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Legambiente Modena prende posizione sul progetto che vede l'edificazione di 550 nuovi alloggi, nel comparto Vaciglio-Morane, a distanza di qualche giorno dalla conferenza stampa del sindaco Muzzarelli. Una netta stroncatura dell'associazione all’intervento e all'approccio metodologico, qui, come altrove dell'amministrazione comunale.
Legambiente: la passata legislatura ha lasciato in eredità alla città di Modena l'edificabilità a fini residenziali delle
aree “F”, una scelta di pianificazione che consegnerà al cemento via Morane, ma anche via Santa
Caterina, ultimo cuneo verde tra la campagna e il cuore della città. Due interventi di
urbanizzazione che insistono su ben 10 aree agricole per un totale di 182 ettari, pari a 360 campi
da calcio.
Su queste aree l’associazione richiede una variante di salvaguardia per conservarne la
destinazione agricola. Una scelta tecnicamente realizzabile, come dimostrato dai casi di Reggio
Emilia e di Cesena dove, in particolare, nel 2015 sono stati riportati a destinazione agricola oltre
200 ettari di suolo su cui vi erano previsioni sia residenziali che produttive.
Se così non sarà, grazie alle norme previste dalla nuova legge urbanistica regionale, queste aree
diventeranno definitivamente territorio urbanizzato e il consumo di suolo a Modena sarà una
costante per altri 20 anni, mettendo una pietra tombale su tutti gli interventi di riqualificazione e
rigenerazione degli innumerevoli edifici e spazi abbandonati, sottoutilizzati, incompiuti, di scarsa
qualità presenti nella nostra città.
Ma il progetto Vaciglio-Morane non è solo sbagliato nelle premesse. E’ anche di dubbia qualità tecnica, come evidenziato dalle Osservazioni al PUA presentate dall’associazione.
Differentemente dalle dichiarazioni di qualità e sostenibilità contenute negli elaborati del progetto e sostenute dall’amministrazione, infatti, oltre al danno apportato al fondamentale corridoio di spazio aperto
che oggi collega il Parco della Resistenza e la campagna periurbana a sud della città, l’intervento
risulta insoddisfacente sul piano delle scelte di impianto urbanistico, sul piano dell’accessibilità e
delle relazioni (non) instaurate con i tessuti adiacenti e sotto il profilo della qualità edilizia e
ambientale dei fabbricati. Caratteristiche che rafforzano ulteriormente la totale contrarietà
dell’associazione all’intervento e al suo approccio metodologico, qui, come altrove.
Nessuna legittimazione, quindi, alla scelta dell’amministrazione modenese di costruire nuovi
alloggi in un’area vergine, una scelta di pianificazione in netta contraddizione con l’istanza non più
rinviabile per lo stop al consumo di suolo, alla quale Legambiente non intende rinunciare. A
Modena come altrove.