Quando si pensa al mecenatismo, la mente corre subito alla famiglia dei Medici, la quale sovvenzionò artisti e uomini di cultura che resero il nostro Paese unico al mondo.
Recandomi nelle numerose chiese del centro storico di Modena, mi rendo conto che quello spirito è scomparso, lasciando il posto a uno stato di abbandono che grida allo scandalo.
A nessuno interessa il cospicuo patrimonio spirituale e architettonico della città? È una domanda che pongo sia a noi comuni cittadini, sia agli imprenditori, sia a gente che, per finanze personali, può permettersi nobili gesta.
Diventiamo tutti mecenati della città, in parte perché i fondi non sono infiniti, in parte perché certi tesoretti vengono dirottati per altri scopi e infine perché c'è un livello di disinteresse istituzionale e clericale che non vale più la pena di pungolare.
Si può provare a fare squadra (termine che in Italia si lega tristemente solo al calcio) e lavorare insieme per restituire dignità ai nostri antichi edifici di culto?
Con l'auspicio che tutti si interroghino seriamente su questo, vorrei arricchire la riflessione con un interrogativo a cui nessuno mi ha saputo (o voluto) rispondere: il lascito plurimilionario dato all'abbazia benedettina di San Pietro che fine ha fatto?
È evidente che non dovranno essere solo quelle le fonti di finanziamento, perché i milioni per intervenire su tutte le chiese sono molti di più, allora invito tutte le persone che ancora hanno un briciolo di rispetto per Modena a interpellare se stesse per capire se intendono mandare in rovina quella immensa eredità o riportarla al suo antico splendore. Uno splendore a cui dovrà seguire una riattribuzione delle chiese a tutti quegli ordini monastici che in nessuna circostanza sono andati via serenamente. Ogni riferimento a fatti o persone è puramente voluto.
Cecilia Salvadori