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Ricordo del professor Zucchini: voce modenese doc della destra che fu

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Come scrive acutamente Marcello Veneziani oggi la destra non c'è più e si è ridotta a piccola cosa, ma in compenso dilaga la destrofobia. Zucchini era altra cosa. In Modena vista da destra aveva dedicato un intero capitolo al Bar Pellini in largo Garibaldi, dove tra gli anni '50 e '70 si trovavano intere compagnie di giovani modenesi e, tra una rituale partita a carte o a biliardo, si svolgevano talvolta accese discussioni politiche


Ricordo del professor Zucchini: voce modenese doc della destra che fu
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Non solo il variegato mondo della “destra” modenese, ma tutti coloro - tantissimi - che lo avevano conosciuto e apprezzato, nei giorni scorsi hanno sofferto per la scomparsa del prof. Guido Bruno Zucchini, per tutti Bruno, classe 1932, mezzo secolo nel Movimento Sociale Italiano.

Il prof. Zucchini difatti era noto a Modena non solo per le idee politiche mai nascoste o rinnegate, ma principalmente, quanto meno nel suo periodo di attività, come uomo di sport: oltre ad avere insegnato per anni educazione fisica in vari istituti scolastici modenesi (tra cui i licei scientifici Tassoni e Wiligelmo e l’ITI Corni) e praticato diverse discipline (era appassionatissimo di sci), a metà degli anni sessanta fondò l’Athletic Club. La storica “palestra in centro” (era difatti situata in largo San Biagio) tenne aperti i battenti per ben trent’anni e ospitò gli allenamenti di intere generazioni di modenesi, di personaggi famosi e atleti di diverse discipline sportive.

Nell’ultima decade, grazie all’iniziativa e al contributo di una casa editrice locale, si è cimentato nel ruolo di saggista e storico, scrivendo la propria “trilogia nera”: Vista dai vinti – La guerra civile nel modenese (1943-1945) il primo libro, edito nel 2007 da TeI; Modena vista da destra – Sessant’anni a Modena, tra racconti di vita, aneddoti, sport, vittorie e sconfitte, di un modenese doc, il secondo (anno di uscita 2010); Modenesi in camicia nera (1919-1943) – Dallo squadrismo alla marcia su Roma, dagli anni del consenso al crollo del regime. Tutti gli uomini che hanno fatto il Fascismo in provincia di Modena, l’ultima sua opera (2016). 

In Modena vista da destra, un libro per metà autobiografico, racconta gli inizi della propria passione per la politica.

Suo fratello maggiore Augusto, sottotenente dei Bersaglieri, era rimasto prigioniero dei russi nel 1942 sul fronte del Don ed era morto il 3 febbraio 1943 in un campo di prigionia sovietico (subirono lo stesso tragico destino 60.000 soldati italiani), mentre la sua famiglia aveva conosciuto la miseria e le privazioni della guerra.

 L’ultima fotografia del sottotenente Augusto Zucchini dal fronte russo

Nel primo dopoguerra, presso la trattoria “Del Bersagliere” in via Gallucci, cominciano a riunirsi i primi neo-fascisti che poi daranno vita al Movimento Sociale Italiano.

L’adolescente Bruno Zucchini appare inizialmente “perplesso” di fronte ai discorsi “anacronistici” di coloro che esaltano il ventennio fascista e la R.S.I. nonostante le disastrose conseguenze di una guerra persa, ma il fascino dei “vinti” e di quelle riunioni “carbonare”, mentre ancora in città spadroneggia la “polizia partigiana”, con la famigerata “Volante Rossa”, è troppo forte: pochi mesi più tardi egli si iscriverà a quel partito, militando poi nell’ala rautiana sino alla storica “svolta di Fiuggi” e alla nascita di Alleanza Nazionale (1995).

Quella del M.S.I. del dopoguerra è una storia assai poco conosciuta a Modena.

Le sue iniziative saranno osteggiatissime nella “città medaglia d’oro della Resistenza” (le “manifestazioni di sdegno” si sprecheranno), anche se il partito avrà comunque un seguito non irrilevante (in ambito comunale una media del 3% circa) grazie all’adesione di numerosi giovani delusi dai partiti dell’arco costituzionale; ma l’anticomunismo viscerale sarà il suo vero collante, assieme ad un nostalgismo un po’ velleitario e caratterizzato da varie “rimozioni” (ad esempio l’antisemitismo e le vittime della persecuzione razziale).

Si può dire oggi che è stato anche grazie a figure come quella del Prof. Zucchini – persona dotata di indubbie capacità umane e professionali, rispettata anche da chi non la pensava come lui – che la destra missina uscì gradualmente dall’isolamento e si inserì nella società civile. 

Il prof. Zucchini rifuggì sempre da ambizioni carrieristiche o elettoralistiche e, in special modo negli ultimi anni, rimase piuttosto defilato dalla vita politica; ai “ludi cartacei” (definizione mussoliniana delle elezioni democratiche) preferì i ludi sportivi.

 Gustav Thoeni nel 1974 riceve un premio dal Prof. Zucchini presso la palestra Athletic Club

 

Un combattente come lui non poteva peraltro rinunciare a regolare i conti con la storiografia ufficiale e perciò scrisse Vista dai vinti, una dettagliata e impressionante cronistoria della “guerra civile” (terminologia che molti storici della “guerra di liberazione” ancora oggi rigettano) nel modenese dal 1943 al 1945, frutto di oltre un decennio di meticolose ricerche.

Egli diede voce a “chi di solito voce non ha”: giovani e talvolta giovanissimi che in una fase storica caotica e tragica della storia d’Italia si trovarono dalla “parte sbagliata” o più semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato, come ad esempio le donne vittime di violenze (non infrequentemente accusate di essere “spie fasciste” o “collaborazioniste” per coprire il vero movente delinquenziale dei loro carnefici), alle quali ancora oggi non si dedicano presidi o celebrazioni pubbliche. Perché i vinti, si sa, non sono mai di moda.

Come presidente dell’associazione “Modena900” presenziai nel maggio dell’anno scorso alla presentazione di Modenesi in camicia nera, a cui partecipò come gradito ospite non solo l’autore del libro ma anche il Direttore dell’Istituto Storico di Modena Claudio Silingardi, che molto correttamente accettò l’invito all’incontro.

Conserverò sempre il ricordo di quell’evento, che dopo i comprensibili timori iniziali si caratterizzò per la serenità del confronto e una gradevole convivialità; fatto impensabile o improponibile, anche solo fino a pochi anni fa, nella “città medaglia d’oro della Resistenza”, in cui la retorica dell’antifascismo in (completa) assenza di fascismo ha impedito di consegnare quest’ultimo alla storia riconoscendo, oltre agli aspetti negativi del ventennio, anche quelli positivi, ad esempio in campo sociale.

Il lungo dopoguerra forse sta davvero per finire, anche se ancora oggi c’è chi cerca di speculare politicamente sulla contrapposizione tra fascismo e antifascismo.

 

 Nell’ultimo anno la salute del prof. Zucchini era gradualmente peggiorata a causa del male incurabile che lo ha costretto negli ultimi giorni di vita al ricovero ospedaliero.

In Modena vista da destra aveva dedicato un intero capitolo al Bar Pellini in largo Garibaldi, dove tra gli anni ’50 e ’70 si trovavano intere compagnie di giovani modenesi e, tra una rituale partita a carte o a biliardo, si svolgevano talvolta accese discussioni politiche. 

Era l’epoca del boom economico e di un clima di generale fiducia nel futuro in cui non ci si accorgeva, come ha scritto in Modena vista da destra, che “la giovinezza passava”.

Il vitalismo di un tempo aveva ceduto il passo all’inevitabile velo di malinconia della vecchiaia, anche se mai perse la sua naturale esuberanza verbale e socievolezza.

 

Gli amici “veri” e i vecchi “camerati” erano ormai quasi tutti scomparsi o si erano dileguati, tuttavia il richiamo di uno dei luoghi della sua Modena rimaneva: “Non appena esco di qua la prima cosa che faccio è andarmi a prendere un caffè sotto il portico del Collegio”, ci ha detto appena dieci giorni orsono, al termine della nostra ultima visita ospedaliera. 

Nella sua foto ricordo non potevano mancare i versi di un cantautore in auge negli anni ’60 - ’70 ed icona della gioventù “ribelle” che, da destra, faceva la “lotta al sistema”: “In un mondo che…non ci vuole più…il mio canto libero sei tu”.

Come scrive acutamente Marcello Veneziani oggi la destra non c’è più e si è ridotta a piccola cosa, ma in compenso “dilaga la destrofobia”se ti dichiari di destra, sei definito di estrema destra; se ami il tuo paese o addirittura la tua patria, se ami la famiglia e la civiltà, il tuo amore viene commutato in odio e così ti ritrovi xenofobo, omofobo, più altre fobie affini o espresse tramite giri di parole. Oltre che fascista, nazista e, l’accusa regina, razzista”.

Quella fu appunto la “destra” di cui il Prof. Bruno Zucchini fu degno rappresentante.

 

Antonio Baldini - presidente di Modena900

 


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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