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Sanità Modena, umanizzazione delle cure? Totale distacco dalla realtà

Sanità Modena, umanizzazione delle cure? Totale distacco dalla realtà

I reparti sono in crisi, il personale esausto, i pazienti abbandonati a lunghe attese. E oggi? Ci viene presentata questa notizia...


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Una delegazione dei professionisti dell'Azienda Ospedaliero - Universitaria di Modena impegnati nel cosiddetto progetto di 'umanizzazione delle cure', guidata dal direttore generale Claudio Vagnini, ha partecipato ieri all'Udienza Generale di Papa Francesco in Piazza San Pietro. Con loro anche i colleghi dell'Aou Senese. 'Il primo progetto di umanizzazione delle cure — ha spiegato Vagnini — è partito ufficialmente un anno fa a Modena e ha potuto svilupparsi e crescere grazie alla sinergia con le associazioni di volontariato e alla Aou di Siena che, per prime, hanno creduto in questo approccio alle cure: l'obiettivo è prendersi carico non solo della patologia che affligge il corpo, ma anche e soprattutto dell'animo, del vissuto e del progetto di vita del paziente nella sua unicità'.
Ma quanto sono 'umane' le cure nella sanità modenese? Quale è la vera quotidianità con la quale - al di là dei protocolli - devono fare i conti i medici?
Ieri abbiamo pubblicato i dati relativi ai costi del progetto (qui), l'Aou ha investito circa 85mila euro (69mila euro Iva esclusa) in soli cinque mesi, guidato dalla 'referente aziendale umanizzazione cure Aou Modena', Ilenia Doronzo.
Oggi pubblichiamo questa riflessione di un operatore della sanità modenese sulla visita di Vagnini e colleghi dal Papa.
 

“Maestà, popolo ha fame!
Se non hanno pane, che mangino brioche!”

Mai come oggi questa frase, simbolo di un drammatico distacco dalla realtà, sembra descrivere ciò che accade nel nostro ospedale. I reparti sono in crisi, il personale esausto, i pazienti abbandonati a lunghe attese. E oggi? Ci viene presentata questa notizia!
San Josemaría Escrivá ci ricorda: “Non si può amare con opere e parole, se non si ama con il cuore”. Ma amare davvero significa rispondere ai bisogni concreti, non offrire soluzioni apparenti o lontane dalla realtà.
Chiediamo rinforzi, sostegno e attenzione alle vere emergenze, e ci viene risposto con iniziative che sembrano più un tentativo di distrarre che di aiutare. Si dimentica che il servizio agli altri è il fondamento di ogni autentica opera cristiana e umana.
Sorge spontanea una riflessione: che senso ha parlare di progresso o innovazione se ignoriamo le fondamenta? La filosofia ci insegna che un castello costruito sulla sabbia è destinato a crollare. Eppure, sembra che si continui a dipingere le torri invece di consolidare le basi. Forse è il momento di tornare all’essenziale: ascoltare chi soffre, sostenere chi lavora, e agire con quella carità concreta che non si limita a belle parole o gesti simbolici.
Lettera firmata
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