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Quasi un anno è trascorso dall’unificazione fatta a freddo della Galleria Civica e Museo della Figurina, istituti pubblici, con la privata Fondazione Fotografia, riuniti nella Fondazione Modena Arti Visive (FMAV). Il nuovo ente oggi mostra tutta la debolezza di un’operazione realizzata al solo scopo di una razionalizzazione di sistema. Mentre andava sapientemente messa a punto, attraverso un disegno progettuale ben concepito, discendente da una visione generale ben precisa, che non è stata elaborata.
La fusione realizzata a tavolino dai soci fondatori, partendo dalla fine di un percorso, mentre questo risultato doveva essere l’esito di un reale confronto trasparente con la città, che non è stata coinvolta minimamete su una scelta così importante, errore iniziale, molto grave di cui oggi si ha piena percezione dell’entità, che si somma al mancato convolgimento dei primari attori dei beni culturali interessati nell’operazione.
Il motore, l’energia di vitale importanza per qualsiasi istituzione, sono le risorse umane, patrimonio e “bene immateriale”, depositario di esperienza e di conoscenza sedimentata, la forza motrice principale per qualunque progetto e istituto culturale. I valenti professionisti, si son trovati quasi di punto in bianco una rivoluzione non prevista, cosa che va a riflettersi anche oltre la sfera lavorativa, con l’alternativa: prendere o lasciare. Dal pubblico al privato, questo è, di fatto, l’esito del tre in uno. La FMAV ha Diana Baldon (nella foto) come direttore generale, selezionata attraverso un bando a evidenza pubblico tra un quartetto rosa, passando dalla corsia preferenziale.
Già la fusione a freddo è stata indigesta, priva di un periodo intermedio, di rodaggio diremmo, come se ciò non bastasse, tanto per non farci mancare nulla, ha un direttore fantasma.
La Baldon è residente all’estero, nonostante il prestigioso e oneroso ruolo conferitogli, continua a risiedere colà, facendo una capatina all’occorenza in città, giusto per presenziare alle inaugurazioni, a conferenze stampe riservate agli addetti ai lavori, e poco più. A fronte di uno stipendio di tutto rispetto pari a 85.000 mila euro, dove la parte pubblica la fa da leone.
L’obiettivo prefissato dal nostro Settore cultura, l’assessorato, è quello di facilitare l’integrazione tra i tre diversi istituti, raggruppati in FMAV, attraverso una serie di azioni per mettere a fuoco i patrimoni storici e le loro pecularietà, facendo da supporto alla direttrice Baldon. Come può il nuovo direttore, per lo più lontano dal territorio, prendere adeguata visione e conoscenza della storia e delle esperienze maturate in oltre dieci lustri dalla Galleria Civica? E soprattutto definire le linee metodologiche e gli obiettivi di una programmazione condivisa e integrata dei tre istituti, due pubblici e uno privato che dirige?
Non possiamo permetterci un direttore meno che part time di un istituto come il FMAV, appena nato, che raggruppa tre anime diverse, e già questo è un incarico delicatissimo, poi l’ente diretto dalla Baldon è parte integrante del futuro polo culturale della città, il Sant’Agostino-Estense, quindi la direttrice generale ha un duplice lavoro sul suo tavolo, come duplice è la responsabilità che ha assunto accettando la nomina lo scorso ottobre.
L’enorme responsabiltà richiede presenza stabile e continua sul territorio, se non si può garantire ciò, rispettosamente si consiglia alla direttrice di fare un passo indietro.
Ben maggiore è la responsabiltà di chi ha fatto da conto senza l’oste, nei confronti della comunità modenese: gli amministratori pubblici e privati. Ancora di più è la responsabiltà pubblica che ha sostanzialmente regalato e “senza rete” a una fondazione bancaria non solo una grande storia culturale come quella della gloriosa Civica, in pratica disconoscendola, riassorbita come un vuoto a perdere nella privata nuova Fondazione MAV, che è anche una bella fetta di storia collettiva e comunitaria della nostra città cui tantissimi artisti e cittadini hanno preso parte.
Nemmeno un anno è trascorso dall’approvazione dello statuto della Fondazione Modena Arti Visive, e il primissimo bilancio è impietoso. Un direttore sulla carta, una programmazione culturale iniziale non esaltante, il numero di visitatori da profondo rosso. Inoltre non è stata avviata nessuna fattiva collaborazione tra i dipendenti e i collaboratori, e soprattutto con il vertice. Ne consegue un malessere montante all’interno degli istituti civici, e alcune “risorse umane” hanno già abbandonato la barca della Baldon.
La situazione di disagio, di disgregazione all’interno della Galleria Civica, Stefano Luppi sulla Gazzetta di giorni orsono l’ha chiamata: “Nuova” Galleria Civica, acque agitate.
Altro che acque agitate, qua sta andando in rovina, un primario istituto culturale di riconosciuto prestigio nazionale e internazionale nel silenzio più assordante.
Franca Giordano