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Caro direttore,
seguo con piacere e dispiacere il dibattito originato dall'intervista dell'avvocato Samorì - che ha lamentato la ritrosia di molti esponenti di spicco della società civile a candidarsi per il centrodestra, o quantomeno in netta contrapposizione con il blocco di potere del PD. Per evitare, dice, ritorsioni personali, lavorative, professionali.
Quanto detto dall'avvocato è vero: ci sono tantissimi nostri conoscenti che nel segreto del pre-urna dicono 'sono con voi, vi appoggio, andate avanti.. ' ma che di fronte alla domanda 'ci dai una mano?' rispondono 'certo, ma non deve comparire il mio nome'. Per timore di perdere commesse, clienti, prestigio in certi ambienti, o anche solo per poter continuare a incrociare lo sguardo con i vari sindaci del territorio senza essere fulminati.
Aldilà delle vere ripercussioni sul lavoro, che sono a mio parere più legate al 'poco' coraggio personale più che a una linea dettata dal Pd, un dato di fatto, piaccia o meno, è che laddove si abbia l'ambizione personale di accedere a qualche carica di prestigio quale il consigliere della Camera di Commercio, delle Fondazioni Bancarie, l'amministratore o revisore delle Municipalizzate, o anche solo fare il presidente di qualche bocciofila, beh, si deve prendere atto che la nomina nel 90% dei casi viene fatta fra persone del Pd. E nel restante 10% fra persone gradite al Pd.
Lo stesso vale ovviamente per sindacati, associazioni di categoria, partiti affini.. tutte realtà collegate con porte girevoli al partitone e alle poltrone che alloca. L'unica eccezione che ho visto in questi anni di politica è rappresentata dalla Lapam, che ha sempre cercato l'equidistanza dai partiti e non si è mai appiattita sul partitone.
Andando, negli effetti, a ottenere poco in termini di cariche di rappresentanza, in rapporto alla qualità dei suoi dirigenti, spesso più visibili e riconosciuti fuori provincia e fuori regione che a Modena.
In questi periodi di ristrettezze, poi, il Pd ha la necessità di riallocare i propri dipendenti o dirigenti in amministrazioni pubbliche o enti controllati - non potendo di certo pagar stipendi con soldi che non ci sono. Se a questo aggiungiamo che lo stesso Pd, a livello nazionale, sta decimando le poltrone disponibili nelle società pubbliche o parapubbliche, è ovvio che il margine per i non allineati diventa ridotto a quasi zero.
Non mi stupisco, a questo punto, che il segretario del Pd che attacca in modo così scomposto lo faccia avendo un incarico nella segreteria del Presidente della Regione. Incarico sicuramente ottenuto in trasparenza e con estrema regolarità, beninteso. Ma per quanto riguarda l'opportunità politica? Il rapporto fra 'partito' e 'esecutivo', che in una vero democrazia dovrebbe essere quantomeno paritetico, non viene a essere appiattito sul 'compiacere l’esecutivo' se è quest'ultimo che paga lo stipendio al segretario del partito? E non fa tenerezza un segretario del Pd che offende giovani professionisti che fanno il loro mestiere, senza neanche capire la portata delle sue offese, pontificando dal gabinetto della Regione?
Ma non voglio, caro direttore, essere ipocrita e guardare solo in casa degli altri. Perché anche in casa nostra, per qualcuno, vale lo stesso principio: e nella logica della spartizione delle poltrone, un 10% di strapuntini viene ancora destinato a quel centrodestra meno nemico che negli anni ha saputo capitalizzare le trasferte a Bologna. C’è un modo di ovviare a tutto ciò? Certo. Ma sarà materiale per altre 100 discussioni.
Intanto la saluto cordialmente.
Roberto Benatti - Forza Italia Carpi