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Ricordate la vicenda del capo ufficio stampa di Apt Emilia Romagna - la controllata della Regione che si occupa di promuovere turisticamente la Regione – che metteva a libro paga con pranzi e cene giornalisti? Ne scaturì una bufera politica, che investii lo stesso Presidente Stefano Bonaccini, e che ebbe come conseguenza la sospensione dall'incarico di Fabio Grassi (nella foto). Con il risultato di congelare e far restare di fatto vacante il relativo posto di capo ufficio stampa per più di un anno, in attesa che la vicenda venisse definitivamente risolta (immaginiamo con un accordo economico) e indetta una selezione per la scelta del successore di Grassi.
Con somma sorpresa, però, in spregio alle più elementari regole di trasparenza e legalità, sancite peraltro dallo Statuto di Apt Servizi, scopriamo che i nuovi vertici societari, recentemente nominati da Bonaccini, hanno designato il vice di Grassi a capo ufficio stampa e comunicazione.
Mossa avvenuta, come detto, senza che venissero osservate le procedure previste, in particolare, dal Modello di organizzazione e gestione, Parte speciale, di Apt. Documento, questo, che affronta, appunto, anche il tema delle procedure di reclutamento.
Ecco cosa recita testo all'articolo 6 : “Le procedure di reclutamento nell’ambito della Società si conformano ai seguenti principi: a) adeguata pubblicità della selezione e delle modalità di svolgimento che garantiscano l'imparzialità ed assicurino economicità e celerità di espletamento, ricorrendo, ove è opportuno, all'ausilio di sistemi automatizzati, diretti anche a realizzare forme di preselezione; b) adozione di meccanismi oggettivi e trasparenti, idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire; c) rispetto delle pari opportunità tra lavoratrici e lavoratori; d) decentramento delle procedure di reclutamento; e) composizione delle commissioni esclusivamente con esperti di provata competenza nelle materie di concorso, scelti tra funzionari delle amministrazioni, docenti ed estranei alle medesime, che non siano componenti dell'organo di direzione, che non ricoprano cariche politiche e che non siano rappresentanti sindacali o designati dalle confederazioni ed organizzazioni sindacali o dalle associazioni professionali”.
Si è preferito procedere, invece, ad una veloce progressione di carriera di personale interno. Che comunque richiede una delibera del Consiglio di amministrazione. Ma che, per un ruolo così delicato, appare assai discutibile.
Ricapitolando, nel caso di specie: non è stata data adeguata pubblicità alla selezione; non è stata garantita trasparenza e imparzialità; non sono stati adottati meccanismi oggettivi di selezione; non è stato rispettato il principio delle pari opportunità di genere; non risulta essere stata costituita alcuna commissione ad hoc formata da esperti di comprovata esperienza; non è dato sapere se il nuovo Cda abbia deliberato la progressione interna.
Insomma, pare essere di fronte al solito e consolidato sistema di reclutamento che premia gli amici o gli amici degli amici: una ulteriore prova della trasparenza in salsa piddin-bonacciniana.