Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Nonostante le promesse, anche recenti, del capogruppo Andrea Bertani, l'accordo tra Pd e Movimento 5 Stelle anche in Emilia Romagna sulla scia del Conte Bis pare ormai cosa possibile. Addirittura probabile. Ieri Di Maio ha aperto a un accordo civico in vista delle Regionali in Umbria e in Emilia Romagna le distanze, fino a pochi giorni fa incolmabili, sembrano essersi ridotte in modo notevole.
Talmente notevole che Bonaccini sta pensando di slittare nuovamente la data del voto a gennaio e non più a novembre per avere il tempo di convincere i grillini a cedere. Su tutta la linea. Sì perchè, a quanto pare, l'ultimo paletto rimasto ai 5 Stelle prima della resa è quello del nome del candidato presidente. Bertani e colleghi non vorrebbero Bonaccini, ma il Pd non farà passi indietro e probabilmente il compromesso sarà il candidato in Calabria.
Una resa, se sarà tale, incredibile quella del Movimento 5 Stelle. Così incredibile da assumere i contorni della farsa. Sulle pagine social del Gruppo regionale M5S ci sono ancora le grevi battute rivolte dai pentastellati al Pd e a Bonaccini etichettato fino a poche settimane fa come 'indefendibile', schernito con una corona in testa come 're del fossile', accusato di 'non pagare le multe', con occhiali a forma di slot machine 'arreso alle lobby del gioco d'azzardo', protagonista di un 'fallimento politico' e via di questo passo. Stesse accuse e sfottò al Pd renziano di Renzi (disegnato ovviamente col naso da pagliaccio insieme all'ex Pd Richetti), alla Gazzolo, a Donini e alla Gualmini.
E ora? Ora i 5 Stelle sono a un passo dall'allearsi con quel Pd anche in Emilia Romagna. Per la gioia di Bonaccini che, dal canto suo, è sempre stato accorto e gli archivi non custodiscono particolari attacchi al Movimento.
La differenza tra l'Emilia Romagna e Roma è proprio questa: a Roma era il M5S a guidare le danze col Pd, forte di una maggioranza indiscussa di parlamentari, in Emilia invece con questa alleanza il Pd fagocita il suo avversario, umiliandolo su tutti i fronti. Nessuna giustificazione 'emergenziale' alla alleanza si può addurre in questo caso. Qui, a differenza di quanto paventato a Roma, non c'è alcun allarme democratico, l'Emilia Romagna non uscirà in ogni caso dall'Europa e Lucia Borgonzoni (sempre se il centrodestra si unirà definitivamente su di lei) non chiuderà alcun porto. Qui si tratta solo della sopravvivenza del Sistema Emilia e della soprovvivenza di quel che resta dei 5 Stelle, nuove stampelle del Sistema da loro combattuto.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>