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Scandalo Amo, il 12% dell'ammanco non è attribuibile alla dipendente: il comunicato da Istituto Luce di Bosi

Scandalo Amo, il 12% dell'ammanco non è attribuibile alla dipendente: il comunicato da Istituto Luce di Bosi

Siamo davanti a una reazione tardiva e inadeguata davanti a un fatto clamoroso. Casuale la fuga del nome della dipendente nel comunicato, poi rettificato?


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“A 5 mesi dalla mia nomina abbiamo ottenuto il titolo esecutivo per recuperare l’88% delle risorse pubbliche sottratte ad Amo”. Così l’amministratore unico Andrea Bosi. In un comunicato che fa molto Istituto Luce, per come è tutto incentrato sulla sua figura personale: sua nomina, sua presenza personale in tribunale, sua determinazione. Efficienza e riscatto, buona giustizia che funziona: ma è tutta immagine e retorica politica. Perché qui non siamo davanti a una giustizia rapida: siamo davanti a una reazione tardiva e inadeguata davanti a un fatto clamoroso. 


L’ammanco emerge in aprile: mezzo milione di euro di soldi pubblici evaporati, diretti su conti personali. Resoconti falsificati a mano, distinte cartacee diverse da quelle caricate a sistema, bonifici infilati tra quelli ai fornitori, prelievi in contanti: questo è quello che è stato denunciato - e che un giudice ha evidentemente ritenuto credibile. Sono però trucchi che funzionano solo se nessuno controlla. Perché un livello superiore di controllo e verifica ci sarebbe dovuto essere, fra dirigenti, amministratori, banche, sindaci, revisori. Specie perché la pratica s’è protratta per anni.

 

Alla scoperta dell’ammanco sono state fatte lunghe “indagini difensive interne”. Difensive di chi? Non certo dei soldi: nessun sequestro, nessun congelamento dei conti, nessuna tutela reale del credito.
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Per salvare il salvabile sarebbe stato necessario denunciare subito il fatto all’autorità giudiziaria, lasciare a loro le indagini e chiedere provvedimenti urgenti di blocco dei conti della sospettata. Perché non è stato fatto? 


Solo in agosto arriva il decreto ingiuntivo, ma senza esecuzione provvisoria. Ottenuta a dicembre, dopo 8 mesi dall’evidenza dell’ammanco. Contro una che difficilmente potrà essere solvibile.


Ma quell’88% dice anche ben altro: che il 12% non è attribuibile alla dipendente. E se non è attribuibile a lei, a chi è attribuibile? E siamo solo all’inizio, le carte sono state analizzate sommariamente e il penale è ancora ai preliminari. Qualcuno potrebbe davvero contestare, fra qualche anno, che con controlli seri quella persona avrebbe fatto sparire zero o quasi. Che il primo bonifico anomalo sarebbe dovuto bastare a fermare tutto. Chiamando in causa anche altri - non di certo per dolo ma per responsabilità dirigenziali - per parte di quell’88%. Che sarebbe poi l’unica speranza di recuperare qualcosa.


Per questo Bosi mette le mani avanti, accennando a potenziali azioni contro gli ex amministratori e dirigenti. Previa interlocuzione e con molti condizionali, ovviamente: linguaggio felpato, prudente, politicamente correttissimo. Perché gli ex amministratori e dirigenti appartengono alla sua stessa area politica?
No, questa è solo una casualità. Come è casuale la fuga del nome della dipendente nel comunicato, poi rettificato. Mentre la parte più dura dell’analisi, senza nomi, è finita molto in fondo, dove quasi nessuno arriva mai a leggere. 


Magath

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Dietro allo pseudonimo Magath un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da Magath ricade solo sul direttore della testata.  Ci sono...   

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