Caro sindaco, educare all’amore non è compito della scuola ma della famiglia
Educare all’amore è un compito altissimo, ma non può essere delegato
Secondo Mezzetti, si tratterebbe di una misura “oscurantista”, che cancellerebbe esperienze positive e renderebbe l’Italia ancora più arretrata sul piano educativo e della prevenzione della violenza di genere.
Ma da genitore modenese, credo che la questione meriti una riflessione più profonda e meno ideologica.L’amore non si insegna, si vive. L’amore — come la fede — non si insegna con un corso o un laboratorio. Si trasmette attraverso l’esempio, il modo in cui un adulto vive il rispetto, la responsabilità, la dedizione, la fedeltà. A Modena ci sono le Piccole Sorelle di Gesù Lavoratore: non “insegnano” la fede, la trasmettono, perché brillano di luce propria.
Allo stesso modo, un genitore deve essere testimone d’amore vissuto, non delegare alla scuola ciò che nasce dal proprio modo di amare e di educare.Se questo manca nella famiglia, il problema non è che la scuola non lo insegna: è che nessuna istituzione potrà mai vicariare ciò che dovrebbe essere vissuto in casa.
Le domande che un genitore si pone è chiara: chi insegnerà queste materie? Con quale formazione, con quali criteri e con quali limiti di età?
Come verranno affrontati temi complessi come identità sessuale e orientamento Lgtbq, specie con bambini e ragazzi che non hanno ancora sviluppato uno spirito critico maturo? È naturale, da genitore, voler conoscere e condividere i contenuti proposti ai propri figli. Non si tratta di censura, ma di corresponsabilità educativa.Il vero progresso è costruire insieme. Il vero progresso non è togliere voce ai genitori, ma coinvolgerli nel percorso educativo. Non è imporre modelli unici dall’alto, ma creare alleanze tra scuola, famiglia e comunità. La scuola ha un ruolo fondamentale, ma la dimensione affettiva nasce da relazioni vere e quotidiane: quelle che i figli vedono in casa, nei gesti e nella coerenza dei loro genitori.
Educare all’amore è un compito altissimo, ma non può essere delegato. E se la famiglia smette di essere il primo luogo dove l’amore si impara, nessuna riforma scolastica potrà colmare quel vuoto.
Un genitore modenese
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