E puntualmente è arrivata la conferma.
Perché leggendo il verbale della conferenza dei servizi del 17 aprile 2025, disponibile sul sito dell’ARPAE, si comprende che la posizione di Righi era strumentale e che il Comune di Carpi, nella conferenza, ha assunto una posizione diametralmente opposta, dando il proprio consenso all’operazione.

La dirigente responsabile del procedimento ha ritenuto “le motivazioni riportate nella delibera consiliare non tecnicamente pertinenti alla localizzazione dell’elettrodotto ed all’apposizione del vincolo preordinato all’espropri” e “già trattate e superate dalla disamina tecnica e amministrativa condotta nel corso di tutto il procedimento”.
Il dirigente Renzo Pavignani, “presente” in via telematica come referente del Comune, su questo punto non ha espresso alcuna obiezione, o quantomeno non risulta a verbale, e a fine seduta ha sottoscritto in forma digitale il verbale. Con l’unanimità dei pareri, l’autorizzazione dell’ARPAE diventa immediatamente valida. Se Pavignani avesse invece opposto il diniego, l’autorizzazione sarebbe stata impugnabile e comunque rallentata nel suo iter. E come tutte le procedure pubbliche, i rallentamenti avrebbero potuto comportarne il blocco definitivo – anche perché i fondi sul fotovoltaico non sono eterni.
Ma Pavignani avrebbe potuto opporsi? A nostro parere avrebbe addirittura dovuto. Perché un dirigente non può disattendere così serenamente una deliberazione del Consiglio Comunale: nel pubblico, tutto va motivato. E i consiglieri dovrebbero chiedergli conto di questo. Lo stesso presidente del consiglio comunale, Andrea Artioli, dovrebbe interessarsi alla vicenda, per capire perché gli uffici decidano al contrario rispetto agli organi eletti.
È chiaro per questo che Pavignani non ha agito in proprio e che questa operazione è stata fatta su mandato del sindaco Riccardo Righi, che gli ha dato la necessaria copertura politica.
Magath