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Nuovo campanello d'allarme per la sanità dell'Emilia-Romagna: 'Serve il personale per garantire la qualità dei servizi e i diritti dei dipendenti'. E siccome, Cgil-Cisl-Uil del pubblico impiego temono 'ancora risposte prive di contenuti reali e fattivi' hanno deciso 'di riprendere un percorso vertenziale unitario e condiviso tra livelli territoriali e regionali'.
La mobilitazione parte venerdì prossimo nelle Aziende sanitarie distribuendo materiale che spiegherà 'la grave situazione che si sta delineando'. Poi martedì 7 marzo ci sarà un incontro la Regione Emilia-Romagna accompagnato da presidi di protesta, e l'8 marzo una conferenza stampa informerà dell'esito della riunione con l'assessore alla Sanità Raffaele Donini.
Fin da adesso le tre sigle avvertono che 'senza risposte vere valuteremo come proseguire la nostra mobilitazione'. C'è del resto 'grande preoccupazione per la situazione della sanità in Emilia-Romagna', affermano i segretari regionali di Fp-Cgil, Cisl Fp e Uil-Fpl, Mauro Puglia, Sonia Uccellatori e Paolo Palmarini.
'Preoccupazione che nasce dalle mancate risposte alle nostre istanze per il riconoscimento delle risorse necessarie alla valorizzazione del personale e soprattutto rispetto alla garanzia di sicurezza e qualità dei servizi del servizio sanitario regionale e dei diritti contrattuali dei dipendenti. Infatti sicurezza, qualità e diritti devono necessariamente prevedere, tra le priorità, la completa sostituzione del personale cessato per pensionamento o per dimissioni volontarie, le stabilizzazioni di tutti coloro che ne hanno i requisiti e i rinnovi dei contratti a tempo determinato'. Invece, da mesi, 'nelle aziende sanitarie queste necessità non vengono garantite per produrre risparmi di bilancio su indicazione della Regione'.
Secondo i sindacati 'sulla sanità bisogna investire, anche con nuovi modelli organizzativi ma non tagliare sul personale. Ferie accumulate insieme a migliaia di ore di straordinario, che rimangono patrimonio inalienabile dei dipendenti, impossibili da pagare e da recuperare fanno infatti il paio con tempi di attesa per le prestazioni specialistiche ambulatoriali e chirurgiche in aumento e tempi di permanenza nei pronto soccorso ormai diventati inaccettabili'.
E se la Regione rivendica di aver assunto dal 2018 ad oggi, 7.300 unità di personale, le sigle ribattono che 'la vera considerazione da fare è che se per 15 anni si è tagliato sulle assunzioni, in realtà chi è stato stabilizzato o assunto, viene impiegato per lo più a 'rattoppare gli organici' e a ristabilire quella presenza di personale per garantire l'assistenza di qualità vanto della nostra Regione'. Assunzioni che poi sono servite per avere chi sostuisse malattie, ferie, permessi e e comuqnue 'nel 70% dei casi, le lunghe assenze, come le maternità o le malattie di lungo periodo, non vengono sostituite'. In regione, per effetto delle disposizioni di legge si dovranno assumere dai 1.500 ai 2.300 infermieri di comunità, per le centrali operative territoriali 270 infermieri e circa 67 altre figure tra personale sanitario-amministrativo, per gli Ospedali di Comunità circa 639 infermieri, 426 Oss, 142 fisioterapisti, ed infine almeno 800 infermieri e 600 Oss oltre che psicologi e altre professionalità per trasformare le Case della Salute in Case di Comunità. 'Quindi se servono più persone è lecito chiedersi per quale motivo la Regione sta bloccando il turnover? Non si potrà certo pensare di garantire servizi aggiuntivi e funzionalità di strutture finanziate dal Pnrr riducendo gli organici'.
Redazione Pressa
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