'Ho appreso della cessazione della mia attività di Pediatra di libera scelta da parte dei numerosissimi messaggi e telefonate di preoccupazione e disorientamento, provenienti dei genitori dei miei pazienti che hanno ricevuto il 26 giugno scorso da parte dell’Ausl di Modena sul loro Fascicolo Sanitario, un messaggio in cui li si invitava ”se non l’avessero già fatto a scegliere un nuovo pediatra' e gli si fornivano le indicazioni su come farlo. Non è stato piacevole per loro ma lo è stato neanche per me e in questo, a mio giudizio, c’è stata una profonda mancanza di rispetto da parte dell’Ausl sia nei miei confronti che nei confronti dei miei assistiti'. A parlare è Elisabetta Scalera storica e apprezzata pediatra modenese, in servizio all'Ausl da 32 anni.'Dico questo perché in ambito istituzionale la forma è sostanza e rispondere ad un professionista da parte di una Azienda, specie se pubblica, dovrebbe essere un dovere sia nei confronti del professionista che dei cittadini che avrei avuto premura di informare personalmente se avessi avuto contezza della data della fine della mia attività convenzionata - afferma la dottoressa -. Infatti avevo, a tempo debito, inoltrato all’Ausl di Modena tramite Pec la disponibilità a rimanere in servizio oltre il limite di età come previsto dal decreto milleproroghe.
Ho ricevuto da parte dell’Ausl di Modena nell’agosto del 2024 una risposta interlocutoria in cui mi si diceva che la decisione mi sarebbe stata comunicata dopo il marzo 2025. Dopo di allora non ho ricevuto nessun’altra comunicazione. In attesa io ho continuato, così come continuo a fare, la mia attività di pediatra li libera scelta. Come molti sanno il Medico convenzionato non è un dipendente ma un libero professionista che svolge la sua attività, in parte o totalmente, a favore dei propri pazienti iscritti al Ssn che lo scelgono come proprio medico di fiducia'. 'Come detto ai genitori dei miei pazienti io continuerò a svolgere la mia attività di pediatra nel mio studio e con gli stessi recapiti telefonici e mi dispiace molto di non poterlo più fare in ambito pubblico perché faccio parte di quella generazione di medici che è cresciuta nella Sanità Pubblica e in essa ha sempre creduto - prosegue amareggiata la dottoressa -. Avere un pediatra di fiducia non a pagamento è un diritto di tutti i bambini, ma lo è soprattutto di quelli con problematiche complesse di salute i cui genitori non possono permettersene uno a pagamento.
Detto questo, credo sia giusto che anche l’opinione pubblica sia a conoscenza di alcune mie considerazioni che saranno contenute nella lettera che invierò ai genitori dei miei pazienti'. Innanzitutto non capisco perché a Modena il principio dell’opportunità ('le opportunità non si fanno concorrenza tra di loro ma si alimentano a vicenda...',
come sostiene il sindaco di Modena) debba valere per i beni di consumo e non per le esigenze di assistenza sanitaria dei bambini. Forse non tutti sanno che il sindaco in quanto massima autorità sanitaria locale, pur essendo la gestione del Servio sanitaria affidata alle Aziende Sanitarie locali, mantiene poteri di programmazione e controllo e valutazione sull’operato delle Asl. Il diritto di scelta è parte fondante del diritto alla salute. Nella realtà modenese, come facilmente accertabile, i pediatri di libera scelta ad oggi, me compresa, sono 22 ma quelli che “hanno posto “ come tutti sanno, si contano con le dita - continua Elisabetta Scalera -. Ridurre il numero dei pediatri, a mio avviso, stride con il diritto alla salute dei bambini. Il rapporto medico-paziente, così come quello, più complesso e delicato, genitore-pediatra, in ambito pubblico va sempre più perdendo la connotazione di rapporto diretto.
Tante sono le motivazioni ma la volontà, le aspettative e le esigenze dei cittadini non rientrano tra queste. Nella mia esperienza la conoscenza e la competenza sono importanti per la scelta del medico ma non bastano. Elemento fondante del rapporto di fiducia è la disponibilità, la certezza che se necessario e quando necessario il proprio medico c’è, ma questo purtroppo anche nell’assistenza di base è sempre più vero nel privato per carenze di risposte adeguate nel pubblico'. 'La seconda cosa che vorrei far presente è che in una recente sentenza la Corte Costituzionale si espressa asserendo che il limite di età, a distanza ormai di molti anni, dato l’innalzamento dell’aspettativa di vita, potrebbe rivelarsi, in linea generale, ormai anacronistico. La terza è che vorrei chiedere scusa ai miei pazienti per il modo da loro stessi definito “traumatico “ in cui hanno appreso del termine della mia attività convenzionata, ma la responsabilità come detto non è mia ma dell’Ausl. Ad una domanda lecita, come era la mia, era corretto rispondere, ma cosi non è stato. Evidentemente trattare non dico con gentilezza, ma con banale educazione una professionista che ha sempre fornito ai propri pazienti un servizio di qualità come riconosciuto, non solo dai pazienti ma dagli stessi referenti, non rientra tra le priorità dell’Ausl di Modena'.