“Le conclusioni a cui il consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti è arrivato sulla vicenda APT sono la dimostrazione che il giornalismo nel nostro paese, non solo non è libero, ma non ha nemmeno nessuna intenzione di esserlo. Affermare che il rapporto fra giornalismo e promozione turistica è un problema 'antico', e che per questo non vale la pena affrontarlo, è francamente desolante. Uno schiaffo per tutti quei lettori inconsapevoli che ogni giorno leggono o guardano in tv servizi su una particolare iniziativa e che non immaginano nemmeno che per realizzarli gli stessi giornalisti sono stati ospitati in hotel a 5 stelle a spese della Regione”.
È questo il commento di Raffaella Sensoli, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, riguardo alla conclusione dell’istruttoria sulle ospitate promosse da APT che proprio il M5S svelò lo scorso anno presentando anche un esposto alla magistratura.
Un’attività - quella della Regione del presidente Stefano Bonaccini a favore dei giornalisti che dovevano descrivere le bellezze locali - che solo nel 2015 è costata più di 400mila euro di soldi pubblici e che ha visto nella lunga lista degli ospiti oltre che giornalisti di testate estere più o meno conosciute, anche presidente dell'Ordine dei Giornalisti dell'Emilia-Romagna, Antonio Farnè.
“Sostenere, come fa l’Ordine, che senza questo sistema solo le grandi testate potrebbero permettersi di seguire determinati eventi è doppiamente fuorviante – spiega Raffaella Sensoli – In primo luogo perché tra gli ospiti fissi di APT, in Riviera come in Appennino, c’erano soprattutto giornalisti di grandi testate nazionali, non certo solo freelance o collaboratori pagati vergognosamente 3 euro a pezzo, e che quindi potevano tranquillamente pagarsi vitto e alloggio. E poi perché in questo modo, di fatto, si sostiene che il giornalismo sia totalmente subordinato al potere e alle disponibilità economiche.
Seguendo questo ragionamento chi più paga, chi più offre soggiorni in hotel, buffet e pranzi in ristoranti stellati, avrà sempre una copertura mediatica maggiore. E che sia l’Ordine a metterlo nero su bianco è davvero molto grave, come se volesse gettare la spugna. Per quanto riguarda invece le sanzioni ai giornalisti coinvolti in questa vicenda, sarebbero molte le considerazioni da fare – aggiunge Raffaella Sensoli – Ci limitiamo però a far notare due aspetti che ci sembrano particolari. Il primo riguarda la sospensione di soli 5 mesi per l’ex capo ufficio stampa di APT (Fabio Grassi), colui che oltre a coinvolgere inconsapevolmente colleghi nel tentativo di farsi rimborsare spese non dovute, ha anche tentato di mettere sotto silenzio lo scandalo offrendo bottiglie di vino in cambio di comprensione e benevolenza nel caso qualcuno avesse fatto degli accertamenti. La seconda è che nell’elenco dei giornalisti ospitati da APT ci sono professionisti che a fronte di una settimana di soggiorno all inclusive in Riviera non hanno prodotto nemmeno un servizio in tv o un articolo sul giornale della propria parrocchia. Oltre a quelli che hanno ritenuto lecito farsi ospitare per la notte da APT dopo una lunga giornata di lavoro a parlare, guarda caso, delle iniziative di APT. Visto i tanti procedimenti di archiviazione a cui si è arrivati, tutto questo per l’Ordine è tremendamente normale mentre per noi resta una scandalo”.