
Un rapporto che mette in luce in modo sconvolgente le carenze del sistema sanitario emiliano-romagnolo e nulla consola se limiti simili si sono riscontrati anche nelle altre due Regioni analizzate.
'Stando alle testimonianze di familiari di pazienti di alcune Cra, l’isolamento preventivo all’ingresso dei pazienti dimessi da ospedale non sempre sarebbe stato messo in atto, così come quello sui casi Covid sospetti.
'Un operatore sociosanitario di una struttura del parmense ci ha raccontato: “Il problema principale sono stati i Dpi. La Regione Emilia-Romagna aveva un piano pandemico dal 2008 che purtroppo è rimasto sempre nel cassetto. Ci è stato detto di utilizzare la stessa mascherina per più giorni. Poi facendo i salti mortali le mascherine sono uscite fuori. La regione ha stanziato soldi per le cooperative per l’acquisto di Dpi, ma se vai a vedere quali sono le cooperative che rispondono ai requisiti per poter accedere a questi stanziamenti, sono solo delle megacooperative, più simili a delle spa che alle piccole realtà che davvero fanno promozione sociale. Anche il corso per usare i Dpi è stato fatto tardi. Non siamo stati informati dei corsi online”.
E ancora sempre nel rapporto: 'Il direttore di alcune strutture nella regione ci ha detto: “I tamponi sui pazienti considerati casi sospetti non sono stati effettuati immediatamente, ma da una fase successiva, nella seconda metà di marzo. All’inizio dall’Ausl, poi la Ausl ha fornito il materiale per farli eseguire direttamente ai nostri infermieri.
E poi l'aspetto più grave legato alla penuria di personale. 'L'Emilia-Romagna ha previsto una riduzione degli standard richiesti alle strutture per far fronte alla penuria di Oss. Con una comunicazione datata 20 marzo, visionata da Amnesty International, la direzione generale Cura alla persona, salute e welfare della Regione Emilia-Romagna comunicava ai direttori generali delle Usl, ai sindaci, ai direttori di distretto, ai gestori degli enti interessati e al Commissario ad acta per l’emergenza Covid che era possibile “il ricorso non prevalente a tutti gli altri istituti e strumenti previsti dalla legislazione vigente (es. lavoro somministrato) e dai contratti di lavoro” e che era altresì consentito “utilizzare un numero inferiore di personale con qualifica di Oss aumentando il numero del personale con la qualifica di Addetto all’assistenza di base o di Operatore tecnico dell’assistenza [personale che non è preparato per assistenza diretta ai pazienti, ndr] […]. È possibile inoltre utilizzare operatori anche in fase conclusiva del percorso di formazione Oss […].

Durissimo il commento del Comitato Regionale Familiari e Operatori “Libro Verde”.
'I dati delle residenze anziani sono drammatici e offrono uno spaccato chiaro senza alcuna possibilità di distorcere la realtà. Realtà ben chiara in Emilia Romagna ad oggi gli anziani ospiti delle Cra e delle Rsa contagiati dal Covid sono stati 9.206 su un totale di 35.978 ospiti. Più di un anziano su 4 si è ammalato. E di questi 9206 contagiati, 2039 sono morti (il 22%). Numeri (qui l'articolo) che sono persone, storie vissuti abbandonati da un sistema che ha dimostrato il suo totale fallimento. Siamo giunti alla conclusione di questo 2020, col ricordo di una classe dirigente a tratti incompetente, che ha sempre messo davanti alla salute il profitto, con risultati purtroppo noti a tutti. Dove si continua a far finta di niente cercando di minimizzare i problemi, soprattutto la mancanza di volontà per un cambiamento radicale. Minimizzare problemi come fatto da certi amministratori locali, come il sindaco di Modena Muzzarelli (qui l'articolo) che nei primi mesi tragici da covid-19 dichiarava che non era vero quello che avveniva, dove al contrario per tutta risposta ha rinnovato le autorizzazioni di gestione delle CRA-RSA alle grandi cooperative (qui l'articolo)' - scrive il Comitato.
'Il Virus non vi ha insegnato nulla? Sembra proprio di no, anzi si vuol far passare la tragedia non ancora conclusa come un prezzo necessario da pagare, causato dall’impreparazione iniziale nella gestione della pandemia. Difficoltà iniziali avvenute ovunque, che non devono essere un’attenuate, in quanto le cause sono ben precise 27 miliardi di euro tagliati alla sanità. Sono trascorsi 10 mesi continuando ad essere impreparati ed approssimativi, ciò non è ammissibile e dovrebbe portare tutta l’opinione pubblica ad indignarsi per riportare il diritto alla salute al primo posto. In 10 mesi da parte della Regione nella persona dell’assessore Donini, non si è deciso di provvedere ad innalzare in parametri assistenziali e sanitari delle Cra e Rsa. Non si è mai parlato di dare vita ad un progetto d’internalizzazione e stabilizzazione del personale precario. È stato lasciato il controllo dell’emergenza semplicemente ai gestori, che in molti casi si sono ritrovati a combattere a mani nude, privi degli strumenti e preparazioni necessarie - chiude il Comitato -. Ci lascia basiti l’incapacità o volontà di ammettere i propri errori. Riconoscere 'l'errore' comporterebbe forse mettere in discussione tutto il sistema? Sarebbe controproducente? Troppi milioni di euro entrerebbero in gioco. Un intero sistema politico vacillerebbe. La storia dell’evoluta Emilia Romagna è lo specchio di molte altre realtà sul territorio nazionale, a cui è necessario porre rimedio'.
Giuseppe Leonelli