe fare credere di essere unica e degna depositaria della lotta alle disuguaglianze, alla discriminazione e paladina delle lotte sociali.Bulgarelli ha elencato una serie di realtà e lotte internazionali – dalla resistenza dei popoli oppressi ai movimenti per la libertà in Iran e Myanmar, dai giovani studenti alle ONG che salvano vite in mare – accomunate tutte da un’identica battaglia: quella antifascista. Ma l’antifascismo diventa così un’identità globale e trasversale, che non si esaurisce nella celebrazione del passato ma vive nell’impegno quotidiano, a partire dal singolo che vive la sua vita nel rispetto della costituzione e che antifascista lo è, senza doverlo dichiarare. Senza definizione, ma nei fatti. Come lo è quel bambino nato in Italia da genitori stranieri che cittadino italiano, nella scuola e nella vita quotidiana lo è già, nel proprio vissuto, nel quotidiano, nei diritti uguali per tutti i suoi amici e che non si porrebbe il problema di non essere italiano sulla carta se non fosse l'iniziativa plateale di qualche sindaco a ricordaglielo 'omaggiandolo' di una cittadinanza simbolica su una pergamena. Sul palco del 25 aprile di Modena il concetto di fascismo non si sa quanto consapevolmente viene così relativizzato, sganciato dai paradigmi che lo associavano alla destra. E ciò si riflette anche nelle parole del sindaco di Modena, Massimo Mezzetti, che ha fatto eco (solo perché ha parlato dopo il presidente Anpi), alle parole di Bulgarelli. Mezzetti mette in guardia dall'avanzare di un fascismo mai morto ma rintracciabile in nuove forme e che, usando le parole da lui attribuite dal veronese 'eroe della resistenza' Lorenzo Fava (ma che in realtà risultano essere tratti da scritti di Giuseppe Berto), sopravvive anche laddove le camicie nere sono scomparse. Un fascismo “di ritorno”, ha detto, che si manifesta attraverso egoismo, maschilismo, arrivismo, nepotismo, razzismo e culto della personalità. Ovvero categorie che fanno parte non più solo di un essere o di un vissuto politico, o identificabile come tale. Secondo Mezzetti, il vero pericolo è credere che il fascismo sia un fenomeno consegnato alla storia: la sua essenza, ha sottolineato, è ancora tra noi, mascherata ma viva. Che non si nasconde nella destra ma trascende le categorie politiche. E che solo una lettura politica e ideologica ha cercato di riportare, come successo dal palco di piazza Grande un pizzico di contraddizione, nelle categorie e di una parte politica.Forse inconsapevolmente, in piazza a Modena, quest'anno è andata in scena una nuova lettura della storia e dell’attualità, accettando, ma di fatto promuovendo, l’idea che “fascismo” e “antifascismo” oggi non siano più solo categorie legate alla destra e alla sinistra ma alla coscienza e al comportamento individuale che, come somma di singoli, diventa collettiva. Superando quelle stesse divisioni politiche che forse non a caso Bulgarelli Mezzetti hanno voluto rimarcare, in nome dell'antifascismo.Gianni Galeotti