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Bentornati in piena rivoluzione industriale, bentornati nell'800. Tutti sulla carrozza a vapore: prima classe con tappettino rosso, terza classe con puzza di sudore, topi e carbone. Eccola qua la nuova frontiera delle battaglie sindacali e dei diritti dei lavoratori. Alla Castelfrigo di Castelnuovo di Modena, patria del maiale (la cui statua infatti troneggia davanti alla chiesa) e della lavorazione carni, il lavoro c'è, ma viene garantito a un patto: non protestare. Accettare qualsiasi cosa. Zitti zitti, che così si continua a mangiare le briciole che cadono dalla tavola del ricco Epulone. Si salvano 52 dipendenti (per sei mesi eh, mica montiamoci la testa...) e se ne buttano a mare 70 (salvo il nuovo accordo firmato in Regione). I 50 salvati ovviamente sono quelli che non hanno scioperato in questi giorni.
Sono quelli che non hanno rotto le scatole al padrone con le braghe bianche. Il padrone magnanimo che va a Messa la domenica, proprio nella chiesa nel cui piazzale troneggia il Re suino. Il padrone che getta 50 euro nella casetta delle elemosine salutando il prete con un cenno di mano. Nel peggiore dei luoghi comuni, nella peggiore delle realtà.
Ma non stupiamoci. Va così. Alla faccia delle battaglie degli anni '60, dei diritti conquistati a forza, alla faccia di una sinistra oggi rappresentata da un Pd vicinissimo alla Cisl che ha firmato questo abominio, un Pd che infatti, un anno fa, con il suo esponente di spicco Richetti si disse al fianco delle imprese del settore carni.
Non stupiamoci. Così va il mondo. Mettiamoci tutti zitti zitti a leccare i piedi al potente di turno, omaggiamolo e sorridiamo al suo passaggio: viva il re, viva la regina e viva anche la ricca borghesia. Sì, sì, la 'borghesia': come nell'800. Peggio dell'800. Spelliamoci le mani e picchiamo in testa il nostro vicino per farci vedere meglio dal capo. Magari potremo anche noi aspirare a un lavoro. E ringraziare il capo, il padrone, il superiore per questo, baciare le mani a vossia. E la dignità? Con la dignità non si mangia. Nemmeno la carne di porco.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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