Così a Carpi la storia viene ricordata a senso unico
Il Comune dimentica personaggi carpigiani che hanno fatto la storia e ne esalta altri perchè appartenenti alla storia della sinistra
Ma a quello di Vico d’Incerti vanno aggiunti, diciamo noi, la dimenticanza o la scarsa considerazione per altri nomi, come quello dell’ex parlamentare carpigiano della Dc Vittorino Carra, cui si deve, tra l’altro, il ‘passaggio’ dell’Autobrennero da Carpi con relativo casello di uscita e di entrata e del partigiano cattolico Ermanno Gorrieri, che ha scritto “La Repubblica di Montefiorino”, cui il Comune ha sì dedicato due strade, ma insignificanti come collocazione, relegate in un quartiere periferico della città non ancora ultimato e che finiscono nei campi, preferendo ai loro nomi quelli di dirigenti del vecchio Pci come Berlinguer, Imbeni, Terracini, Nilde Iotti, Di Vittorio, cui sono dedicate strade e segnaletica maggiormente centrali e visibili. A Berlinguer il Comune ha addirittura dedicato un parco pur non avendo egli mai ricoperto incarichi istituzionali ma solo di partito. Stessa sorte avversa per Giuseppe Saragat, che è stato Presidente della Repubblica negli anni sessanta e ancora prima presidente della Assemblea Costituente, quella che nel dopoguerra ha redatto la nostra Costituzione. Anche il suo nome è relegato come quelli di Carra e Gorrieri ai limiti dell’abitato urbano, in zone in costruzione, semi-abitate e con strade che finiscono nel nulla. E sfidiamo chiunque a Carpi ad individuare dove si trovi via Giuseppe Saragat, ex Capo dello Stato (il cui incarico non compare nemmeno sotto il suo nome). E’ evidente che anche in questo caso non si è trattato di casualità o di disattenzione ma di scelte politiche ben precise: valorizzare certi nomi e cercare di oscurarne altri.
Ma il nuovo sindaco Riccardo Righi ha smentito se stesso quando ha solennemente detto in consiglio comunale che “Carpi è città aperta, innovativa, creativa, che non lascia indietro nessuno e dà sostegno a tutti”, proprio nel momento in cui faceva approvare dalla sua maggioranza il bilancio comunale per il corrente anno che prevede l’aumento della addizionale Irpef dallo 0,6 allo 0,8 per cento con un conseguente salasso per i carpigiani di 2 milioni e mezzo di euro all’anno. Tacendo e ignorando che qui si respira un’aria pessima come testimoniato dai dati diffusi da Arpae e Legambiente secondo i quali vi sono stati in un solo anno bel 38 sforamenti dei limiti delle PM10, le polveri sottili, lontani dai 18 imposti dalla Ue. Facendo dire al professor Aldo Meschiari, studioso di tematiche ambientali e climatiche, che “i carpigiani hanno respirato un’aria molto inquinata e pericolosa per la loro salute”.
Una città che, per giunta, come abbiamo già ricordato, ha perso dopo due secoli il ‘proprio’ Vescovo, oltre che la Pretura, il Difensore civico, l’unico Salone della moda esistente e che il partito di maggioranza, il Pd, non riesce più ad eleggere un proprio parlamentare, né avere un assessore in Regione e in Provincia.
Una città dunque che non è più protagonista del proprio futuro, che ha perso il prestigio e l’autorevolezza di un tempo, che è ai margini della scena politica provinciale e regionale e dunque delle scelte strategiche di carattere amministrativo, che sembra vivacchiare stancamente e senza idee, progetti e programmi per il futuro, vittima di una crescente incontrollata malavita organizzata come stanno a dimostrare i quotidiani episodi di furti, scassi, aggressioni e rapine e il maxi blitz antidroga dell’altro giorno operato dai Carabinieri che ha portato alla denuncia di nove cittadini carpigiani (compreso il capo banda, un tunisino) accusati di avere creato una estesa rete di spaccio di sostanze stupefacenti.
Una città insomma che al momento pare avere un solo “gioiello”, la Cmb, azienda che non conosce crisi ma che vive peraltro nel suo splendido “isolamento” avendo le proprie attività ormai tutte fuori città e all’estero. “Non ci resta più niente”, ha sentenziato delusa ma con franchezza e rincrescimento la collega Annalisa Bonaretti . Che sia perché non c’è più la “ditta” di una volta, ovvero il vecchio Pci poi Pds e Ds?
Cesare Pradella
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