Nuova moschea a Modena nel silenzio assoluto: ecco la partecipazione

Camillo Po: 'Mi sono recato nella moschea di via Spontini. Mostro loro l’immagine dell’assessore e mi dicono che non hanno mai vista prima quella donna'
Mentre domenica mattina scorsa nella sala conferenze dedicata all’ex sindaco di Modena Pier Camillo Beccaria è stata celebrata la festa del trionfo della democrazia partecipativa con il progetto Sei La Mia Città, la città veniva informata da alcuni media di due interventi sociali con denominatore comune l’assessore e vice sindaco Francesca Maletti dalla stessa compiuti mantenendo il silenzio più assoluto.
Verso la fine del mese di gennaio vengo informato dell’inaugurazione avvenuta il giorno 5 di un CAF e di un centro di culto entrambi Bengalesi in via Spontini all’interno di un luogo del patrimonio pubblico dato agli anziani ed ai cittadini della zona “Musicisti” del quartiere 2.
Vedo fra le immagini della pagina della comunità Bengalese quella dell’assessore suddetta con tanto di fascia tricolore al petto e con il volto soddisfatto. È seduta e circondata dagli uomini della comunità. Siccome la gente della Sacca chiede da anni invano uno spazio pubblico per incontri di natura sociale e culturale e l’unica cosa che ha ottenuto è un piccolo spazio dato a spogliatoio, comunque, per gentile concessione del locatario dal Comune di Modena di un campo di calcio, la notizia mi interessa.
Così una domenica mattina del mese di febbraio mi reco con un amico in zona. La sala per gli anziani è chiusa. Da un’altra, si odono voci e rumori di martellate ai muri. Busso e all’interno vedo alcune donne sedute a terra con alcuni bambini. Chiedo agli uomini se è vera la notizia del CAF e del centro di culto. Rispondono che è falsa. Dico loro di averla letta sulla loro pagina FB. Rispondono che mi sono sbagliato oppure che essa non è la loro pagina ovvero lo è di un gruppo di un’altra città. Dicono anche di essere lì perché i cittadini lo hanno loro consentito ma confermano di non esserlo per motivi di analisi fiscale e per preghiera al misericordioso in cielo ed al suo sommo profeta in terra. Mostro loro l’immagine dell’assessore, “mai vista prima quella donna”. Dopo le spiegazioni e la bevanda offerta ed i loro salamelecchi, porgo con suprema cordialità i più sentiti ringraziamenti e, prima di congedarmi dal teatrino delle falsità, dico loro di non appartenere ancora alla categoria modenese dei “tontobeoti”. Loro non capiscono ma sorridono e contraccambiano i saluti ed insistono con gli inchini.
Già i primi giorni di febbraio erano stati informati della nuova assegnazione della sala di via Spontini anche alcuni consiglieri comunali, senza peraltro suscitare in loro alcun interesse. Se non interessa a loro ed ai cittadini il silenzio non partecipativo dell’assessore, mi sono detto quando l’ho saputo, lascio perdere anch’io, ho altro da fare.
In seguito, però, apprendo da varie fonti della prossima apertura in Sacca, già fragile per altre problematiche in essa scaricate, di un centro per tossicodipendenze e per assistenza e carità a persone senza fissa dimora, questo, all’interno di un abitato e prossimo a vari servizi commerciali ed a una scuola materna. Noto che anche questa decisione- e questo è il punto dolente anche qui- non è stata comunicata alla cittadinanza e nemmeno al consiglio di quartiere e che l’artefice dell’opera e del silenzio è ancora una volta l’assessora Francesca Maletti.
La gente della Sacca - non indifferente alle continue ed annose offese ad essa ed al loro territorio, delusa dalle promesse di sincera e reale partecipazione arrivate dalla nuova giunta - sbotta e così anche la notizia dello spazio fisico di via Spontini arriva, prima ad un quotidiano online e poi agli altri. Esso indigna per le modalità e per il silenzio.
È noto che chiunque nasconda lo fa per una determinata motivazione. Siccome, sia la decisione su via Spontini, che quella sul centro per tossicodipendenze, non sono segreti di Stato, non portarle alla conoscenza pubblica della città da parte di un amministratore pubblico può far presumere che egli o non condivida la volontà del sindaco di un maggiore coinvolgimento dei cittadini nel fare per la città, oppure che il suo fare non sia abitualmente trasparente. Altra nota dolente è il dire di alcuni assessori di non saperne nulla. Vero o non vero ciò, c’è veramente da preoccuparsi, ancor di più se in una giunta è vero non esservi comunicazione e collegialità. Ciascuno fa quello che più piace e pare?
In considerazione di quanto sopra, soprattutto per il suo fare incoerente con il nuovo corso dell’attuale giunta, ritengo l’assessore Maletti “unfit” nel ruolo e dunque ritengo essere opportune le sue dimissioni dalle sue cariche in giunta.
Cordiali saluti,
Camillo Po
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