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Alcuni giorni fa ci eravamo occupati dei costi per quasi un milione di euro sostenuti dal Comune di Modena ogni anno, con fondi per la maggior parte provenienti dal Ministero (849.000 euro per ogni anno del triennio 2017-2019 che Comune integra con altri 44.000 euro all'anno), per la gestione del Progetto nazionale Sprar (Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che a Modena riguarda 65 immigrati. In un percorso distinto, anche se parallelo, a quello gestito direttamente dalla Prefettura e riguardante i i circa 1700 richiedenti asilo (destinati a diventare circa 2200 in breve tempo).
Soldi che il Comune gira al Consorzio Solidarietà Sociale di Modena, composto da cooperative sociali ed onlus che offrono questo genere di servizio, che di volta in volta si occupa, singolarmente, di tutto ciò che, oltre al vitto e all'alloggio, riguarda un percorso di accoglienza che vuole essere di integrazione, nel quale spiccano tirocini formativi, corsi, ecc.
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Spulciando però tra le determine che autorizzano, per ogni soggetto inserito nel percorso di accoglienza (dei quali non spiccano nomi ma solo codici), i diversi servizi messi a disposizione, ne spicca una particolare, sia nell'oggetto che nell'importo. Quella relativa ad una 'ulteriore spesa di 30.000 euro 'che nell'ambito del progetto Sprar, il Comune di Modena decide di stanziare a favore della struttura 'Villa Margherita' per proseguire l'assistenza in struttura (alla quale non sembra esserci alternativa), per un rifugiato con - si legge nella determine - problematiche ortopediche gravi che ne limitano fortemente l'autonomia e che hanno reso necessario l'inserimento temporaneo presso il servizio accreditato “Casa Residenza per anziani Villa Margherita”, in regime di deroga temporanea alla capacità ricettiva, non essendo possibili altre soluzioni assistenziali in grado di garantire le necessarie attività di cura.
Un regime di ricovero che stando alle determine del Comune proseguirebbe dal 2015 (anno in cui, nel luglio, il soggetto con problematiche ortopediche venne inserito ed accolto nel progetto Sprar), ripetutamente prorogato determinazioni dirigenziali del Comune di Modena n. 707/2016 e n. 1485/2016, sempre in regime di deroga temporanea alla capacità ricettiva, non essendo possibili - si legge nella determina - altre soluzioni assistenziali in grado di garantire le necessarie attività di cura al beneficiario.
Ed è così che nel marzo di quest'anno, vista la documentazione sanitaria agli atti e considerata la necessità di prorogare l'inserimento presso la struttura “Casa Residenza per anziani Villa Margherita” per il periodo necessario che precede il ricovero del beneficiario in oggetto per il necessario intervento chirurgico, e comunque fino a che permarranno le condizioni sanitarie tali da non rendere possibili altre soluzioni assistenziali in grado di garantire le necessarie attività di cura alla persona, il Comune ipotizza un'ulteriore spesa stimata di € 30.000,00. Per proseguire l'accoglienza che costa una cifra calcolata in € 96,02 giornalieri.
Ciò significa ulteriori spese che si vanno ad aggiungere a quelle sostenute (per supponiamo di circa 96 euro giornalieri appunto) dal momento in cui è iniziato il ricovero (stando alle determine dal 2015)
Una questione nella quale si intrecciano più aspetti alquanto controversi: da un lato abbiamo un soggetto che da circa due anni sarebbe ricoverato in attesa di operazione. Dall'altro un sistema che non riesca dichiaratamente a garantire nessun tipo di soluzione alternativa a quella individuata in una sola struttura e, a quanto pare, a tempo indeterminato. Noi, con il nostro lavoro, ci fermiamo qui. Ad altri, crediamo, in onore della trasparenza rispetto all'utilizzo di denaro pubblico, spetta il compito di fornire risposte.
Gianni Galeotti
D seguito riportiamo la precisazione sul caso in oggetto del Comune di Modena
RIFUGIATO SPRAR OPERATO, PRECISAZIONE PER LA PRESSA
Le condizioni di salute del giovane senegalese rimangono estremamente gravi. Forse nei prosismi mesi una seconda operazione. Costi dell'accoglienza a carico del ministero degli Interni
Sono stabili, ma rimangono estremamente gravi, le condizioni di salute del giovane rifugiato oggetto dell’articolo della Pressa per la spesa di 30 mila euro per la sua accoglienza nell’ambito del progetto Sprar. Per la criticità del caso, il costo attuale e futuro è interamente a carico del ministero degli Interni. L’accoglienza del sistema Sprar, rivolto a rifugiati riconosciuti tali, infatti, significa anche ricevere finanziamenti concreti dallo Stato.
Lo precisa il Comune di Modena spiegando che si tratta di un senegalese di 21 anni giunto a Modena nel luglio del 2015: era gravemente ferito a entrambe le gambe, in modo tale da impedirne la deambulazione. Le ferite erano state provocate da armi da fuoco, probabilmente in Libia, e non aveva ricevuto cure adeguate durante il viaggio verso l’Italia con conseguenti numerose complicazioni.
Una prima operazione a una delle due gambe è stata eseguita nell’autunno dello scorso anno dopo numerose visite e approfondimenti clinici (ora si sta completando il decorso post operatorio, il fissatore è stato rimosso da pochi giorni), mentre una seconda operazione potrebbe essere programmata nei prossimi mesi, se i sanitari riterranno che è possibile procedere.
Nel frattempo, i Servizi sociali del Comune hanno organizzato l’accoglienza in una struttura, adeguata e disponibile a garantirla, e hanno accompagnato il percorso di integrazione favorendo la partecipazione del ragazzo a corsi di alfabetizzazione e di informatica.
Il documento alla base dell’articolo della Pressa è uno degli atti che, nel rispetto delle norme sulla riservatezza dei dati sanitari e della dignità dei pazienti, garantisce la trasparenza dei procedimenti amministrativi . Ma ovviamente le informazioni che vi sono contenute non esauriscono la complessità di un caso che ha caratteristiche di eccezionale criticità. Dal punto di vista sociale – ricorda inoltre il Comune - l'accoglienza di persone con gravi problematiche sanitarie ad integrazione degli interventi strutturati dal sistema sanitario rimane un obbligo di legge rispetto al quale, sia che si tratti di rifugiati sia che si tratti di altre categorie di persone, il servizio sociale non può esimersi dall'intervenire mantenendo la dovuta riservatezza come da indicazioni del garante sulla privacy.