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Dal 1945 ad oggi a Modena il Pci/Pds/Ds/Pd ha costruito un sistema di potere diffuso, articolato, capillare, infiltrato in profondità in ogni parte della società locale, in ogni sua piega. Un sistema praticamente inscalfibile che nel tempo ha 'sterilizzato' qualsiasi forma di opposizione e, anzi, ha gradualmente assorbito ed integrato ogni forma sociale, economica, politica di opposizione esistente o possibile.
Il 'sistema di potere' è ora in grado di autoreggersi anche sulle gambe di una élite/establishment/pseudoclasse dirigente politica del Pd di scarsissima ed assente qualità e competenza.
Leggendo i curriculum degli attuali funzionari a tutti livelli del Pd attuale e di quello del passato recente nonché di assessori di giunta e di molti consiglieri comunali di maggioranza, alleati del Pd compresi, ci si rende conto di come si sia arrivati localmente a raschiare il fondo del barile, a partire dal sindaco ad arrivare all'ultimo dei polli di allevamento catapultato a fare l'assessore.
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Nel tempo, dopo una fase lungamente propulsiva ed innovativa del governo locale, su diversi piani, dal Welfare locale, alla sanità, ai servizi sociali, alla istruzione, alla urbanistica, alla cultura, fase che fu descritta come socialismo riformista emiliano, è subentrata una fase di progressivo declino.
La diversa qualità che contraddistingueva la società locale ed il suo governo si è persa.
Il liberismo culturale e politico ha via via preso il posto di quel positivo socialismo riformista emiliano e le metodologie di governo si sono omologate al mainstream pensiero liberista su tutti i piani della gestione della comunità e del territorio.
Epoca di tagli sul sociale e di privatizzazioni ed esternalizzazioni a conglomerati di potere economico e finanziario, privati e cooperativi, o a molok incontrollabili come Hera, orientati al profitto più che alla gestione dei servizi alla comunità.
La élite del Pd e dei suoi alleati, dentro e fuori dal partito, si è specializzata nella gestione del potere per il potere e nella sua conservazione ingessando di fatto la comunità e la sua capacità critica e di confronto.
Servirebbe un cambiamento, ma non se ne vede traccia.
Roberto Vezzelli - ex presidente Legacoop
Redazione Pressa
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