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Una manifestazione definita indipendente, ma i cui organizzatori dichiarano da subito essere di fatto dipendente da soldi e da supporti pubblici. Principalmente derivanti da Regione Emilia-Romagna e Film Commission Er, Comune di Modena - City of Media Arts, Fondazione di Modena e Fondazione San Carlo. Rappresentati, nel corso della presentazione di Dig, dal sindaco di Modena, dell'assessore alla cultura e dal presidente della Fondazione. Di fatto sponsor economici e, nel senso più ampio r 'ideale' del termine, politici, del Festival. Per farla breve, senza la loro volontà di finanziare, il Festival stesso non ci sarebbe. Così come, soprattutto a livello locale, modenese ed emiliano romagnolo, non ci sarebbe ormai più traccia di giornalismo investigativo, se non in piccole realtà, davvero indipendenti, anche dalle istituzioni di cui sopra, ma che per sopravvivere rischiano e tanto. Ogni giorno.
Con tanti rischi, soprattutto in un sistema che non difende la professione nemmeno di fronte alla diffusione di querele usate preventivamente come strumento di intimidazione (che piovono per chi fa giornalismo che si spinge oltre al convenzionale), e quando ad essere giornalisticamente indagato è quel sistema politico economico dove i cani da guardia (simbolo del DIG), non sono quelli che dall'esterno osservano e controllano il potere ma quelli che il potere, dai giornalisti, lo difendono, dall'interno.
Piccola e doverosa premessa ad un evento, Dig, che anche quest'anno presenta, grazie a quei finanziamenti, un programma comunque di grande rilievo, concentrato di grandi e tanti nomi.
Ci saranno Francesca Albanese, attuale relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, il magistrato antimafia Nino Di Matteo, la leggenda del giornalismo israeliano Meron Rapoport, l'attivista e ricercatrice palestinese Mona Shtaya, la data journalist statunitense Premio Pulitzer Julia Angwin.
Con loro tanti reporter, autori e autrici, alla decima edizione di Dig Festival, a Modena dal 18 al 22 settembre: tra questi Eddi Marcucci, Francesca Coin, Stefano Liberti, Christian Raimo, Janek Gorczyca, Matteo Nucci, Valerio Bassan, Nancy Porsia, Gianluca Costantini, Alberto Nerazzini, Diletta Bellotti, Laura Silvia Battaglia, Giuliano Battiston, Philip Di Salvo, Gianni Barbacetto, Saverio Lodato.
Il titolo J'accuse: un omaggio al giornalismo indipendente
L'espressione 'J'accuse', scelta come titolo di questa edizione di Dig Festival, indica la necessità di denunciare pubblicamente un'ingiustizia, anche quando farlo è sconveniente o pericoloso. Fu Émile Zola a usarla per primo nel 1898 nella sua celebre lettera al Presidente della Repubblica francese per difendere l'innocenza dell'ufficiale Alfred Dreyfus. Zola fu condannato a un anno di carcere per via della sua presa di posizione. Con il titolo 'J'accuse' Dig Festival 2024 vuole rendere omaggio al giornalismo indipendente, a chi ha il coraggio di mettere «la verità prima di tutto», a chi prende posizione e ci mette la faccia. In un anno come questo, la scelta di questo tema è anche un omaggio alla memoria delle giornaliste e dei giornalisti che sono stati uccisi raccontando cosa succede in Palestina e più ampiamente in Medio Oriente. «J'accuse» ricorda a tutti che il ruolo del giornalismo, in quest'epoca di crisi e di guerra, è sempre lo stesso: denunciare l'ingiustizia, anche quando è rischioso o svantaggioso, perché solo così il giornalismo può salvarsi dalla bancarotta e riportare la politica entro il perimetro della democrazia.
Giovedì 19 settembre, nella splendida cornice della Chiesa di San Carlo, si terrà la lectio magistralis di Francesca Albanese, relatrice Speciale delle Nazioni Unite nei territori palestinesi occupati, e del giornalista freelance esperto di Medio Oriente Christian Elia. I due hanno scelto la locuzione 'J'accuse' come titolo per il loro libro con cui invocano la fine del massacro in Palestina (Fuoriscena, 2023). La lectio sarà un'occasione per far luce sull'apartheid nei territori occupati in Palestina e sull'urgenza della questione arabo-israeliana ben prima dell'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, e ispirerà con il suo messaggio l'intero programma del Festival.
I Dig talk pubblici
I Dig talk pubblici saranno poi dedicati ai temi quali l'indagine dei disastri ambientali in Europa, gli estremismi e i nuovi fascismi, gli scenari di guerra a Gaza e in Ucraina, le disuguaglianze sociali e civili, la criminalità organizzata, l'intelligenza artificiale e il futuro di Internet, l'attacco alla libertà di informazione. Ne parleranno ospiti da oltre 30 paesi, tra cui Safwat Kahlout, giornalista palestinese e producer di Al Jazeera, arrivato in italia con la sua famiglia dopo aver documentato per mesi l'assedio di Gaza; Meron Rapoport, giornalista delle testate israeliane di opposizione +927 Magazine e Local Call; Jake Hanrahan, giornalista e documentarista britannico, fondatore di Popular Front, piattaforma indipendente che negli ultimi dieci anni ha riscritto le regole del reportage di guerra.
E ancora l'attivista e ricercatrice palestinese Mona Shtaya, massima esperta di questioni tecnologiche connesse al conflitto israelo-palestinese, la data journalist statunitense Premio Pulitzer Julia Angwin e la teorica Tiziana Terranova saranno invece i fulcri della discussioni attorno alla tecnologia e alla società dei dati.
In ordine cronologico, sarà la sera di mercoledì 18, nella Chiesa di San Carlo, grazie all'incontro esclusivo con il pm antimafia Nino Di Matteo, il primo j'accuse di Dig 2024: contro la rimozione della Trattativa Stato-mafia, contro una giustizia che non è uguale per tutti, contro le mordacchie che le riforme del governo vogliono stringere al giornalismo d'inchiesta e alla magistratura. Il magistrato che più di ogni altro ha proseguito la battaglia di Falcone e Borsellino, dialogherà con Saverio Lodato, il cronista che più di ogni altro ha scritto la storia di Cosa Nostra, e Alberto Nerazzini, giornalista investigativo e presidente di Dig.
Sempre sul tema criminalità organizzata, la mattina di venerdì 20, alle 10:30, al cinema Astra, Alberto Nerazzini presenta il suo ultimo documentario di inchiesta Roma città aperta, un viaggio agghiacciante sul potere delle mafie nella Capitale. Al termine della proiezione, un incontro con il pubblico sulle nuove organizzazioni criminali e sull'emergenza che coinvolge il Paese.
Janek Gorczyca dialogherà con Christian Raimo di Storia di mia vita, il memoir - pubblicato da Sellerio e diventato un caso editoriale - che racconta senza filtri e ipocrisie trent'anni vissuti per strada a Roma, senza casa, documenti e un posto di lavoro fisso. Tra gli ospiti anche lo scrittore Matteo Nucci, l'esperto di tecnologia Tiziano Bonini, i giornalisti investigativi Giorgio Mottola e Andrea Palladino, e il visual artist Salvatore Vitale, che presenterà a Modena i il suo nuovo video essay I Am a Human dedicato ai temi dello sfruttamento digitale dei lavoratori della gig economy in Sud Africa. Inoltre, il regista Michele Rho porterà il suo Benvenuti in galera, documentario sul primo ristorante al mondo aperto dentro un carcere, quello di Bollate, alle porte di Milano, in un doppio evento che vedrà anche la proiezione di 11 giorni di Nicola Zambelli, documentario che racconta la vita di un gruppo di detenuti della casa circondariale 'Nerio Fischione' di Brescia. La proiezione di questi due film sarà anticipata da un panel dedicato ai temi delle carceri cui interverranno l'autrice e militante Eddi Marcucci e Valentina Calderone, Garante per i diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale. Spazio anche al tema del cambiamento climatico, alle sue ripercussioni sull'ambiente italiano e il ruolo del giornalismo, cui saranno dedicati diversi panel cui interverranno esperti ed esperte quali Silvia Lazzaris, Diletta Bellotti e Stefano Liberti.
I Dig Awards e il Dig Pitch
Dig è anche cinema e grandi documentari: per quattro giorni nelle sale dello storico Cinema Astra saranno proiettati i film finalisti nelle cinque categorie video dei Dig Awards, alla presenza degli autori internazionali che raggiungeranno Modena da ogni parte del mondo. Il concorso che anche quest'anno ha attirato una partecipazione record, con circa 400 opere candidate da decine di paesi. I premi saranno decisi dalla giuria internazionale di Dig in cui siedono autori e produttori dei maggiori brand del giornalismo di inchiesta e del documentario al mondo; quest'anno l'associazione Dig-Ets porta a Modena nella veste di presidente della giuria 2024 Paul Radu, giornalista investigativo rumeno.
Oltre ai titoli in concorso, il Festival presenta come ogni anno una ricca sezione di film e anteprime extra. Il Festival ospiterà, come sempre, anche le sessioni della DIG Academy - con cui Dig offre 12 workshop gratuiti di alta formazione aperti a tutti e accreditati dall'Ordine dei Giornalisti - all'interno del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Modena. Attesissimo è il Dig Pitch, il premio dedicato ai progetti ancora in fase di sviluppo che mette in palio ogni anno un contributo fino a 15mila euro.
Il programma artistico: dalle mostre alla musica
Oltre a essere un punto di riferimento per giornalisti investigativi, documentaristi e attivisti, il DIG Festival è un luogo di incontro, approfondimento e contaminazione grazie alla capacità di strutturare un'offerta culturale a tutto tondo per un pubblico sempre più vasto con incontri, dibattiti, presentazioni di libri, concerti e mostre d'arte. Anche quest'anno saranno tre le mostre esclusive: una personale di Michelangelo Setola - autore del Dig Watchdog 2024, artista e fumettista apprezzato per il suo segno minuzioso e per la qualità, anche sociale, delle sue narrazioni - ospitata nella Chiesa del complesso San Paolo e realizzata in collaborazione con Andrea Losavio e la sua Galleria D406; nella sede di DIG in Via Santa Chiara 14, invece, sarà protagonista la satira, con l'esposizione delle opere finaliste agli European Cartoon Awards 2024, in collaborazione con l'European Press Prize. Infine, la sede di Dig ospiterà anche la mostra 'Nel mirino della memoria. Ritratti dei giornalisti uccisi in Palestina', personale del fumettista e illustratore Gianluca Costantini. La mostra ricorda i volti e i nomi degli oltre cento giornalisti e giornaliste uccisi dall'inizio della guerra a Gaza e sarà inaugurata mercoledì 18 settembre.
Nella sezione Dig Off, due grandi appuntamenti con la musica, sempre apprezzati dal pubblico modenese: la Chiesa San Carlo ospiterà venerdì sera il live di James Jonathan Clancy, l'artista italo-canadese, nome di spicco della scena indipendente, che dopo sette anni di assenza è tornato nel 2024 con il suo primo album da solista, Sprecato, il suo progetto più intimo; in apertura si esibirà l'eclettico duo di artiste bolognesi Bono/Burattini, e la serata sarà accompagnata da un live painting di Michelangelo Setola. Domenica sera sarà invece il turno del leggendario cantautore texano Micah P. Hinson, nome di culto della scena folk e alternative country-rock d'Oltreoceano, a riempire con la sacralità della sua musica una venue unica come quella della chiesa barocca modenese.
'Il 2024 è il decimo anno di Dig Festival. Che quasi la metà si sia svolto a Modena è per questa amministrazione un grande risultato e il segno di una stima e di una collaborazione che intendiamo proseguire con sempre maggiore convinzione per aumentare la reputazione della nostra città', è il commento di Massimo Mezzetti, sindaco di Modena, che con l'assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi, è da sempre al fianco di Dig, 'una manifestazione in continua crescita sia dal punto di vista della qualità degli ospiti, delle rassegne cinematografiche e dell'intera offerta culturale, sia per l'aumento costante del pubblico'.
I partner 2024 del Festival
Dig Festival è una manifestazione indipendente. I finanziamenti arrivano quasi esclusivamente da soggetti pubblici: nel 2024, da Regione Emilia-Romagna e Film Commission Er, Comune di Modena - City of Media Arts e Fondazione di Modena. Collabora con DIG la Fondazione Collegio San Carlo. Dig Festival 2024 'J'accuse' ha il patrocinio del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Modena e Reggio-Emilia, del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei GIornalisti (Cnog), di Fnsi, di Fondazione e Ordine Giornalisti Emilia-Romagna e di Aser.
Tra i partner che accompagnano Dig nella realizzazione del Festival, ci sono Fondazione Matteo Scanni, festivalfilosofia, Coop Alleanza 3.0, Legacoop, Librerie Coop, Quants Magazine, Info.nodes, European Press Prize, Global Investigative Journalism Network, Journalismfund.eu, Cineteca Bologna, Squadro Stamperia Galleria d'Arte di Bologna, Galleria D406 e Andrea LoSavio, Cinema Astra, Sala Truffaut, Nuovo Arena Spazio Culturale, Studio Tape, Autorama, Ovunque Viaggi, The Solo House, Juta Bar, Laika, Stallo del Pomodoro, Alvinelli e FusiOrari.