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Carcere di Modena, report choc: tra sporcizia e celle arruginite
La Pressa
La denuncia di Antigone: 'Le condizioni di detenzione osservate al vecchio padiglione sono pessime: cimici, sporco, vari oggetti bruciati...'
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'Non poteva iniziare peggio il 2025, con 5 decessi nelle carceri della regione. I fatti sono ormai noti: il 7 gennaio 2025 si è verificato nell’istituto di Modena il terzo decesso in sette giorni, un suicidio per inalazione di gas; il detenuto era un italiano di 50 anni. Il giorno prima era stato dichiarato morto un altro detenuto che aveva tentato il suicidio a metà dicembre ed era entrato in coma irreversibile, era un ragazzo marocchino di 27 anni; il 31 dicembre un altro detenuto era morto a Modena, sempre per inalazione di gas. Era un uomo macedone di 37 anni. Il 30 dicembre si era tolto la vita un ragazzo nel carcere di Piacenza, 27 anni, di nazionalità tunisina, mentre si trovava in isolamento. Il 3 gennaio a perdere la vita un uomo pachistano di 40 anni, a Bologna, che mentre camminava in corridoio 'si è accasciato ed è morto'. Da accertare le cause della morte. Il bilancio è dunque quello di tre suicidi e di due morti. Destano particolare allarme le tre morti (di cui due rubricate come suicidi) nello stesso carcere in sette giorni. Uno sciame di suicidi nello stesso istituto non è un fenomeno infrequente, purtroppo, ma è rivelatore di una situazione di grave sofferenza. Antigone ha osservato questa situazione durante l’ultima visita dell’Osservatorio presso il carcere di Modena, avvenuta a dicembre. Oggi pubblichiamo la scheda completa della visita'. A parlare è Giulia Fabini, presidente Antigone Emilia Romagna.
'Il carcere di Modena è una casa circondariale di media sicurezza. Al momento della visita (05/12/2024), le persone detenute erano 568, su una capienza regolamentare di 372, di cui 29 donne e 341 stranieri. Abbiamo registrato un forte aumento della popolazione detenuta rispetto alla scorsa visita (più di 100 unità rispetto a giugno 2023) e un alto numero di detenuti definitivi, 384 (più alto in numeri assoluti ma non in percentuale rispetto al 2023), che rende difficile un'osservazione e un'offerta trattamentale adeguata, anche perchè la pianta organica del personale giuridico pedagogico (6 unità) non è tarata su questi numeri. Il trend di crescita della popolazione detenuta non è una novità: anche nel 2023 avevamo registrato 80 presenze in più rispetto all'anno precedente. Le condizioni di detenzione osservate al vecchio padiglione sono pessime: cimici, sporco, vari oggetti bruciati, lamentata mancanza di detersivi, mobilio gravemente danneggiato, pareti scrostate, porte dei bagni delle celle arrugginite, neon nei corridoi non funzionanti e non sostituiti. Migliori le condizioni del nuovo padiglione e, soprattutto, del femminile. Da anni, e in particolare dopo la rivolta del 2020, il carcere di Modena si caratterizza per un meccanismo di ricollocazione delle persone detenute tra le sezioni come strumento di governo interno. Vi sono sezioni ordinarie (chiuse) e a trattamento intensificato (aperte) a cui i detenuti accedono per gradi, in base al buon comportamento, in altre parole attraverso una logica premiale. Oltre a queste, sono presenti le sezioni I care, nuovi giunti (con le celle per l’isolamento) per i casi problematici interni, e la sezione ex 32 o.p. utilizzata per persone in arrivo da altri carceri per indisciplina. La saturazione degli spazi rende più difficile rispetto a un tempo la mobilità della popolazione detenuta tra le sezioni, seppure durante la visita abbiamo comunque potuto notare criteri di organizzazione della popolazione su base comportamentale, e in parte anche anagrafica e etnica. Forte la presenza di giovani adulti, 51, che possono essere letti come una conseguenza dell’applicazione del c.d. decreto Caivano e della saturazione degli istituti minorili'.
'Si conferma la tendenza degli ultimi anni a una maggiore apertura del carcere di Modena alla società civile e l'impegno dell'area trattamentale a fornire attività culturali, sportive e corsi professionalizzanti alla popolazione detenuta. Alcuni detenuti in art. 21 e semiliberi sono impiegati per datori di lavoro esterni. Inoltre, dopo anni di assenza, è presente a Modena un Direttore incaricato solo in questo istituto, il dott. Sorrentini, presente da novembre 2023. Di recente nomina anche un nuovo Comandante, il commissario Bertini, in carica da settembre 2024, e un nuovo referente dell'area sanitaria, il dott. Spanò. Crediamo che dei riflettori vadano accesi sull’istituto Modena, così come su ogni istituto in regione, consapevoli che ogni realtà carceraria è una realtà a sé stante e va letta sia come precipitato a livello locale di politiche nazionali, sia nelle sue particolarità e nei suoi rapporti con il territorio circostante'.
'I suicidi e più in generale le morti in carcere sono un fenomeno che rende chiaro e manifesto il livello di degrado inaccettabile a cui è arrivato il sistema penitenziario in Italia e, purtroppo, anche in regione. La riflessione e l’intervento sulle cause di tale degrado non sono più rimandabili. In Italia così come in Emilia-Romagna, il sistema penitenziario è gravato dal sovraffollamento e dal deterioramento degli spazi. Il personale è insufficiente e lasciato solo a gestire un sistema che di fatto non funziona; in primis è carente il personale giuridico pedagogico che non ha le risorse per portare avanti un serio progetto di reingresso in società per la popolazione detenuta che sia in grado di abbattere la recidiva e dare compimento all’art. 27 della Costituzione. C’è troppo poco lavoro, ci sono pochi corsi professionalizzanti, poca istruzione e poche attività. A queste possono accedere solo un limitato numero di detenuti; per gli altri, la gran parte, il tempo della detenzione è tempo vuoto di mera sottrazione al tempo di vita. Mancano gli spazi e le opportunità nei territori che possano accogliere le persone che potrebbero uscire beneficiando di misure alternative. Gli psicofarmaci vengono utilizzati per gestire una situazione di diffusa sofferenza mentale causata essa stessa dallo stato di detenzione. E, aggiungiamo: quando il disagio mentale caratterizza già la persona all’ingresso, è ovvio che il carcere non sia il luogo in cui tale condizione possa essere gestita. In questa fase storica si respira una grandissima tensione nelle carceri. I suicidi e le morti sono il fenomeno più eclatante. È importante comprendere quanto essi siano l’effetto di una serie complessa di cause su cui l’azione a livello nazionale ma anche locale non è più rimandabile. Misure deflattive sono necessarie, e accanto a queste è necessario ripensare per intero le politiche penali che oggi in Italia vengono presentate come soluzioni a problemi di marginalità sociale. Non da ultimo il cd. Pacchetto Sicurezza, il cui iter di approvazione è in corso, con il quale si pretende, ancora una volta, di gestire con lo strumento penale una situazione di disagio sociale diffusa, che andrebbe affrontata con gli strumenti del welfare. Le carceri subiscono l’effetto di politiche criminogene che fanno aumentare la popolazione detenuta, creando sofferenza senza incidere sui tassi di criminalità che peraltro non presentano un trend di crescita'.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>
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