Con il primo cittadino in scadenza che appare sempre più protagonista e tutt'altro che intenzionato a godersi la pensione, per la coalizione a guida Pd il vero avversario appare all'interno della propria area e non all'esterno. Certo, il teatrino del 'arginiamo le Destre', 'scongiuriamo il pericoloso fascista' e via di questo passo è ben rodato e pronto ad essere messo in scena alla bisogna, ma la sfida vera per i Dem si gioca tutta in casa.
Fu così nel 2014 rispetto alla candidatura di Francesca Maletti, vista come 'corpo estraneo' rispetto alla 'Ditta' ed è così oggi rispetto alla candidatura dell'assessore Andrea Bosi.
Laureto in giurisprudenza, spigliato, di bell'aspetto, apparentemente lontano dalle paludi del politicamente corretto, Bosi da mesi sta tessendo una fitta rete di incontri per promuovere la propria candidatura a sindaco. Incontri che vanno ben oltre il recinto del centrosinistra e che, nonostante la sua storia di sinistra-sinistra, intercettano consensi anche nel mondo del centrodestra.
Dialoga con tutti Andrea Bosi, non si astiene dal criticare alcune scelte dell'amministrazione uscente e dimostra una apertura inedita per l'ingessata macchina comunale modenese che ripete se stessa da 8 decenni.
Così, con una opposizione impalpabile e disunita, l'unico vero elemento di discontinuità rispetto al Muzzarelli uno, due e chissà quanti altri numeri a seguire, appare il 41enne assessore al centro storico. Di qui la volontà dell'apparato Pd di troncarne il volo. Metaforicamente ca va sans dire, e pazienza che egli sia espressione della corrente del segretario nazionale Schlein: la Schlein se proprio vuole mettere una bandierina che la metta a Carpi con Stefania Gasparini. Il ragionamento è semplice: perchè rischiare un cambiamento minimo interno, quando il Sistema-Modena - in assenza di rivali - può tranquillamente riprodursi ancora una volta, per altri 5 anni, senza colpo ferire? Al rinnovamento ci si penserà nel 2029. Per chi ci sarà.
E allora l'intraprendente e spigliato Bosi è, nemmeno troppo lentamente, sparito dai radar del tavolo delle candidature possibili. Un tavolo dove continuano a giocare la loro partita Giulio Guerzoni, capo di gabinetto del sindaco e figlio dell'ex senatore Roberto Guerzoni e Andrea Bortolomasi, storico braccio destro di Muzzarelli.
Per Bosi a questo punto si pone un bivio. Accettare un contentino dal partitone (contentino si fa per dire se si pensa alla poltrona dorata da consigliere regionale), come fece Francesca Maletti, e aspettare il proprio turno (che non arriverà mai ma sperare non costa nulla), o fare una lista propria e dimostrare che si può anche perdere, ma che fuori non ci sono i leoni e che comunque camminare a testa alta non ha prezzo? Un dilemma che di solito si chiude con un esito scontato. Ma il giovane (o quasi giovane) Andrea Bosi, chissà, può stupire tutti. Forse.
Giuseppe Leonelli