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Anche Forza Italia replica alle 10 domande che i Comitati Ambiente, attraverso La Pressa, hanno rivolto ai candidati alle elezioni di domenica.
Dopo M5S, FdI, Lega, LeU e Potere al Popolo ora tocca al partito di Berlusconi rispondere, attraverso i candidati Piergiulio Giacobazzi ed Enrico Aimi.
Alla vigilia del silenzio elettorale di sabato prendiamo dunque atto che SOLO IL PD non ha risposto alle questioni sollevate dai Comitati (la mail per rispondere era redazione@lapressa.it). Ne prendiamo atto.
1. È evidente che “l’azzurra” Lombardia sia, anche in questo settore, uno dei modelli da seguire. Il rischio vero è che per la 'sinistra' Emilia Romagna diventi un modello solo da inseguire. Già ad inizio anni 2000 possiamo trovare le prime delibere che vanno in quella direzione e che, dopo, sono divenute punto di riferimento anche per altre realtà.
2. La disponibilità a predisporre una mappatura delle industrie insalubri è un tema da mettere al centro del dibattito. Già diversi Enti Locali sono intervenuti, ma è necessario una mappatura organica, anche alla luce del diverso ruolo delle Province che con la riforma PD sono state svuotate di importante funzioni soprattutto in materia di autorizzazione e di controllo.
3. Per quanto riguarda la disponibilità a destinare fondi alle scuole di ogni ordine e grado e ai cittadini che si impegnano in progetti virtuosi diciamo che i progetti virtuosi vanno sempre sostenuti, ma è importante, per sensibilizzare la cittadinanza, dare un riscontro diretto, anche economico, delle attività svolte. È emblematico, ad esempio, quanto l’ottimo sindaco Caroli ha messo in piedi a Savignano. Non solo la sua comunità si è impegnata nel riciclare i rifiuti con grande precisione, ma ha venduto la plastica raccolta ottenendo denaro per finanziare progetti didattici della loro scuola.
È un sindaco del fare, non del PD.
4. Sì, serve una indagine epidemiologica che indichi l'incidenza delle polveri sottili nelle malattie cardio-respiratorie. A maggior ragione abitando nella pianura Padana, una delle aree più inquinate al mondo, questo tema è essenziale per il nostro territorio. Negli ultimi anni abbiamo visto tante campagne spot e non provvedimenti organici e sistematici. Su questi bisogna giocare la sfida mettendo in campo incentivi e agevolazioni per spingere imprese e cittadini a fare meglio ed investire di più nella nuova mobilità e nelle case ad impatto zero. Anche il Pubblico non può certo stare a guardare e deve dare il buon esempio orientando bandi e forniture in questa direzione.
5. Per quanto riguarda la riforestazione attualmente vi sono alcune iniziative interessanti, ma molto modeste e legate alla buona volontà di alcuni sindaci virtuosi. È quanto mai necessario approntare interventi urbanistici finalizzati al riutilizzo del suolo e al contempo bisogna ‘tirare le orecchie’ a quei comuni che hanno fatto della pianificazione territoriale un mero strumento per far cassa. Anche Modena città rappresenta il fallimento di queste politiche con il cogente desiderio di edificare nuove aree e il poco interesse a recuperare importanti zone della prima periferia.
6. Il Pair 2020 è un libro dei sogni. Sono quasi 100 le azioni che dovrebbe mettere in piedi la Regione per rispettare gli obbiettivi. Da un lato, però, si cerca di contrastare le polveri e l’inquinamento, dall’altro si bruciano rifiuti anche di regioni lontane e si vogliono costruire nuove autostrade che sono, come la Cispadana, delle vere e proprie gincane nella valle.
7. L’Italia non ha mai voluto investire seriamente sul ferro e gli unici investimenti fatti sono stati ostacolati a più riprese dalle sinistre. È necessario avere delle infrastrutture competitive e rendere conveniente per le imprese la soluzione via treno. A ciò non si può che aggiungere un serio controllo di alcune società autotrasportatrici estere che, in certi casi, rappresentano una concorrenza sleale con prezzi eccessivamente bassi che fanno pensare al mancato rispetto della normativa.
8. Bisogna essere seri sul tema degli inceneritori ed evitare annunci ad effetto che sono, nella pratica, non attuabili. Basti pensare alla battaglia del M5S contro l’inceneritore di Parma. Alla fine hanno rischiato di dover bruciare anche i rifiuti del sindaco di Roma Raggi. Prima di tutto è necessario formare i cittadini ed abituarli al recupero, prima ancora che al riciclo. La tariffa puntuale, se ben bilancia e senza l’ossessione di fare cassa, può essere uno strumento per incentivare e premiare la raccolta differenziata. Questa è la base per poi accarezzare, nei prossimi anni, il sogno di chiudere qualche inceneritore.
9. Come raggiungere al 2020 una diminuzione della produzione dei rifiuti del 25%? Gran parte degli enti locali di questa regione sono soci di una municipalizzata, HERA, che ha dimostrato grande interesse per i rifiuti indifferenziati e molto poco per quelli differenziati. Il perché è semplice visto che per mantenere attivo l’inceneritore di Modena servono ‘cose’ da bruciare. La provincia di Modena sta diventando troppo brava a differenziare e quindi servono altri rifiuti da ‘bruciare’. Fino a quando non si spezzerà questa catena troviamo difficile che gli obbiettivi possano essere raggiunti. In sintesi: Hera, era meglio quando non c'era.
10. Il principio è che ogni regione debba essere autonoma nel gestirsi i rifiuti. Non è possibile che una delle regioni più inquinate d’Italia, invece, pensi solo a come ottimizzare l’inceneritore per massimizzare i profitti. C'è di mezzo non il portafogli ma la nostra salute e quella dei nostri figli. Su queste cose non si scherza.
Piergiulio Giacobazzi - candidato Forza Italia alla Camera ed Enrico Aimi - candidato Forza Italia al Senato
Redazione Pressa
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