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'Lezioni di democrazia noi del Pd non le prendiamo da nessuno, specialmente da chi spalleggia il ministro fascista della malavita Salvini'. Così Marco Miana, l'ex ribelle di Modena Attiva, addomesticato nell'era Giancarlo Muzzarelli, si riferisce su Facebook al ministro dell'Interno Matteo Salvini, postando una foto evidentemente ritoccata nella quale Salvini offende i Meridionali. Intervento peraltro che trova un commento favorevole della assessore Anna Maria Vandelli che afferma: 'Ne sono state condivise tante su esponenti del Pd che questa non si può neppure qualificare come fake news. Ma piuttosto una poetica e libera interpretazione degli umori profondi del vivemainvecepremier'.
Un intervento come tanti sopra le righe e che non meriterebbe nessun cenno, ma che val la pena di essere citato e di restare agli atti perchè arriva da un esponente (sedicente Pd) passato dalle durissime battaglie di Modena Attiva al fianco di Paolo Silingardi contro Giorgio Pighi e Daniele Sitta, a un atteggiamento ossequioso verso la giunta Giancarlo Muzzarelli.
Dopo che nel 2015 venne assegnato alla società di cui Miana era consigliere delegato (Mismaonda) un incarico da 800mila euro per la realizzazione dei Giardini del Gusto in occasione di Expo. Giardini che ebbero la supervisione di Massimo Bottura che ne fu coordinatore artistico, ma che non ebbero un grande successo di pubblico.
Abbiamo ripescato (foto in alto) l'intervista a Prima Pagina dello stesso Marco Miana. Era il 22 agosto 2015.
Eccola. La riportiamo integralmente senza commenti.
Miana, partiamo dalla genesi del progetto. Molti hanno criticato il fatto che alla sua società sia stata assegnata la gestione del progetto senza bando. Come risponde?
«Il problema non sussiste perchè Misamaonda è una impresa privata che ha presentato un progetto ispirato da Massimo Bottura, nell’inverno 2013, alle istituzioni preposte alla valorizzazione del settore agroalimentare. In particolare Famo e Palatipico.
Queste realtà non hanno nel loro statuto l’obbligo di fare bandi e quindi hanno fatto una assegnazione diretta alla nostra impresa che da anni produce eventi culturali di qualità in Italia e all’estero» .
Veniamo alla cifra. Ottocentomila euro per una rassegna di 150 giorni. Per alcuni sono troppi.
«Parliamo di 630mila euro netti. Il festival della letteratura di Mantova dura 4 giorni e costa un milione e mezzo, così come tutti i festival di caratura nazionale. Chi contesta un contributo di 630mila euro a fronte di una programmazione quotidiana di questa qualità, con tutte le spese a nostro carico, o è in malafede o semplicemente disinformato».
Altra critica è quella legata al ruolo di Bottura. Va bene la centralità della sua figura nel settore alimentare, ma non le pare che allo chef modenese l’amministrazione abbia delegato il settore culturale con eccessiva disinvoltura?
«Ho grande stima di Massimo. Bottura porta nel mondo la modenesità e lo fa non pro domo sua, ma per raccontare una realtà a cui appartiene. Credo la sua figura sia un volano importante per la città, basti pensare al microcosmo economico nato intorno al suo ristorante in via Stella: dai negozi ai bed and breakfast. Poi certo, il progetto dei Giardini del Gusto deve avere una continuità nei prossimi anni indipendentemente dalla sua figura. Il problema è guardare dopo il 20 settembre e che progettualità dare al nostro sistema economico».
Intanto facciamo un bilancio di questi tre mesi. Complessivamente la vostra rassegna poteva fare risultati migliori in termini di pubblico.
«Le presenze giornaliere si attestano tra le 200 e le 400 con punte sabato e domenica di oltre 1000 visitatori. Enzo Bianchi, Corrado Augias, Federico Buffa hanno portato alla Vigarani anche 1500-1600 ospiti. Mi auguro che alla fine la rassegna possa chiudere intorno alle 150mila presenze. Ma il punto non sono i numeri. Non avevamo l’ambizione di riunire folle oceaniche ma di promuovere e valorizzare il sistema delle imprese della filiera agroalimentare, affrontando temi etici e culturali e dando spazio alle realtà di nicchia. E’ stato un percorso coraggioso. Penso alla rassegna organizzata con Alberto Morsiani sulle sostenibilità alimentari o a chef di altissimo livello, ma poco noti al grande pubblico come Enzo Santin, Pietro Leemann o Moreno Cedroni. Poi, certo, abbiamo chiamato anche Cracco e Canavacciuolo. Senza dimenticare che i Giardini sono stati una ribalta per la città, dando spazio a tante associazioni e realtà modenesi: dal centro stranieri alla gioventù musicale, passando dagli ordini professionali».
Al di là dei Giardini del Gusto però la programmazione Expo del Comune non ha portato i turisti attesi. Perchè secondo lei?
«Modena ha delle eccellenze che vanno valorizzate. Ci vuole tempo e professionalità di alto livello. Serve una politica di sistema che a questa città manca da tempo. Bisogna fare rete e può farlo solo chi governa. Io ad esempio spero molto nel Sant’Agostino come futuro polo museale delle arti visive di Modena».
E secondo lei Muzzarelli è capace di fare sistema?
«Secondo me Muzzarelli ha questa capacità. Ha relazioni importanti ad alto livello, essenziali per governare. Ha sguardo di insieme e competenza. La sua debolezza è quella di accentrare su di sè molti compiti».
Quindi bravo Muzzarelli. Un’ultima domanda. Lei ai tempi di Modena Attiva usò parole durissime contro l’amministrazione allora guidata da Pighi. E’ vero che i temi erano diversi, ma perchè questo cambio di visuale? Davvero pensa ci sia stata una svolta?
«Siamo di fronte a una crisi di straordinaria gravità. Una crisi doppia: economia e di identità di valori unificanti. Oggi credo vadano messi da parte i dettagli ideologici per cercare di fare squadra e guardare avanti. Serve condivisione e continuità nei progetti nei quali crediamo, abbandonando gli interventi-spot, un rischio che vedo anche per i nuovi spazi alla Manifattura. Sarei felice ad esempio se alla prossima edizione dei Giardini partecipassero anche Ert, Arci, Galleria civica. Ad oggi a questa amministrazione va dato il merito di avere tentato di unire i principali attori della città per valorizzare il nostro sistema agroalimentare».
Redazione Pressa
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