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'Eugenio Sergio chiese aiuto al boss senza che Maria lo sapesse'

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Il pentito: 'Esiste a Cutro un'associazione ancora attiva: lo so perché ci sono uomini che lavorano per la famiglia Grande Aracri'


'Eugenio Sergio chiese aiuto al boss senza che Maria lo sapesse'
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Maria Sergio, moglie del sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, e dirigente del Comune di Modena torna 'di scena' nel processo Aemilia contro la 'ndrangheta. Questa sera ne ha parlato nuovamente il collaboratore di giustizia Salvatore Muto, che dopo le domande della Procura e il controesame dei difensori, risponde oggi alla Corte presieduta da Francesco Maria Caruso. Muto ha confermato la circostanza in cui Eugenio Sergio, imputato nel processo e cugino della moglie del primo cittadino reggiano, avrebbe chiesto a Francesco Lamanna, esponente apicale della cosca che controllava la zona di Mantova e Cremona, di raccogliere voti in favore del marito della parente, che si stava candidando. Il pentito non ha mai confermato che la richiesta di Eugenio Sergio fosse partita direttamente dalla cugina e anzi oggi avvalora l'ipotesi che possa avere agito spontaneamente, per poi trarne vantaggi futuri.

'I voti li aveva chiesti Sergio Eugenio perchè se io chiedo dei voti all'associazione è perchè sono consapevole che potro' trarne un profitto. Se no ognuno si candidava per i fatti suoi. Qualcuno poteva dire anche: io non voglio i vostri voti, mi candido per i fatti miei, cose che sono successe', afferma Muto. Il collaboratore di giustizia aggiunge poi però anche: 'Non so perchè è stato chiesto, evidentemente avrà discusso con la moglie (del sindaco, ndr), voleva nascondere i rapporti, però i voti sono stati chiesti a Lamanna, direttamente o indirettamente sono stati chiesti'.

E poi, 'se Lamanna aveva bisogno di sfruttare le amicizie, si rivolgeva direttamente a Sergio Eugenio, non andava mica direttamente dal sindaco che magari neanche lo conosceva'. Su questo punto Caruso puntualizza: 'Lamanna si rivolgeva a Sergio che gli aveva chiesto i voti.

Questo pero' non è accaduto non ci sono tracce di queste cose'. Con il suo interrogatorio il presidente del collegio giudicante ha poi inteso approfondire il 'sostrato culturale' della comunita' cutrese residente al nord, in particolare per quanto riguarda lo scambio di favori. Dice Muto: 'Se sei uno dei nostri, se fai parte dell'associazione, difficilmente ti puoi rifiutare altrimenti lo sa tutta l'associazione e perdi la fiducia. All'esterno sai che se ti rifiuti ti esponi al rischio che ti possono incendiare il tetto o rubare gli attrezzi'. Però, dice ancora Muto, 'c'erano anche personaggi di Cutro che non volevano avere niente a che fare con l'associazione. A questi i favori non andavano chiesti, che magari non capivano neanche bene cosa gli stavi chiedendo'. Caruso ha anche chiesto come si comportano le nuove generazioni di calabresi e Muto risponde: 'Negli ultimi anni molti sono tornati giù per la crisi. Il legame con la terra è difficile da spezzare, ma ci sono anche alcuni, di seconda e terza generazione che non vogliono più tornare'.

Per il pentito infine 'esiste a Cutro un'associazione ancora attiva: lo so perchè ci sono uomini che lavorano per la famiglia Grande Aracri'. Alla domanda se conoscesse l'associazione Aier, formata a Reggio Emilia da imprenditori edili per la maggior parte calabresi, Muto afferma: 'L'ho sentita in aula. Ma Lamanna e Antonio Gualtieri ne parlavano anche senza fare il nome. Dicevano che c'era un consorzio di imprenditori per fare lavori grossi'. L'udienza ha registrato anche la contestazione dell'avvocato Antonio Piccolo che ha accusato Caruso di fare domande 'suggestive'. Secca la replica: 'Cerco di non farle ma nessuna legge lo vieta. Avvocato lei è lei, io sono il tribunale'. 


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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