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Si è appena concluso il tradizionale “Parco Torrazzi in Festa”, l’evento, anche quest’anno riuscitissimo e con tante iniziative all’aperto, legato al parco dei Torrazzi creato nel 1995 e le cui piante sono dedicate ai bimbi nati nel 2001. Un parco curato e bello da visitare, gestito con passione dal Gruppo volontari verde parco, e che rappresenta una eccellenza di un quartiere, i Torrazzi appunto, che d’altra parte mostra nel suo complesso pesantissime criticità.
Del resto se il centro storico di Modena con piazza Grande, il Duomo, piazza Roma, piazza XX settembre.. è oggettivamente un gioiello dal punto di vista estetico e anche del decoro (al netto dei problemi legati alla sicurezza), le periferie cittadine mostrano gravi lacune ed è difficile pensare che i 18 milioni appena giunti dal Governo attraverso il bando periferie (un indiscutibile successo della giunta Muzzarelli) possano bastare a risolvere il problema rappresentato da una intera fetta di città degradata.
Occasione importante in questo senso potrebbe essere il Piano regolatore in fase di realizzazione dall’assessore Vandelli.
Uno strumento infatti che potrebbe – tra le altre cose – ricucire il gap che separa centro storico e periferie di Modena, riqualificando queste ultime e restituendo ai modenesi una città unita e con una omogenea visione d’insieme.
Ma per ripartire occorre fotografare senza lenti rosee o toni edulcorati la realtà. Ed è per questo che la Pressa ha pensato di descriverle queste periferie modenesi, cominciando proprio dal quartiere dei Torrazzi.
Un quartiere, i Torrazzi, tagliato a metà dalla via Nonantolana. Da una parte la zona residenziale, con case degli anni ‘60 e ’70 (molte delle quali da riqualificare) e dall’altra la zona artigianale (quella vecchia del boom economico, con la via dei Torrazzi quotidianamente frequentata la sera da prostitute, e quella nuova nella zona limitrofa al mercato Ortofrutticolo).
Una spaccatura in due che i nuovi svincoli della tangenziale non sono serviti a ricomporre. Troppo il traffico, anche di mezzi pesanti nonostante i divieti, che transita sulla Nonantolana per pensare di rinsaldare il quartiere.
Un quartiere tagliato a metà e definito da una parte dalla montagna di rifiuti dell’ex discarica di via Caruso, che anche oggi, come sempre, faceva da triste sfondo al parco, e dall’altra dell’inceneritore di via Cavazza. Un quartiere che ospita ben tre insediamenti nomadi e che a breve ospiterà il Servizio Dipendenze Patologiche, il famoso Sert, con tutti i problemi ad esso collegati.
Eppure, nonostante le promesse dell’amministrazione, i progetti di riqualificazione più volte annunciati, i questionari (si pensi al piano di Rigenerazione urbana pensato dal Comune col consorzio attività produttive) o le strutture create ex novo (come la Casa ecologica di via Caruso), la zona continua a versare nello stesso stato e i residenti e convivere coi problemi di sempre.
Emblema dell’immobilismo e delle promesse mancate la zona della ex fabbrica di trattori Fiori dove avrebbe dovuto sorgere un quartiere residenziale, un piccolo centro commerciale e un parchetto e che oggi ospita solamente poche nuove abitazioni e che per la gran parte è abbandonata a se stessa.
Il quartiere è poi totalmente sprovvisto di esercizi commerciali: nessun negozio alimentare, nessuna macelleria, nessun forno; insomma ad esclusione di qualche bar il nulla.
Fiore all’occhiello in questo contesto oltre al parco, anche la polisportiva ‘ IlTorrazzo’, centro di aggregazione autentico del quartiere. Due realtà, guarda caso, gestite prevalentemente da volontari. Veri.