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Sant'Agostino, troppi silenzi che celano macroscopiche criticità

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I tanti problemi che restano all'indomani della famosa firma a 4 dell'Accordo di Programma


Sant'Agostino, troppi silenzi che celano macroscopiche criticità
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A che punto siamo con il Sant’Agostino – Estense? Ancora sulla carta il mega progettone culturale avviato, e fermo al palo, l’ultra decennale Polo Culturale Sant’Agostino che dopo lo stop del TAR 2015 che dichiarò totalmente illegittimo il progetto della Aulenti , è stato in parte riveduto, per ripartire attraverso un ”accordo di programma”. Conclusa la prima fase della conferenza dei servizi durata ben nove mesi lo scorso 28 marzo che ha registrato - un nulla di fatto -. Non c’è stato nessun accordo unanime sul progetto che prevede la variante urbanistica, nonostante la falsa sicumeraostentata dal partitone che l’ha festeggiata approvandosi una mozione ad hoc. Pieno il dissenso dell’ex Soprintendente Malnati che ha richiesto una integrazione d’indagini di natura archeologica, analisi stratigrafiche sulle strutture ottocentesche e carotaggi per la possibile presenza di mura basso mediovali.

Interessati due immobili di cui andrebbe evitata la totale demolizione e ricostruzione: l’ex Istituto Pediatrico,già Antico Ospedale, poi Sala Celtica e l’Istituto Clinico Dermo – Sifilipatico. Nel sottosuolo è previsto un enorme spazio-vano tecnico a servizio di tutto il Polo, cosa che la eventuale presenza dei reperti non consentirà di realizzare. Quindi si rende obbligatario rivedere radicalmente tutto l’impianto progettuale. E comunque quello che si potrà demolire sono sole le superfetazioni di epoca recente.

Dello stesso parere anche l’ufficio periferico del Ministero ( il segretariato regionale ) che non ha voce in capitolo in merito a una  – variante urbanistica – l’ha solo in merito  al “progetto “ che non è stato vagliato nella fase preliminare della conferenza dei servizi , la cui approvazione è il tema della proposta dell  ‘accordo di programma’ :  “E se non è approvato il progetto non è , non può essere approvata la variante ( che dipende dal progetto appunto in contrasto con la vigente discliplina di piano ).

Che è stato siglato dai rappresentanti per il Comune da.Giuseppe Dieci, dalla Provincia con l’architetto Antonella Manicardi,  dalla Fondazione Cassa Modena da Luigi Benedetti , e dal Mibact da Sabrina Magrini lo scorso 28 giugno. Una firma questa molto importante e agognatissima, la quale imprime “una forzata accelerata” a tutto il processo per la realizzazione di questo sofferto progetto, non esente purtroppo ancora oggi da troppe anomalie, illegittimità e oberato da conflitti d’interessi.  Stupisce che un fatto così importante non sia stato pubblicizzato, neppure dagli organi di stampa ufficiali del comune e fondazione, la notizia l’ha diffusa il solo Bollettino Ufficiale Regionale.

Da sottolineare il cambio repentino di posizione del segretariato regionale del ministero, prima contrario e quindi allineato al parere del Malnati, e in attesa di esprimere il proprio parere definitivo solo dopo gli esiti delle analisi in corso al S.Agostino. Invece è arrivato questo… furtivo assenso.

Una storica giornata quindi che ha visto la firma dell’accordo di programma per la riqualificazione del “complesso monumentale dell’ex Ospedale Sant’Agostino” , al quale non è stata data nessuna pubblicità, in barba alla - partecipazione trasparente - che porta a formulare molte congetture. A cui è seguito un incontro del comitato tecnico scentifico per la curatela dell’intero progetto il giorno 6 di luglio. La conferenza dei servizi dovrebbe riprendere i lavori in autunno, nel frattempo la Fondazione Cassa Mo ,sta effettuando le analisi e indagini come prescritto dalla Soprintendenza, il ritrovamento di reperti come ipotizzato dalla stessa,imporebbe modifiche rilevanti a tutto il progetto. Su questo piano quindi siamo ancora in una fase non definitiva e decisamente molto incerta.

E finalmente pare che il Ministero dalla capitale si stia avvedendo che qualcosa di stonato nell’affair del S.Agostino ci sia.

A cominciare dalla mancata osservanza della tutela dettata dal Codice dei beni culturali a cui è soggetto l’intero complesso monumentale dell’ex ospedale, e ipocritamente bypassata nuovamente con la proposta progettuale incardinata nel procedimento di riqualificazione urbana ( PRU ) ripresentata dalla Fondazione CassaMo e completamente appoggiata dal Comune.

Con l'apposita variante urbanistica che all’uopo svincola l’area dalla norme di salvaguardia del centro storico in cui rientra il S.Agostino , che comunque non può aggirare e superare nessuna norma di tutela statale!

Speriamo che riveda anche la questione della Biblioteca estense, pazzesco il solo ancora ipotizzare che possa essere divisa in due, e trasferire il fondo libraio moderno al S.Agostino. Quando per la gestione corrente dispone soltanto di due bibliotecari ,quando ne sarebbero necessari almeno diec.

Sul versante del progetto culturale che aria tira?

Forse riprenderà il percorso partecipato, che lo è solo a parole non nei fatti, dove forse ? si avrà qualche aggiornamento sullo stato dell’arte dalla viva voce degli addetti ai lavori, in merito alla bozza del documento “Progetto del nuovo polo culturale del 14 maggio 2018” .

Documento presentato appunto nella commissione consilaiare del 14 maggio che è passato nel silenzio più totale , nessuna nota stampa in merito, come silenziosa è stata pure la maggioranza assai solerte e plaudente sul nullo di fatto dell’esito della prima fase della conferenza dei servizi.

Troppi silenzi, che stonano, che stridono.

Dobbiamo ringranziare gli Amici del Sant’Agostino che si sono fatti carico di una puntuale e minuziosa disamina. Il cui esito di riflessioni e consigli non esente da critiche motivate, sia per il suo contenuto che per la scarsa pubblicità adottata per la presentazione della bozza, sono confluite nella stampa di un secondo opuscolo. Che generosamente come il primo è stato donato a tutti i membri della giunta e consigliatura, ai dirigenti e responsabili dei maggiori enti, come a tutti gli istituti culturali della città.

Un documento modulare che può andare bene per questo e quell’altro, pesante e di difficile lettura, fintamente complesso , dove il vuoto ,l’assenza di una corale progettualità è più che parlante. Con capitoli ripetuti come la presentazione della biografia degli istituti e in seguenza gli ipotetici sviluppi futuri, presupposto e percorso alla base per la futura solo ventilata integrazione. Nella bozza spiccano anche una serie di errori gravissimi, ad esempio, viene attribuita alla Galleria Civica la mostra di Jean Micheal Basquiat,mentre è stata realizzata dalla Galleria d’arte Mazzoli. Alcune foto che ritraggono la Biblioteca di Bologna sono attribuite alla nostra Estense!! Pochi i passi avanti rispetto al documento di indirizzi per il ‘polo’ uscito nel 2017. Il tutto è ancora molto ipotetico e astratto, siamo ben lontano dalla concretezza di un programma di visione d’insieme.

Partendo dalla certezza che : “Ogni progetto culturale che possa definirsi “serio“ deve tenere conto della storia pregressa e del suo significato” , abbiamo rilevato leggendo la bozza diverse mancanze e criticità, ne elenchiamo le più macroscopiche:

  1. Questo è il dato fondante , imprescindibile per una progettualità ed ideazione concreta e non astratta per una valida programmazione , per sviluppare positivamente il percorso progettuale. Cioè, partire dalla piena consapevolezza e radicamento dell’intero capitale / patrimonio culturale della città.
  2. Chi ha steso il documento? Non sono noti gli autori. Eppure c’è un board di tutto rispetto a capo della progettazione culturale, affiancato dalla Fondazione Fizcarraldo specializzata in progetti di questa levatura.
  3. Coloro che hanno steso e messo a punto i vari capitoli della bozza sono evidentemente a digiuno della storia degli istituti culturali attori del polo e dei servizi da loro offerti, che è strettamente connessa con la storia della città. La non conoscenza ha portato gli ignoti estensori della bozza a fare degli errori eclatanti . La visione progettuale è principalmente incentrata sulla Modena estense – riportata in auge dal progetto dell’ex ministro Franceschini “Terre Estensi” – tralasciando il prima e il dopo del periodo, come se nel mentre la nostra comunità non avesse realizzato nulla di culturale. Sottovalutando il diffuso civismo che ha sempre pervaso la città, che ha lasciato tracce memorabili relegandolo in secondo piano ,con punte eccelse tra i suoi concittadini. Lo testimoniano le pietre da oltre mille anni del Duomo di Lanfranco e Wiligelmo. Dal 1997 Patrimonio Unesco. Tra l’altro fu proprio l’altissimo senso civico che caratterizza i modenesi a portarli a realizzare il primo polo culturale della città acquistando l’ex Albergo delle Arti,ribattezzato Palazzo dei Musei. Ospitando ,così in comodato gratuito le raccolte residue estensi pena il loro esilio insieme a quelle civiche.
  1. Il progetto vede tre enti coinvolti : la FCRMO,il MIBACT e il Comune. I tre enti hanno ruoli di diverso peso , e sono afflitti da problemi diversi. Il MIBACT con le Gallerie Estensi dirette dalla Bagnoli è ferma sul proposito della divisione della Biblioteca Estense in due parti ,la parte moderna andrà collocata nelle “tenaglie “del Sant’Agostino (3700 mq). Ipotesi questa quanto mai scellerata. Ciò comporta un impegno economico di tutto rispetto e l’implementazione del personale,oggi in cronica sofferenza. Su questi aspetti si continua a sorvolare. Il Ministero tace, la Fondazione e il Comune anche. Sono tuttavia già da valutare e risolvere da subito, altrimenti in futuro se non curati debitamente potrebbero inficiare la futura gestione del progetto. Difatti la mancanza di personale assommata alla ridotta frequentazione ha portato alla chiusura della sala lettura del Palazzo dei Musei.
  2. Il ruolo subalterno del Comune. Che l’amministrazione sia assente , non solo lo si evince dalla lettura della bozza del 14 maggio scorso, a spazzare del tutto qualche dubbio residuo sul disimpegno manifesto è la malgestione dell’operazione Fondazione Modena Arti Visive. Il risultato è la privatizzazione della Galleria Civica e Museo della Figurina assorbiti dalla Fondazione Fotografia. Il nuovo ente è diretto dalla Baldon in collegamento skype dalla Danimarca, volutamente assente dal territorio. E’ affiancata da un novello direttore di produzione con funzioni simili , e da Claudia Löffelholz a capo della scuola di fotografia. Il nuovo corso al momento non brilla sotto nessun aspetto. I dipendenti storici che emigrano,lasciando orfani gli istituti civici. E in pratica invece della rivoluzione copernicana, si assiste alla morte di una storia culturale cinquantennale. Che il Comune sia il grande assente nell’intera partita del Polo lo dimostra anche la decisione della Bagnoli di aprire il suo personale punto informativo con bookshop nella ex sala lettura del Palazzo dei Musei, ciò a scapito della logica collaborazione fra istituti che sono gomito a gomito già da oltre 150 anni. Se non si inizia a collaborare neppure col servizio base di info point, come si potrà collaborare a una programmazione comune essendo coinvolti in un progetto doppio e dalla portata epocale ?
  3. Una parte importante è stata assegnata allo sviluppo del primigenio progetto delle “Digital Humanities”(DH). Il campo delle applicazione DH richiede in primis conoscenze sedimentate e interdisciplinari , esso è molto vasto e di recente istituzione, e sinceramente non si evince dalla bozza come concretamente lo si intende applicare e sviluppare. Non è affatto chiaro come l’ausilio delle DH permetterà attraverso una narrativa che non è per niente delineata , di connettere la parte storica delle collezioni del Palazzo dei Musei con quella contemporanea che ospiterà in futuro il S.Agostino. Tra l’altro la FCRMO ha pubblicato il 10 luglio un bando relativo sempre alle 'Digital Humanities'. Il documento è piuttosto complesso e richiede una attenta analisi. Bando strettamente collegato con i propositi del 'Progetto di Digital Humanities' presente nella Bozza 'Progetto del nuovo progetto culturale' presentata il 14 maggio, si occuperà dei primi fondi librari individuati per la digitalizzazione come quello del Muratori, e la creazione della Digital Library, che l’ente bancario stesso finanzia con tre assegni di ricerca. Inoltre è evidente che il prospettato progetto delle DH del S.Agostino , alla fine a gestione diretta della stessa Fondazione attraverso il suo bando si troverà a concorrere con un doppione nel progetto previsto e molto simile del Laboratorio Aperto nell’ex centrale AEM, che partirà a breve dotato di cospicui finanziamenti.
  1. Un progetto culturale, qualsiasi progetto è fatto di tante parti, e una parte importante e fondamentale è quella del sostegno economico. Nelle 150 pagine della bozza , non c’è traccia alcuna neppure di massima di un business plan. Che vaassolutamente predisposto e delineato nel dettaglio.
  2. Il ruolo egemone. La Fondazione dal canto suo come maggiore finanziatore del progetto, sembra così leggittimata al doppio ruolo di supplente, delegata dal pubblico sia per il governo del polo, che per il delineamento delle politiche culturali. Il futuro polo culturale della città ,sarà costituito e abitato da enti e istituti culturali pubblici. A cominciare dalla Unimore con il Teatro e Musei Anatomici, dai Musei civici e statali, dalla biblioteca d’Arte Poletti ( a proposito di civismo ) e dalla Biblioteca Estense Universitaria, e perfino il FMAV è composta da ben due istituti pubblici. Ciò impone un ruolo di primo piano all’ente pubblico, non secondario e neppure a traino della Fondazione. È l’amministrazione pubblica che rappresenta tutta la comunità leggittimata tramite il mandato elettorale ad avere la responsabilità delle politiche culturali, come delle politiche per la sanità, l’istruzione, quella dell’urbanistica , e altre ancora. L’ente pubblico non può sottrarsi alle sue responsabilità e prerogative , abdicando a sue precise funzioni. Come neanche porsi in sudditanza nei riguardi di una fondazione bancaria che non risponde a un chiaro mandato civile e civico. Il governo del futuro Polo deve essere necessariamente pubblico.

Franca Giordano

 

 

 


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