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Sassuolo, moschea ai 'Quadrati', toni accesi all'assemblea pubblica, Forza Italia dice No: 'Non c'è intesa con lo Stato'

Sassuolo, moschea ai 'Quadrati', toni accesi all'assemblea pubblica, Forza Italia dice No: 'Non c'è intesa con lo Stato'

La coordinatrice comunale di Forza Italia, presente all'incontro, spiega le ragioni del no: 'Il centro culturale è un paravento' die


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Il dibattito sulla realizzazione di una nuova più grande moschea a Sassuolo, più grande e strutturata di quella di fatto ricavata all'interno dei locali in via Cavour, si accende dopo l’assemblea pubblica nel quartiere Braida. Al centro della discussione, l’utilizzo dei locali recentemente acquistati in via dei Quadrati dalla comunità islamica locale, ufficialmente come centro culturale, ma che dovrebbe diventare a tutti gli effetti un luogo di culto.Presente all’incontro anche Claudia Severi, coordinatrice cittadina di Forza Italia: “Dopo l’incontro di ieri sera – ha dichiarato – sono ancora più convinta del mio ‘no’ alla costruzione di una nuova moschea a Sassuolo, almeno finché non ci sarà un’intesa ufficiale tra lo Stato italiano e le rappresentanze dell’Islam”.'Voglio però precisare che la mia non è una posizione che riguarda la libertà religiosa, che la Costituzione tutela pienamente, ma una richiesta di trasparenza e rispetto delle regole. L’etichetta di ‘centro culturale islamico’, già usata in passato in molte città per aprire luoghi di culto in aree non destinate a tale uso, è caduta. Ieri sera è stato evidente nelle dichiarazioni degli esponenti della comunità islamica, che l’obiettivo è quello di aprire una moschea”.Durante la serata, diversi esponenti della comunità islamica hanno espresso la necessità di nuovi spazi di preghiera, sottolineando l’aumento numerico dei fedeli e il desiderio di una maggiore integrazione nel tessuto cittadino.
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Ma proprio questa richiesta, secondo la Severi, conferma la natura religiosa – e non solo culturale – del progetto.“Forza Italia si oppone non solo per motivi urbanistici – aggiunge – ma soprattutto per l’assenza di un accordo nazionale, la cosiddetta 'intesa', che regoli i rapporti tra Stato e comunità islamiche. Solo un’intesa può garantire trasparenza nei luoghi di culto, una formazione adeguata degli imam e il rispetto pieno delle leggi italiane e dei principi costituzionali'La coordinatrice azzurra punta il dito contro ciò che definisce “una frammentazione interna all’Islam italiano” che renderebbe difficile ogni forma di controllo, paventando anche il rischio che in alcune moschee si svolgano funzioni “paragiudiziarie” al di fuori della legalità: “In uno Stato di diritto non si possono tollerare spazi autonomi che si sostituiscono alle istituzioni giudiziarie”.
Secondo Severi, ogni decisione deve passare da un quadro normativo chiaro e condiviso: “Solo con regole certe, legalità e garanzie di compatibilità costituzionale – conclude – si può parlare di convivenza vera, basata su diritti e doveri uguali per tutti”.
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Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consigliere Corecom (C...   

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