Sanità Modena, Giacobazzi (Fi) dà ragione ad Altini: 'Prescrivere meno per prescrivere meglio e curare tutti'
'Da politico, ritengo che premiare il curante che prescrive in modo appropriato non debba significare trasformarlo in un burocrate del risparmio'
Così Piergiulio Giacobazzi, capogruppo e segretario provinciale Fi Modena sulla delibera del 28 ottobre (qui il testo) firmata dal direttore Ausl Mattia Altini in base alla quale i medici di base vengono pagati di più per prescrivere meno esami specialistici ai loro pazienti. Nel commentare il documento Giacobazzi assume, a sorpresa, una posizione in linea con quella di Altini, peraltro bocciata ieri da Pietro Vignali, consigliere regionale di Forza Italia e dal modenese Antonio Platis (qui).
'L’idea che il medico debba prescrivere solo ciò che serve davvero non nasce oggi: già in passato il Ministero della Salute ha introdotto formalmente il concetto di “appropriatezza prescrittiva”, un principio secondo cui ogni esame, visita o terapia devono essere giustificate da una motivazione clinica basata su evidenze scientifiche. L’obiettivo non era “tagliare” le cure, ma evitare sprechi, duplicazioni e rischi inutili per i pazienti. Negli anni successivi, questo approccio è stato ripreso da iniziative internazionali come Choosing Wisely, promossa anche in Italia da società scientifiche e ordini di medici: prescrivere di meno non significa curare di meno, ma curare meglio - afferma Piergiulio Giacobazzi -. In medicina, l’eccesso di diagnosi può essere dannoso quanto la carenza. Il medico che rifiuta una TAC non è un risparmiatore spietato, ma un professionista che applica scienza e coscienza. E’ comprensibile che molti cittadini si possano sentire frustrati, soprattutto dopo lunghe liste d’attesa, quando temono che un esame venga “tagliato”: il punto però è che questa misura potrebbe non diminuire la cura, ma aumentarne la qualità e la sicurezza, riducendo i test richiesti senza reale necessità'.
'Da politico, ritengo che premiare il curante che prescrive in modo appropriato non debba significare trasformarlo in un burocrate del risparmio perché l’appropriatezza, se applicata con rigidità, rischia di snaturare la professione, rendendo il medico un esecutore di protocolli invece che un interprete della realtà clinica del singolo paziente. Bisogna valutare ogni richiesta in base al reale bisogno clinico senza pressioni e automatismi. Questo può essere un inizio, che rischia però di diventare inutile se non si mette mano anche al “turismo sanitario” da fuori regione e, soprattutto, da quello derivante dal ricongiungimento sanitario dall’estero' - chiude Giacobazzi.
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