È successo di nuovo. In Emilia Romagna un altro parto nel tragitto che divide il comune di residenza al punto nascita. Questa volta non all'interno di un'ambulanza ma all'interno di un elicottero in volo. E' la prima volta che succede e potrebbero non essere l'ultima. I fatti riportano alla notte tra martedì e mercoledì. Una donna di 27 anni ha partorito a bordo dell’elisoccorso mentre veniva trasportata da Vidiciatico, sull’Appennino bolognese, all’Ospedale Maggiore di Bologna. Un evento eccezionale — il primo parto mai avvenuto in volo su un elisoccorso in Emilia-Romagna, secondo quanto riferito dall’Ausl — che però solleva ancora una volta un problema strutturale tutt’altro che eccezionale: la crescente vulnerabilità delle donne che vivono e partoriscono nei comuni montani e nelle aree periferiche della regione.La donna, di nazionalità congolese e ospite del Centro di accoglienza di Vidiciatico, si trovava in travaglio quando, all’1.23 di notte, è stata allertata la centrale del 118. Un’ambulanza partita da Gaggio Montano ha prestato i primi soccorsi, ma vista la distanza e l’urgenza è stato richiesto l’intervento dell’elisoccorso. Durante il volo, in prossimità della zona di San Luca, il parto si è accelerato improvvisamente: è nato un bambino di 3 chili, assistito dal personale sanitario a bordo con 'grande tempestività e competenza', come sottolinea l’Ausl.
Entrambi, fortunatamente, stanno bene.Ma cosa sarebbe successo se il parto fosse stato più complicato? Se le condizioni della madre o del neonato non fossero state ottimali? Questo episodio, pur conclusosi nel migliore dei modi, rappresenta un campanello d’allarme — l’ennesimo — sulle criticità che si verificano da quando, negli ultimi anni, molti punti nascita nei comuni montani della regione sono stati chiusi o accorpati a centri più grandi, in nome della razionalizzazione delle risorse e della sicurezza clinica.Secondo le direttive ministeriali e regionali, infatti, i punti nascita con meno di 500 parti all’anno sono stati progressivamente dismessi, lasciando interi territori privi di un presidio ostetrico attivo. Il risultato è che oggi, per molte donne residenti nell’Appennino bolognese o nelle zone montane di altre province dell’Emilia-Romagna, un parto fisiologico può trasformarsi in un'emergenza semplicemente per il tempo necessario a raggiungere il centro specializzato più vicino. A volte servono fino a due ore di viaggio, in condizioni meteo spesso proibitive, su strade strette e tortuose.Il sistema di emergenza urgenza, come dimostrato anche in questo caso, funziona. Ma può e deve rappresentare una soluzione estrema, non una via ordinaria per affrontare quello che dovrebbe essere un momento fisiologico e tutelato come il parto.
Affidarsi a elicotteri e ambulanze per ogni travaglio nelle aree periferiche non può diventare ordinario, così come non si può sempre puntare e contare sulla grande preparazione del personale medico e infermieristico a lavorare in condizioni estreme.