'Casa salute e Cau Castelfranco: percorsi ad ostacoli e degrado'
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'Casa salute e Cau Castelfranco: percorsi ad ostacoli e degrado'

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I Consiglieri comunali di centro destra Righini e Garibaldi riportano la vicenda di una utente e denunciano: 'Dopo anni situazione ancora inaccettabile'


'Casa salute e Cau Castelfranco: percorsi ad ostacoli e degrado'
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“Un ascensore con una pericolosa saracinesca da aprire e chiudere a mano, muri scrostati, fili elettrici scoperti, assenza di indicazioni per raggiungere gli ambulatori, passaggi obbligati in cantieri aperti. La vicenda che ci è stata raccontata e documentata da una signora modenese, con difficoltà di deambulazione, obbligata all’uso della carrozzella, che aveva trovato posto per una visita al torace alcune settimane fa all’ospedale di Castelfranco, ha dell’incredibile oltre che dello scandaloso”.

A raccontare e a denunciare la vicenda sono il consigliere comunale di centro destra-Lega, a Castelfranco Emilia, Rosanna Righini e il consigliere di FDI Roberta Garibaldi.
'Alcuni giorni dopo la segnalazione della donna abbiamo nuovamente verificato lo stato dei cantieri aperti da anni interni ed esterni all’ex ospedale, già oggetto delle nostre segnalazioni lo scorso mese di maggio, e il percorso fatto dalla donna. La realtà registrata è preoccupante ed inaccettabile.

La signora, 85enne, accompagnata dal figlio all’accesso della casa della salute indicato sulla prenotazione fatta, resasi conto dell’ubicazione dell’ambulatorio alla parte opposta e al primo piano dell’edificio, e collegato da un percorso interno, chiede di utilizzare una delle carrozzelle dell’ospedale. Qui la prima difficoltà. Per prelevarla, a differenza di altri ospedali, non basta lasciare un documento, ma avere la moneta per sbloccarne la chiusura, come con i carrelli della spesa al supermercato. Non avendo moneta, né lei né il figlio accompagnatore, è obbligata a chiederla ad un altro caritatevole utente. La carrozzella viene sbloccata e inizia il percorso, con tanto di avvertenze dell’addetto alla reception rispetto all’utilizzo dell’ascensore. Difficile da utilizzare. In effetti il primo ostacolo sta proprio nell’ascensore al termine del primo lungo corridoio. Per sbloccarlo, entrare e farlo partire è necessario aprire e chiudere a mano una porta saracinesca di metallo.

Sulle pareti interne e sulla porta dell’ascensore scritta a penna l’avvertenza di fare molta attenzione a chiudere bene a mano la saracinesca sia in partenza sia in arrivo, per evitare pericoli e il blocco dell’ascensore. Saliti di un piano l’uscita è su un cantiere aperto, senza indicazioni. Muri scrostati, gruppi di cavi elettrici scoperti e sospesi. Polvere ovunque. Nessuna indicazione su dove e come raggiungere gli ambulatori. L’uscita dall’ascensore è su un atrio che immette nella sala, ancora area di cantiere, che costituiva l’accesso veicolare del vecchio Pronto Soccorso'.

 

'Da qui l’accesso alla parte opposta dell’edifico attraverso le antiche divisorie in plastica del vecchio ospedale. Si arriva, per tentativi, vista l’assenza di indicazioni, nell’ala dove è stato ricavato il Cau e dove è ubicato l’ambulatorio dell’appuntamento. Qui la signora racconta di avere trovato una ottima accoglienza da parte dell’addetta alla reception e di avere effettuato la visita senza lunga attesa e con grande professionalità dello specialista - riportano Righini e Garibaldi -. Si tratta di una vicenda che conferma quanto diciamo e denunciamo da anni sui ritardi, sugli sprechi e sullo stato dei cantieri da troppo tempo aperti, che si traducono in disservizi all’utenza e che penalizzano anche il personale in servizio. Un divario enorme tra la qualità del personale e lo stato delle strutture, ingiustificabile se si considerano i soldi spesi e introitati anche dal PNRR. Tanto più se si considera che i milioni di euro spesi non garantiscono se non l’apertura di alcuni ambulatori, della casa della salute e del già fallimentare Cau. Le giustificazioni fornite dall’Ausl alle nostre segnalazioni di giugno si scontrano con la realtà dei fatti, che ancora confermano una situazione non degna, anzi umiliante, soprattutto per gli utenti più anziani e fragili. Porteremo nuovamente il caso all’attenzione del sindaco che come componente della CTSS ha il diritto dovere, di garantire quei servizi di qualità per una città ed un distretto da 90.000 abitanti, che purtroppo oggi non ci sono'.

Gianni Galeotti
Gianni Galeotti

Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie..   Continua >>


 

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