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In provincia di Modena sono 35 i beni confiscati alle mafie in attesa di un riutilizzo sociale. Il Governo gialloverde, nel decreto sicurezza, ne consente, a certe condizioni, la vendita ai privati, aprendo così la strada alla possibilità che possano tornare nelle mani della criminalità organizzata a cui erano stati sequestrati. A denunciare la situazione sono i consiglieri comunali modenesi del Pd Federica Di Padova, Antonio Carpentieri e Federica Venturelli che hanno presentato, in merito, uno specifico ordine del giorno.
I 35 beni confiscati nella provincia di Modena si trovano nei comuni di Nonantola (17 beni), Formigine (6), Maranello e Modena (5), e Castelfranco Emilia (2). A questi, si potrebbe aggiungere un numero non ancora precisato di immobili frutto di un’operazione della Guardia di finanza a Sassuolo.
Ebbene, a parte un immobile di Nonantola dato in affidamento all’Arma dei carabinieri destinato ad essere convertito in caserma, una indagine sulla riassegnazione di questi beni confiscati ha confermato come, in questo momento, nessuno dei beni sia stato affidato in gestione ai Comuni.
“La situazione è similare in tutta la nostra regione – aggiunge Federica Venturelli – Il 90% dei beni confiscati non viene riutilizzato. Secondo uno studio condotto dalla Università di Bologna sugli oltre 300 beni confiscati in Emilia-Romagna solo 38 sono stati assegnati per un riutilizzo sociale. E questo nonostante la nostra Regione possa vantare una legislazione considerata come modello di buone pratiche perfino dall’Onu”.
I consiglieri comunali Pd chiedono alla Giunta cittadina di “prendere posizione contro questo provvedimento del Governo, di impegnarsi a riferire in Consiglio comunale sullo stato dei beni sequestrati nel territorio, di approfondire il tema avvalendosi anche dell’esperienza delle associazioni che si occupano del settore, e di farsi parte attiva attraverso il tavolo presso la Prefettura di Modena con l’Agenzia nazionale dei beni confiscati, affinché i beni confiscati presenti sul territorio di Modena vengano utilizzati con scopi socialmente utili, evitandone così l’”impropria” vendita ai privati”.
Redazione Pressa
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