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Cantiere fantasma via Divisione Acqui: silenzio giunta e M5S

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Convenzione approvata dal Consiglio, sul piatto circa 4 milioni di euro. L'amministrazione si è dimenticata delle famiglie disperate: senza soldi e senza casa


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Abbiamo gli anticorpi!” Ogni volta che Modena ha fatto i conti con episodi di malavita organizzata o potenzialmente riconducibili ad essa, la commedia andata in scena è sempre stata la stessa: un unanime coro di “abbiamo gli anticorpi!”. Partiti di sinistra, sindacati (eccezion fatta per il buon Zavatti), organizzazioni datoriali, associazioni impegnate, spesso solo a parole, sul fronte dell'antimafia, primi cittadini piddini. Tutti insieme, sempre e solo a rimarcare, con frasi trite e ritrite, il più delle volte condite da richiami alla Resistenza partigiana, che qui ci sono gli anticorpi. Che qui la mafia non passa. Che qui ci sono le sentinelle della legalità. Che qui ci sono protocolli e osservatori che fanno da argine sicuro al malaffare. Salvo poi venire puntualmente smentiti, prima ancora che dai periodici allarmanti rapporti della Direzione Investigativa Antimafia e dalle relazioni parlamentari, dai fatti che vengono a galla.

O dai cosiddetti eventi-spia, quelli che segnalano per lo meno il sospetto della presenza dello zampino mafioso. Come la serie di eventi, relativi ad un grosso cantiere a Modena benedetto dall'Amministrazione Comunale ed abbandonato da mesi. Su cui un'unica forza politica – la Lega - si è mossa perché si faccia chiarezza.

Da tutto il resto del puerile quadro politico locale, il silenzio più assoluto. Ciò, pur in presenza di una denuncia presentata nelle scorse settimane in Procura dall'assessora Vandelli e su cui quest'ultima non ha fino ad ora ritenuto opportuno riferire in Consiglio Comunale.

Il silenzio, poi, nel caso dei giustizieri pentastellati in salsa modenese, è a dir poco imbarazzante: come si concilia la battaglia epocale per il veto legalitario su un'alleanza con il condannato Silvio Berlusconi, con l'arrendevolezza, l'atteggiamento rinunciatario sul cantiere fantasma di via Divisione Acqui? Possibile che i grillini modenesi non abbiano nemmeno curiosità di sapere che cosa abbia spinto la Vandelli a formalizzare una denuncia?


Il caso, denunciato da La Pressa nelle scorse settimane, riguarda la realizzazione di un edificio residenziale secondo i principi di cohousing. La cui attuazione, come ha stabilito una convenzione approvata dal Consiglio Comunale il 3 dicembre 2015, è stata affidata alla Cooperativa edificatrice Modena Casa.

Avrebbe dovuto sorgere un comparto residenziale connotato dalla presenza di una serie di spazi utili a “vivere in comune”: un deposito biciclette usato anche come officina in cui imparare a fare piccole riparazioni; un locale aperto alla città destinato ad ospitare le attività di un Gruppo di acquisto solidale (Gas); una “sala condominiale della meditazione”, per la lettura e lo scambio di libri; una camera per gli ospiti utilizzabile a rotazione dai residenti per accogliere persone esterne o una collaboratrice condominiale; aree cortilive usate per aree gioco per i bambini.

Quel progetto, molto probabilmente, non vedrà mai la luce: il cantiere in via Divisione Acqui, da tempo, è infatti in stato di abbandono, e le abitazioni, che avrebbero dovuto essere definitivamente consegnate nei mesi scorsi, sono incomplete. 

Da mesi i cancelli dell'area non vengono più varcati dai lavoratori del consorzio edile reggiano R.M.T, a cui erano stati subappaltati i lavori di esecuzione delle opere, aggiudicati al Consorzio Servizi e Appalti (C.S.A.) di Reggio Emilia da parte della Cooperativa Modena Casa. Nonostante la ventina di famiglie coinvolte nel progetto abbia tentato a più riprese, con incontri ad hoc in cooperativa oltre che con l'assessore Vandelli e il sindaco Muzzarelli, di conoscere le vere ragioni del prolungato stand by, il quadro rimane nebuloso. Ci sono, al momento solo due punti fermi: la mancanza di risorse economiche necessarie a terminare i lavori, nonostante risultino messi sul piatto, tra acconti versati dai 20 aspiranti inquilini del condominio di cohousing e mutui ottenuti dalle banche, circa 4 milioni di euro; la singolare vendita di spazi pubblici, destinati al Comune ed a funzioni appunto di interesse generale, ad alcuni privati.

Solo il tempo e sempre più probabili contenziosi giudiziari faranno forse luce sulle responsabilità del blocco dei lavori. Che avviene a cascata di una serie di fatti, accaduti negli ultimi due anni, e che hanno coinvolto alcuni attori della vicenda.

Il due marzo dello scorso anno un incendio devasta tre auto e un motorino, posteggiati sotto una tettoia, in via Matilde di Canossa, quartiere Buon Pastore. L'incendio divampa alle 3.30 di notte ed impone un intenso lavoro dei vigili del fuoco. Come non è mai stato riportato, gli automezzi incendiati appartengono alla famiglia di Davide Casari, allora presidente della coop impegnata nel cantiere di via Divisione Acqui. Lo stesso Casari, all'assemblea di bilancio e di rinnovo delle cariche del 2017 viene sostituito, ma la notizia viene comunicata via mail dall'ormai ex presidente alle famiglie coinvolte nel progetto di cohousing solo a gennaio di quest'anno.

Ufficialmente Davide Casari si dimette per motivi di salute e chi ci ha detto di averlo incontrato nelle settimane successive all'incendio, conferma che “Casari appariva molto provato e scosso, quasi incapace di parlare”.

Nella notte del 2 gennaio del 2016, a Corte Tegge, frazione del comune di Cavriago, in provincia di Reggio Emila, scoppia un altro incendio sospetto. In questo caso, il bersaglio del rogo, certamente doloso, è la sede di un'impresa, quella del consorzio edile R.M.T., realtà presieduta dal 46enne d’origine crotonese Mario Raimondo, che raggruppa 14 soci e dà lavoro ad una trentina di addetti. E che, soprattutto, è impegnata nella costruzione delle abitazioni di via Divisione Acqui.

Eventuali approfondimenti da parte degli inquirenti diranno se i fatti citati sono in qualche modo legati tra di loro. Nel frattempo, tutto tace a Modena. E l'Amministrazione Comunale, impegnata come è nel gestire la partita elettoralmente spinosa del bando sul Modena Calcio, pare essersi già dimenticata che svariate famiglie sono disperate: senza soldi e senza casa.

Eli Gold

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Eli Gold

Dietro allo pseudonimo 'Eli Gold' un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da 'Eli' ricade solo sul dirett..   Continua >>




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