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245 pagine che condensano e mettono nero su bianco le oltre 25 sedute che hanno portato a 45 audizioni di oltre 70 soggetti coinvolti, il tutto all’insegna della più totale trasparenza: verso le minoranza ma soprattutto nei confronti della società emiliano-romagnola. Questi i numeri che rappresentano i quasi quattro mesi di lavoro intensivo che ha caratterizzato la Commissione speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna deliberata dall’Assemblea legislativa della regione Emilia-Romagna e presieduta da Giuseppe Boschini.
“Nelle pagine della relazione - spiega Boschini - non c’è un giudizio finale sui reati, cioè sui fatti e sui comportamenti individuali della Val d’Enza che spettano solo ed unicamente alla magistratura. Ciò non significa assolutamente che questa Commissione che ho avuto l’onere ed onore di presiedere, come strumentalmente affermato da qualcuno, sia stata solo una commissione di studio: ci sono giudizi precisi sulle attività amministrative, cioè la parte che ci compete”.
“Rispetto alle tante parole spese (e le altrettante fake news circolate) per “la questione Bibbiano”, la Commissione è arrivata - continua il consigliere modenese - ad una serie di importanti conclusioni riassumibili in sette punti. In primo luogo non è assolutamente vera la notizia secondo la quale i servizi sociali in Regione siano mai stati appaltati a privati ed in particolare non è mai stata demandata a soggetti esterni la valutazione dei casi dei minori e quindi nemmeno le analisi delle situazioni famigliari o le segnalazioni alla magistratura. Il privato sociale è presente, invece, nella gestione delle comunità di accoglienza, che entrano in campo quando non ci sono famiglie affidatarie o un contesto familiare non idoneo. Abbiamo potuto apprezzare il ruolo delle famiglie affidatarie, quelle famiglie, cioè, che quotidianamente si fanno carico dell’accoglienza temporanea dei minori.
Parliamo di soggetti unanimemente considerati come portatori di un elevatissimo contenuto etico e rappresentano un mattone fondamentale nel sistema minori della regione”.
Altri temi sui quali il lavoro della Commissione ha concentrato la propria attività riguardano il ruolo di indirizzo e controllo attuate dalla Regione.
“Le linee di indirizzo regionali -prosegue Boschini- sono state giudicate da più voci un documento di ottima qualità e se ad esse si attribuisse maggiore forza, potrebbero sicuramente fornire una base per la maggiore uniformità dei servizi, attualmente in mano alla autonomia dei Comuni. Per quanto attiene invece l’esternalizzazione dei servizi ed in particolare il sistema dei controlli sulle consulenze affidate a psicologi e pedagogisti, appare come un fenomeno riferito soprattutto alle terapie psicologiche, successive alla presa in carico dei minori. Qui abbiamo potuto riscontrare l’utilità di un potenziamento degli organici pubblici delle neuropsichiatrie infantili e anche dei servizi di educativa territoriale, le cui difficoltà -in alcuni casi- sono all’origine del ricorso a specialisti esterni. Questo è un punto particolarmente delicato, perché è a questo livello che si sviluppa buona parte del caso Val d’Enza: ferma restando l’autonomia dei comuni su questi temi, che la Regione non può eliminare, pare opportuno sviluppare e potenziare le competenze pubbliche e utilizzarle quanto più possibile in via esclusiva”.
Altri due punti cruciali nel mandato che l’Assemblea aveva conferito alla Commissione speciale presieduta da Giuseppe Boschini riguardavano i “metodi seguiti negli affidi di minori e nella presa in carico delle famiglie, quali ad esempio l’operatività degli assistenti sociali” e “il rapporto tra servizi sociali e servizi dell’amministrazione della Giustizia minorile”. Anche su questi due temi la commissione ha sviluppato una attività profonda di indagine ed anzi, probabilmente questi sono stati i temi più discussi per rispondere a domande del tipo: come agiscono i servizi? Quale azione di prevenzione? Come arrivano alle segnalazioni alla magistratura minorile? Che autonomia mantiene l’autorità giudiziaria rispetto ad esse? Che protocolli scientifici si adottano per ascoltare i minori?
“Per dare una risposta puntuale a tali domande - specifica Giuseppe Boschini - abbiamo esplorato accuratamente il sistema normativo nazionale e regionale in cui si svolge il lavoro dei servizi e ne emerge un quadro complesso, non inefficace ma non sempre adeguato, che crea più di un problema, e che richiede un chiaro miglioramento sulla parte inerente le procedure di urgenza -art.403 e art. 336 comma 3- e che dovrebbero recepire più chiare garanzie costituzionali per il contraddittorio con la famiglia. Un intervento normativo nazionale su questi temi, purché attento e non emotivo, appare più che opportuno”.
“Ultimi aspetti che vanno sottolineati -prosegue il consigliere Pd- sono la competenza degli operatori sociali ed il controllo puntuale dei fondi regionali ai servizi per i minori. E’ fuori di dubbio che gli assistenti sociali operanti in regione sono portatori di alte professionalità, stanno svolgendo un lavoro delicatissimo in condizioni difficilissime e meritano il nostro pieno sostegno. Da più parti poi è emersa la criticità legata al turn over, alla presenza di giovani operatori meno esperti, alla necessità di formare più numerosi esperti giuridici per i servizi. Per quanto riguarda il controllo dei fondi regionali interessati, la loro ripartizione, assegnazione ai servizi territoriali e le modalità di spesa locale, è emerso come la Regione non effettui finanziamenti diretti a specifiche attività per i minori che sono di esclusiva ultima responsabilità dei Comuni. La Regione, attraverso soprattutto il Fondo Sociale regionale, trasferisce ai comuni risorse che entrano nei bilanci comunali a sostegno generale della funzionalità dei servizi stessi, così come le ASL compartecipano ai costi locali. Attualmente però non vi è la possibilità di risalire dal bilancio regionale ad un controllo stretto di come le risorse erogate vengono utilizzate, sul caso singolo, sul singolo progetto, dai Comuni o dalle loro unioni. Per questo, tra le raccomandazioni, abbiamo formulato quella di stringere maggiormente il rapporto tra erogazione dei fondi regionali e loro uso vincolato all’attuazione delle linee di indirizzo regionale da parte dei comuni. Tra gli interventi finanziari specifici che la Regione sostiene sui territori, va segnalata l’applicazione del progetto PIPPI che ha ricevuto notevoli elogi per come sta arricchendo i servizi di supporto alle famiglie, operando per la prevenzione dell’allontanamento. Questa è già oggi la direzione delle nostre leggi e delle nostre linee guida e deve essere la sfida del futuro, per stare a fianco dei minori e delle loro famiglie nelle difficoltà educative, come indichiamo nelle raccomandazioni finali”.
“La magistratura - conclude Giuseppe Boschini - accerti e punisca con la massima severità se sono stati commessi reati individuali. Il sistema regionale è migliorabile, ma di qualità -come più voci, compreso il Presidente del Tribunale dei minori Spadaro- hanno apertamente riconosciuto: 7 assistenti sociali indagati su 2500 operatori della regione, 6 bambini al centro delle indagini su 3000 minori fuori famiglia in questo momento nei nostri territori non sono dati che possano giustificare l’allarme sociale diffuso sul tema”.